La vera storia delle scimmie di mare

Ecco la vera incredibile storia delle scimmie di mare, divenute famose negli anni Settanta

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I favolosi anni Ottanta quando, in assenza dei social e della rete, la fantasia viaggiava lontana e si era più disposti a credere. Chi avrà superato i 40, probabilmente ricorderà con un pizzico di nostalgia le scimmie di mare, animaletti famosissimi, che venivano venduti dentro una bustina che conteneva una polverina magica, per così dire, o almeno all’epoca si credeva che lo fosse, che disciolta in acqua faceva crescere delle creaturine denominate scimmie di mare. In realtà si tratta di veri e propri esseri viventi, che si chiamano artemia salina.

A renderle famose con il nome di “scimmie di mare” fu l’americano Harold Von Braunhut, che negli anni ’70, dopo aver studiato marketing, ebbe l’idea di mettere all’interno di bustine uova di artemia e sali marini, e di venderle insieme a piccoli acquari. Il furbo venditore le fece passare per piccole scimmie da ammaestrare, ma altro non erano che crostacei, ovviamente non pericolosi. Qualche anno dopo arrivarono anche in Italia, dove vennero pubblicizzate come giocattoli per bambini, perché facili da far crescere e allevare.

Come prendersi cura delle scimmie di mare?

Torniamo agli anni passati quando venivano vendute in una bustina, in cui la polverina versata nell’acqua di un acquario, dopo qualche giorno avrebbe portato alla nascita microscopiche creaturine, molto simili ai gamberetti. Fu un successo molto popolare, perché i bambini di allora credevano davvero in questa esperienza magica della vita che nasce da una bustina.  che ovviamente non avevano nulla a che vedere con i tritoni disegnati sulla confezione della polverina, né con delle scimmie.

Il successo portà all’attenzione dei media, finché non fu la Zaria Gorvett, della Bbc a raccontarne la storia. Quella di un piccolo crostaceo, lungo appena 15 mm, appartenente al genere Artemia e alla famiglia Artemiidae, che vive in acqua salata ed è una specie capace di adattarsi alle condizioni più estreme.

Anche se venivano vendute come un gioco per bambini, in realtà, allevare scimmie di mare e farle crescere non era poi così semplice, perché l’acqua deve essere ricca di ossigeno e purificata e l’acquario deve stare lontano dalla luce solare, ad una temperatura tra i 24 e i 27 gradi. Sono esseri viventi, animali, e non giocattoli come ingenuamente si reclamizzavano negli anni Ottanta, per cui richiedono molta cura, cibo con regolarità e la giusta concentraizone di ossigeno nell’acquario.

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Quanto possono vivere le scimmie di mare?

Questi animali marini hanno una caratteristica, che forse farà invidia a qualcuno: sono gli animali più longevi al mondo. Le scimmie di mare, infatti, possono restare in vita per oltre 10mila anni, perché si sono adattate a vivere in condizioni difficili, dalla disidratazione al gelo, sino all’ebollizione, perché non subiscono danni nè vuoto né dalla compressione, né tantomeno dall’acido o dall’alta concentrazione di sale. Insomma possono sopravvivere veramente in condizioni estreme e mortali per qualsiasi altro essere vivente.

L’artemia salina è una specie cosmopolita, che ha sviluppato adattamenti a condizioni di vita estreme che le consentono di colonizzare ambienti ostili quali le pozze delle saline, caratterizzate da alta salinità e da periodica evaporazione dell’acqua. L’essiccamento delle pozze in cui vive è superato grazie alla deposizione di uova durature, in grado di rimanere in uno stato di quiescenza per lunghi periodi – vari anni – fino a quando non si ripresentano condizioni favorevoli al loro sviluppo.

La sua capacità di sopravvivere in ambienti fortemente salini e inabitabili dalla maggior parte delle specie animali hanno certamente contribuito a farne un emblema di forza e resistenza alle avversità ma, allo stesso tempo, di armonia ed equilibrio in quanto simboleggia come ciascun essere vivente trovi un ruolo all’interno dell’ecosistema.

L’Artemia salina si riproduce, in condizioni normali, per via anfigonica, in acqua; quando la salinità dell’acqua supera una certa soglia (identificabile intorno al 40 per mille), la riproduzione avviene per via partenogenetica, con uova incistate criptobiotiche protette da un guscio isostatico rinforzato, mentre al di sotto di tale indice di salinità avviene per via sessuale. In casi di emergenza riproduttiva la progenie viene generata per via asessuata.

Cosa dare da mangiare alle scimmie di mare

Le scimmie di mare si nutrono di fitoplancton e batteri, in pratica di ogni biotipo tra 1 e 50 micron, ma a sua volta è frequentemente utilizzata come alimento per i pesci d’acquario e a questo scopo spesso viene allevata dagli acquariofili. In campo acquariofilo sono maggiormente usati i naupli di Artemia, ovvero le uova appena schiuse, proprio per la loro facilità di utilizzo e per le ridotte dimensioni, oltre che per la loro grande carica proteica, grazie al sacco vitellino che si portano per le prime 30-39 ore della loro vita, per poi essere assorbito dall’animale stesso come fonte energetica di crescita.

Normalmente le scimmie di mare vivono nei laghi e nelle pozze con alta concentrazione salina. Uno dei luoghi dove è possibile trovarne di più è il Great Salt Lake, nello Utah, un lago salato per l’appunto che va incontro spesso al ritiro delle acque, che significherebbe la morte per qualsiasi animale acquatico, ma non per le scimmie di mare che hanno trovato una soluzione per sopravvivere senza difficoltà a questo rischio. In condizioni normali, le femmine depongono le uova che si schiudono quasi subito, ma se il cibo in acqua non c’è, allora questi animali percepiscono che il livello di salinità aumenta, che per loro suona come un segnale di pericolo, dell’acqua che inizia a diminuire. Così, come mezzo di difesa, invece delle normali uova producono delle “cisti”, ovvero degli involucri rigidi che al loro interno contengono una larva quasi completamente sviluppata, che può sopravvivere fino a perdere il 97 per cento dell’acqua al loro interno. Per farlo nel corso della sua millenaria storia evolutiva, le scimmie di mare bloccano tutti i processi vitali, entrando in uno stato di sospensione che può durare tantissimo. Quanto? In passato alcuni operatori del settore petrolifero trovarono alcuni cisti che messe in acqua iniziarono a vivere, che erano datate vecchie di 10 mila anni. Una sorta di ibernazione.

La grande resistenza alla morte che hanno sviluppati questi minuscoli ma energici animali, risiede probabilmente all’ambiente in cui si sono  evolute, cioè i laghi altamente salini, uno degli ambienti più ostili alla vita presenti sulla Terra, come il celebre Mar Morto, che a dispetto del nome, in realtà è un lago salato.

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