Campi Flegrei, attenzione a bere acqua di rubinetto: consigli della Protezione Civile

Emergenza nei Campi Flegrei: il piano di evacuazione della Protezione Civile che potrebbe salvare numerose vite umane! Scopri i dettagli.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Nel suggestivo scenario del Golfo di Pozzuoli, i Campi Flegrei continuano a tenere la popolazione locale in un limbo di incertezza. Il bradisismo, con le sue oscillazioni inarrestabili, non solo minaccia la stabilità del territorio, ma alimenta anche un crescente senso di ansia tra i residenti. Le recenti scosse sismiche, sempre più intense e frequenti, si stanno trasformando in un incubo quotidiano per coloro che abitano questa terra dalle molteplici sfaccettature geologiche. Attacchi di panico e ansia sono diventati compagni costanti, mentre il terreno sembra ansioso di rivelare il proprio stato d’animo attraverso movimenti tellurici sempre più significativi. Ma cosa fare in caso di terremoto ed eruzione? E cosa c’entra l’acqua di rubinetto. Sull’argomento entra in gioco la Protezione Civile, con il suo ruolo cruciale nell’informare e proteggere la comunità locale. Ma quali sono i consigli che essa offre per affrontare questa minaccia latente?

Scosse di terremoto di domenica 14 aprile: la Terra si agita nei Campi Flegrei

Il mattino di domenica 14 aprile 2024 non ha certo portato serenità ai residenti dei Campi Flegrei. L’Osservatorio Vesuviano dell’INGV ha registrato tre forti scosse sismiche, risvegliando la paura nel cuore di Napoli e delle sue zone limitrofe. La natura travagliata di quest’area sembra non concedere tregua, e le conseguenze si fanno sentire in modo tangibile sulla popolazione.

La prima scossa, alle ore 9:44, ha avuto una magnitudo preliminare di 3.7 e una profondità di 2,5 chilometri. Il suo epicentro, tra la Solfatara e l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, ha trasmesso un brivido attraverso la terra, facendo tremare le fondamenta delle case e agitando gli animi dei cittadini. Poco dopo, alle 9:46, una seconda scossa di magnitudo 3.1 ha colpito a soli 2,8 chilometri dalla Solfatara, confermando il risveglio inquietante della regione. La serie di eventi non è terminata qui: alle 10:01, un’altra scossa, questa volta di magnitudo 3.0, ha continuato a scuotere la terra, mantenendo alta l’ansia e la preoccupazione tra la popolazione.

L’impatto di queste scosse è stato avvertito distintamente dai residenti. Molte persone hanno deciso di abbandonare le proprie abitazioni, cercando rifugio nelle strade, in cerca di una sicurezza che sembra sfuggire loro di mano. Il numero di scosse registrate totali registrate, almeno 75, testimonia la frequenza e l’intensità di questi eventi, mentre le autorità si mobilitano per garantire la sicurezza della popolazione.

Gli esperti dell’Osservatorio Vesuviano, da parte loro, hanno reso noto che il suolo dei Campi Flegrei continua a sollevarsi, preludio inevitabile a ulteriori scosse sismiche.

Cosa fare in caso di eruzione vulcanica

Il recente aumento dell’attività sismica nei Campi Flegrei a Napoli ha scosso quindi le fondamenta della sicurezza della popolazione locale. L’Italia, insieme all’Islanda, ospita la più grande concentrazione di vulcani attivi in Europa, creando una costante minaccia per le comunità circostanti. Le zone vulcaniche del sud Italia sono un esempio vivido di questa realtà, con vulcani che potrebbero eruttare in qualsiasi momento, portando con sé devastazione e pericolo.

Quando il terreno inizia a tremare e le montagne fumano, è fondamentale avere un piano d’emergenza ben definito. Conoscere il piano d’emergenza del proprio comune e seguire attentamente le indicazioni delle autorità di protezione civile è il primo passo da compiere. In caso di eruzione vulcanica, potrebbe essere necessaria un’evacuazione immediata, e ignorare tali avvertimenti potrebbe mettere a rischio la propria vita e quella degli altri.

