Negli ultimi anni, la Cina è diventata senza ombra di dubbio il luogo dove le nuove scoperte nel campo delle malattie infettive è più avanzato. E, non a caso, la più recente scoperta riguarda un virus mai visto prima, trasmesso dalle zecche e potenzialmente molto pericoloso per la salute umana. Questo nuovo agente patogeno è stato denominato “virus delle zone umide” (Wetland Virus o WELV) e ha già infettato almeno 17 persone, tutte legate a un paziente iniziale che ha sviluppato sintomi gravi nel 2019. Ma cosa sappiamo esattamente di questo virus e quali sono le sue implicazioni? Non ci resta che andare a scoprirlo insieme.
- Nuovo virus che arriva dalla Cina: lo trasmettono le zecche
- Perché il virus delle zone umide WELV sta allarmando così tanto i ricercatori?
- Cos’è l’orthonairovirus WELV
- Quali sono i sintomi del nuovo virus portato dalle zecche?
- Come si diffonde il nuovo virus isolato in Cina?
Nuovo virus che arriva dalla Cina: lo trasmettono le zecche
Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Il primo caso noto di infezione da WELV è stato segnalato in un uomo di 61 anni, residente nella provincia di Liaoning, nella Cina nordorientale. Nel giugno 2019, l’uomo è stato morso da una zecca mentre visitava un parco nella Mongolia interna, una vasta regione autonoma della Cina settentrionale. Pochi giorni dopo il morso, ha iniziato a manifestare sintomi preoccupanti: febbre alta, mal di testa intenso e vomito, seguiti da un peggioramento progressivo che ha portato a una disfunzione multiorgano.
In un primo momento, i medici avevano ipotizzato che l’infezione fosse di origine batterica, trattandola con una terapia a base di antibiotici. Tuttavia, quando il trattamento si è rivelato inefficace, ha fatto sorgere dei dubbi sulla reale natura della malattia. Questo ha spinto i medici a sottoporre il paziente a ulteriori analisi di laboratorio, alla ricerca di un agente patogeno non batterico.
Le analisi hanno portato a una scoperta sorprendente: il paziente era stato infettato da un orthonairovirus, un tipo di virus che appartiene alla famiglia dei Nairoviridae, nota per comprendere diversi virus trasmessi dalle zecche. A quel punto, tuttavia, il sequenziamento genetico ha rivelato che si trattava di un ceppo mai identificato prima. Gli scienziati hanno così deciso di battezzare questo nuovo virus come “virus delle zone umide” (in inglese WEtLand Virus, abbreviato con l’acronimo WELV), dal momento che il paziente era stato morso in una zona umida della Mongolia interna.
Perché il virus delle zone umide WELV sta allarmando così tanto i ricercatori?
Uno degli aspetti più allarmanti del WELV è la sua capacità di colpire il cervello. I sintomi neurologici, come il mal di testa persistente e il vomito, indicano che il virus può attraversare la barriera ematoencefalica e causare danni cerebrali. Inoltre, il decorso dell’infezione sembra essere caratterizzato da un peggioramento progressivo delle condizioni del paziente, suggerendo un possibile coinvolgimento di più organi, con gravi complicazioni.
Sebbene il numero di casi finora registrati sia limitato, la scoperta del WELV sta sollevando da tempo una serie di preoccupazioni sul potenziale rischio di una diffusione più ampia. La presenza del virus in una regione remota come la Mongolia Interna non garantisce che esso non possa diffondersi in altre aree della Cina o del mondo, soprattutto in un contesto di cambiamento climatico e aumento della mobilità umana come quello globale.
Cos’è l’orthonairovirus WELV
Il WELV, quindi, è un nuovo orthonairovirus appartenente alla famiglia Nairoviridae. Identificato per la prima volta nel 2019, non era mai stato isolato né negli animali né negli esseri umani, facendo sì che esso rappresenti una nuova terribile minaccia potenziale per la salute pubblica. Il WELV possiede un genoma a RNA a filamento singolo, strettamente correlato al genogruppo dell’orthonairovirus Hazara, famoso per includere il pericoloso virus della febbre emorragica Congo-Crimea, una malattia rara ma mortale.
Quali sono i sintomi del nuovo virus portato dalle zecche?
Le persone infettate dal WELV presentano una serie di sintomi che vanno da febbre, vertigini e mal di testa a nausea, vomito e dolori muscolari. Altri segni includono artrite e mal di schiena. Analisi di laboratorio hanno rivelato anche la presenza di anomalie nel sangue, come leucopenia (bassi livelli di globuli bianchi), trombocitopenia (basso numero di piastrine) e livelli elevati di d-dimero, indicatore della formazione di coaguli di sangue.
Inoltre, si riscontrano alti livelli di lattato deidrogenasi, che segnalano danni ai tessuti. In casi più rari, l’infezione può manifestarsi con petecchie, piccole macchie cutanee dovute a emorragie circoscritte, e linfoadenopatia, ossia ingrossamento dei linfonodi.
Un aspetto particolarmente preoccupante, come abbiamo già accennato, è l’impatto neurologico del virus. In alcuni casi, come in un paziente che ha subito un’infezione cerebrale, si sono verificati elevati livelli di globuli bianchi nel liquido cerebrospinale, segno di infiammazione del sistema nervoso centrale. Questo paziente è entrato in coma, dimostrando il potenziale del WELV di colpire gravemente il cervello. Tuttavia, nonostante i sintomi gravi, i ricercatori hanno osservato che la stragrande maggioranza dei pazienti infettati si sono ripresi e sono stati dimessi entro 4-15 giorni.
Gli studi di laboratorio su tessuti umani e animali hanno mostrato che il WELV provoca cambiamenti strutturali nelle cellule, noti come effetti citopatici. Questi effetti sono stati osservati nelle cellule che rivestono la vena ombelicale umana, dimostrando che il virus è in grado di causare danni significativi. Inoltre, esperimenti condotti su roditori, come topi e criceti, hanno rivelato che l’iniezione del virus provoca danni cerebrali gravi e, in molti casi, la morte degli animali infettati. Questi risultati suggeriscono che il WELV potrebbe rappresentare un serio pericolo per la salute umana, in particolare per il sistema nervoso centrale.
Come si diffonde il nuovo virus isolato in Cina?
Il virus WELV può essere trasmesso principalmente dalla zecca Haemaphysalis concinna, ma alcune recenti indagini condotte nella Cina nord-orientale hanno identificato altre quattro specie di zecche come possibili vettori.
Gli scienziati che stanno lavorando a riguardo hanno raccolto circa 14.600 zecche in varie località, dimostrando la capacità del virus di circolare tra diverse specie di questi artropodi.
Non solo, il virus è stato rilevato anche in diversi animali, tra cui pecore, cavalli, maiali e il zokor del Transbaikal (Myospalax psilurus), un roditore diffuso nella regione. Negli animali infetti, il virus è in grado di trasmettersi alla prole per via transovarica, cioè attraverso le uova, garantendo una trasmissione efficace e duratura nelle popolazioni animali.
Insomma, dati i precedenti, c’è da stare veramente allerta.