"L'ignoranza è la chiave della felicità". Lo dice la scienza

Secondo una ricerca scientifica l’ignoranza sarebbe la chiave per vivere una vita felice, accendendo curiosità e voglia di conoscere

21 Novembre 2016
Fonte: Pixabay

L’ignoranza è la chiave della felicità. A rivelarlo una ricerca scientifica svolta dall’Australian National University secondo cui l’ignoranza renderebbe le persone più felici. “Solo l’ignoranza ci dona la vera libertà” ha spiegato Michael Smithson, docente alla Research School of Psychology.

“Per assaporare l’autentica libertà personale hai bisogno di non conoscere alcune parti della tua vita presente e futura – ha aggiunto Smithson -. Se tutto è già scritto per te, se sai già come andrà a finire, sei meno libero di compiere delle scelte e di prendere decisioni”. Sarebbe proprio il vuoto di conoscenze ad accendere la curiosità e la creatività necessarie per rendere la vita migliore. “C’è sempre qualcosa che ignoriamo, altrimenti non avremo nulla da scoprire” ha spiegato lo studioso, secondo cui artisti, imprenditori e scienziati dovrebbero coltivare l’ignoranza per poter riempire poi questa mancanza con tante nuove idee.

Ma non è finito qui: per aiutare le persone ad essere più felici, abbracciando l’ignoranza, Michael Smithson ha organizzato un corso online gratuito intitolato “Ignorance: Scoprite cosa è l’ignoranza, come nasce, cosa ci si può fare e il suo ruolo nella società e nella cultura”.

Secondo il professore a capo della ricerca l’ignoranza dovrebbe essere rivalutata e dovrebbe essere abbattuto lo stereotipo della persona ignorante. “L’ignoranza è in ognuno di noi. È rilevante in ogni disciplina e professione, nella vita di tutti i giorni – ha spiegato il professore -. Immaginate di sapere la trama e il finale del vostro libro prima di leggerlo. O di sapere già quale sarà il vostro regalo di compleanno o di Natale”. Smithson è certo che nessuno gradirebbe vivere una vita di questo tipo, ragion per cui l’ignoranza è uno dei modi migliori per essere felici. “Churchill in persona – ha concluso lo studioso – sosteneva che il miglior argomento contro la democrazia fossero 5 minuti di conversazione con l’elettore medio”.

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