Rispettare i divieti di accesso alle zone colpite è essenziale per la propria sicurezza e per consentire alle squadre di soccorso di operare senza ostacoli. Anche in assenza di attività eruttiva, i pericoli possono essere molteplici, dall’accumulo di gas tossici alla possibilità di frane. Affidarsi esclusivamente alle informazioni ufficiali delle autorità di protezione civile è cruciale, per evitare la diffusione di notizie false che potrebbero seminare panico e ostacolare gli sforzi di soccorso.

Per coloro che vivono nelle “zone rosse“, dove gli edifici non offrono rifugi sicuri, l’evacuazione preventiva è l’unica opzione per la sopravvivenza. Le operazioni di evacuazione possono durare fino a tre giorni dalla fase operativa di allarme, ma è importante ricordare che l’attivazione di questa fase non sempre implica un’imminente eruzione. Anche nelle “zone gialle“, dove il rischio è rappresentato dalla caduta di ceneri vulcaniche, l’eventualità di evacuazione dipende da variabili come la direzione dei venti e l’intensità dell’eruzione. La prontezza e la consapevolezza sono le chiavi per affrontare il pericolo imminente e proteggere se stessi e i propri cari.

Attenzione all’acqua del rubinetto in caso di eruzione

Oltre alle procedure di evacuazione, la gestione dell’approvvigionamento idrico diventa una priorità cruciale durante un’eruzione vulcanica. La Protezione Civile emana direttive specifiche per l’uso dell’acqua del rubinetto, soprattutto nel caso in cui essa possa essere contaminata da ceneri vulcaniche o altri agenti inquinanti. È indispensabile comprendere e rispettare tali norme per proteggere la propria salute e quella dei propri cari.

La prima raccomandazione è di consultare attentamente le ordinanze o gli avvisi comunali che potrebbero vietare il consumo dell’acqua del rubinetto in caso di contaminazione. Queste disposizioni sono essenziali per evitare rischi per la salute derivanti dall’assunzione di acqua contaminata, garantendo così la sicurezza della popolazione.

Nel caso in cui non siano in vigore avvisi di contaminazione, è comunque fondamentale adottare precauzioni supplementari. Lavare accuratamente tutti gli alimenti che potrebbero essere entrati in contatto con le ceneri vulcaniche prima del consumo è una pratica indispensabile per ridurre il rischio di contaminazione e salvaguardare la salute.

Inoltre, è essenziale seguire attentamente le indicazioni della Protezione Civile e le norme emanate dagli enti competenti per l’uso dell’acqua durante situazioni di emergenza vulcanica. Queste indicazioni possono variare a seconda della gravità dell’evento e delle specifiche circostanze locali, pertanto è importante rimanere informati e attenti agli aggiornamenti delle autorità competenti.

Infine, è consigliabile prestare particolare attenzione alle comunicazioni ufficiali e alle raccomandazioni degli esperti. La diffusione di notizie false può generare confusione e mettere a rischio la sicurezza pubblica, pertanto è fondamentale affidarsi esclusivamente a fonti autorevoli e attendibili per garantire la propria sicurezza e quella dei propri familiari durante un’eventuale emergenza vulcanica.

Campi Flegrei, la situazione attuale e i rischi: un quadro di incertezza geodinamica

Le parole del professor Giuseppe De Natale, vulcanologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), gettano luce su un panorama di incertezza geodinamica nei Campi Flegrei. Dal 2006, l’attività vulcanica in questa regione non ha fatto che aumentare, evidenziando un rischio persistente di scosse sismiche che mette a dura prova la stabilità della terra e la tranquillità della popolazione locale.

È imperativo che le autorità competenti pongano la massima attenzione sulla valutazione della vulnerabilità degli edifici e sull’applicazione rigorosa delle leggi esistenti per garantire la sicurezza dei cittadini. La supervisione costante delle condizioni geologiche e di quelle strutturali delle abitazioni e degli edifici pubblici è essenziale per ridurre al minimo il rischio di danni e lesioni in caso di attività vulcanica intensificata.

