Quante persone può contenere la Terra: rischio sovrappopolazione?

La popolazione della Terra, ben presto, potrebbe diventare un problema per la sopravvivenza. Dovremo diventare tutti vegetariani o trovare altri pianeti

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Il Pianeta Terra è in grado di sopportare un numero di persone in costante e progressiva crescita? La quantità di territorio è certamente così ampia da poter ospitare miliardi di esseri umani, ma il problema è la porzione di terra coltivabile. Ad oggi, infatti, sappiamo che ci sono circa 14 milioni di km quadrati di terreno coltivabile, sufficiente per la produzione di 2 miliardi di tonnellate di grano, ma il problema della sovrappopolazione si fa sentire in modo pesante, perché sono centinaia di milioni le persone che hanno difficoltà di accesso al cibo ed all’acqua.

Solo per fare un esempio pratico, sappiamo che per produrre un semplice hamburger sono necessari 6 km quadrati di terreno, 5 kg di mangime e 2.500 litri d’acqua; se moltiplichiamo questi numeri per milioni di hamburger e altri tipi di carne serviti tutti i giorni, diventano quantità impressionanti. E questo significa che la Terra potrebbe non bastare più. Sarà questo uno dei motivi per cui il genere umano sta cercando di colonizzare altri pianeti del sistema solare? Non è un mistero, infatti, che secondo il WWF, dobbiamo iniziare a cercare altri due pianeti per poter sopravvivere tra qualche anno.

Quante persone può ospitare la Terra?

Solo nell’ultimo secolo la crescita demografica è stata esponenziale; si è passati da un 1 miliardo e 600 milioni di un secolo fa a otto miliardi ed il nostro stile di vita consumistico, la produzione massiva di carne, frutta e verdura ha accelerato i cambiamenti climatici in corso, al punto che si inizia a considerare il rischio che le risorse possano finire senon ci limitiamo nei consumi.

Alcuni studiosi sostengono che se le risorse alimentari fossero distribuite in modo equo, la terra potrebbe sopportare una popolazione di 30 miliardi di persone, ma alle condizioni attuali, le uniche zone al mondo in cui la popolazione continuerà a crescere saranno l’Africa subsahariana e alcune regioni dell’Asia, dove, tra l’altro, le condizioni di vita sono difficili e la mortalità molto elevata proprio per scarsità di cibo ed acqua. Quindi l’unica cosa da fare è consumare meno risorse, conducendo uno stile di vita più virtuoso, con meno sprechi e più risparmio di quella che la natura terrestre ci ha messo a disposizione per vivere.

Quante persone ci sono sulla Terra nel 2023?

Nell’ultima Giornata Mondiale della Popolazione, lo scorso 11 luglio, stando ad una stima ufficiale delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale ha raggiunto 8,01 miliardi di individui, e di questi circa il 57%, vive e abita in contesti urbani. L’ONU ha definito questo dato “una importante pietra miliare nello sviluppo umano” e un monito della “nostra responsabilità condivisa di prenderci cura del nostro pianeta”. Per l’organismo internazionale “questa crescita senza precedenti” è il risultato di “un graduale aumento della durata della vita grazie ai progressi della sanità pubblica, dell’alimentazione, dell’igiene e della medicina”.

Se fino al 1800 la Terra aveva meno di un miliardo di abitanti, sono bastati appena dodici anni in questo nuovo secolo per passare da 7 a 8 miliardi, e ce ne vorranno circa 15 di anni per raggiungere i 9 miliardi nel 2037, col picco di 10,4 miliardi stimato nel 2080. Ma con la popolazione mondiale salita a oltre 8 miliardi di persone, più di 1 su 10 soffre la fame aggravata dal mix micidiale dei cambiamenti climatici, della pandemia Covid e della guerra: circa 2,3 miliardi di persone nel mondo, il 29,3%, vivono in condizioni di insicurezza alimentare moderata o grave e si stima che 45 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni soffrano di deperimento, mentre 149 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni abbiano deficit di sviluppo a causa di una mancanza cronica di nutrienti essenziali nella loro dieta.

Rischio sovrappopolazione sulla Terra? Cosa potrebbe accadere nel 2024

Dagli ultimi dati disponibili sappiamo che la popolazione della Terra è raddoppiata dal 1974, ma non è distribuita in modo uniforme su tutto il territorio; la metà della popolazione, infatti, vive ancora in 7 paesi: Cina, India, Stati Uniti, Indonesia, Pakistan, Nigeria e Brasile. Sugli 8 miliardi di abitanti terrestri, poco meno di 3 miliardi vivono in Cina ed India, quest’ultima il paese più popoloso al mondo, dopo aver superato il primato della Cina.

La domanda globale di cibo aumenterà del 70% entro il 2050 e, per soddisfarla, saranno necessari almeno 80 miliardi di dollari di investimenti annuali. Secondo il rapporti Fao del 2020, con una popolazione mondiale di oltre 9,7 miliardi di persone, una persona su quattro a livello globale (quindi quasi 2 miliardi) è a rischio di carenza alimentare, 770 milioni rischiano la denutrizione, mentre 1,5 miliardi di esseri umani vivranno su un suolo con un contenuto salino troppo elevato per essere fertile

E’ evidente che in questo mutevole contesto globale, non sempre facilmente prevedibile nel suo sviluppo, specialmente in quei paesi in via di sviluppo, dove la popolazione non è così attentamente monitorata come nei paesi industriali più avanzati, le disuguaglianze stanno crescendo e la forbice si allarga sempre di più. Nei primi 2 anni di pandemia secondo Oxfam i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15 mila dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Cifre incredibili anche solo alla lettura.

In questo stesso periodo considerato si stima che circa 163 milioni di persone siano cadute in povertà a causa della pandemia da Covid, che ha avuto un impatto ancor più devastante nei paesi poveri, dove i vaccini sono arrivati con più difficoltà e le misure di contenimento del virus sono state meno efficaci.

Quanto all’impatto sul clima, in media in un anno gli investimenti di ciascuno di questi super ricchi in settori economici inquinanti “producono” una quantità di emissioni 1 milione di volte superiore rispetto a quella di un qualunque cittadino collocato nel 90% più povero della popolazione mondiale: il rapporto è di 3 milioni di tonnellate (1), contro 2,76 tonnellate di CO2 pro-capite in un anno.

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