Tuttavia, nonostante la condivisione di un’origine geodinamica comune, non emergono evidenze di una correlazione diretta tra le attività dei Campi Flegrei, del Vesuvio e di Ischia. Questo suggerisce una complessità nel quadro geologico della regione, dove le dinamiche sismiche possono essere influenzate da una moltitudine di fattori variabili e interconnessi.

Il Piano Nazionale di Protezione Civile per i Campi Flegrei: le zone rosse e gialle

Di fronte a questa situazione critica, la Protezione Civile ha elaborato un piano d’emergenza ben strutturato per garantire la sicurezza dei residenti nell’area dei Campi Flegrei. Questo piano, denominato “Piano Nazionale Protezione Civile Campi Flegrei“, suddivide la zona sopra e intorno al supervulcano in due distinte categorie: zona rossa e zona gialla.

La Zona Rossa

La zona rossa comprende i Comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto; parte dei Comuni di Giugliano in Campania e Marano di Napoli; oltre ad alcuni quartieri di Napoli: Soccavo, Pianura, Bagnoli, Fuorigrotta e parte dei quartieri di San Ferdinando, Posillipo, Chiaia, Arenella, Vomero, Chiaiano e Montecalvario. In caso di allarme eruzione, l’evacuazione preventiva è l’unica misura possibile per garantire la sicurezza delle persone, poiché questa zona è particolarmente esposta all’invasione dei flussi piroclastici, nubi ardenti di magma e gas. Abitata da circa 500.000 persone, questa area richiederebbe una tempestiva evacuazione.

La Zona Gialla

La zona gialla, che include i Comuni di Villaricca, Calvizzano, Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli, Casavatore e 24 quartieri del Comune di Napoli: Arenella, Avvocata, Barra, Chiaia, Chiaiano, Mercato, Miano, Montecalvario, Pendino, Piscinola, Poggioreale, Porto, San Carlo all’Arena, San Ferdinando, San Giovanni a Teduccio, San Giuseppe, San Lorenzo, San Pietro a Patierno, Scampia, Secondigliano, Stella, Vicaria, Vomero e Zona Industriale, non richiede un’evacuazione immediata, ma potrebbe essere necessario un allontanamento temporaneo per alcune parti della popolazione, soprattutto per coloro che risiedono in edifici resi vulnerabili o poco accessibili dall’accumulo di ceneri vulcaniche. In questa zona, vivono circa 800.000 persone.

Il Piano di Evacuazione della Protezione Civile

L’evacuazione dalla zona rossa è prevista solo in caso di allarme. In tal caso, i residenti avrebbero 72 ore per abbandonare autonomamente o con assistenza l’area. Il piano prevede diverse fasi:

  • Nelle prime 12 ore, i residenti possono prepararsi, mentre le autorità si occupano di regolare il traffico e mettere in atto le misure necessarie.
  • Nelle successive 48 ore, i comuni sono tenuti a gestire la partenza in modo coordinato, seguendo un piano stabilito.
  • È stato previsto un margine di 12 ore per eventuali criticità e per far allontanare gli operatori della Protezione Civile.

Inoltre, è stato creato un sistema di gemellaggio tra comuni nella zona rossa e comuni e province autonome nel resto d’Italia. Le mappe fornite dal dipartimento della Protezione Civile mostrano “aree di attesa” e “aree di incontro”. I residenti saranno trasportati da un’area all’altra attraverso mezzi messi a disposizione dalla Regione Campania. Successivamente, verranno spostati nei “Punti di Prima Accoglienza” in tutto il paese, utilizzando bus, treni o navi.

Per coloro che scelgono di spostarsi in modo autonomo, il piano stabilisce percorsi obbligatori. Questi residenti possono scegliere tra la sistemazione offerta dallo Stato attraverso il gemellaggio o un contributo per l’autonoma sistemazione in alloggi alternativi. Il traffico sarà regolato attraverso l’attivazione di cancelli per garantire una evacuazione ordinata e sicura dalla zona rossa.

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