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Il cibo che mangiavano gli antichi romani oggi è illegale: si rischia una multa di 15mila €

Dalla cucina imperiale alla lista dei cibi proibiti: scopri qual è il piatto romano che oggi potrebbe costarti veramente caro.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Gli antichi Romani sono stati un grande popolo, fisso nella nostra mente e nel nostro immaginario collettivo. Ma i romani non erano solo grandi conquistatori e costruttori di opere mastodontiche, ma erano anche abili cuochi e buongustai. La cucina romana – grazie alla vastità dell’Impero – nel corso dei secoli si è arricchita con ingredienti e tecniche culinarie provenienti da ogni angolo del Mediterraneo, portando alla creazione di ricette che, per l’epoca, possiamo definire esotiche. Non è però un caso che alcuni degli ingredienti che usavano in cucina sono oggi considerati illegali e, anzi, il loro consumo è severamente regolato, con sanzioni che possono arrivare fino a 15mila euro e persino il carcere. Ma di quali ingredienti si tratta? Non ci resta che provare a scoprirlo insieme.

La cucina romana non è riproponibile oggi

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. La cucina dell’Antica Roma utilizzava prodotti che all’epoca erano disponibili grazie alle conquiste di uno dei popoli più grandi della storia…

Spesso ci dimentichiamo però che non avevano a disposizione ortaggi e frutta arrivati successivamente, dopo la scoperta delle Americhe. Un classico esempio sono i pomodori, le patate e il mais…

Erano tuttavia degli esperti nell’uso in cucina di cereali, carni, pesce e frutti di mare, tanto che si spingevano a produrre piatti che oggi definiremmo insoliti o addirittura bizzarri.

Molti piatti romani, sebbene affascinanti per il loro valore storico, sarebbero difficili da apprezzare per il palato contemporaneo. Le ricette romane prevedevano spesso l’uso di condimenti pesanti e ingredienti molto intensi, come il garum, una salsa di pesce fermentata dal sapore pungente, amata dai Romani ma probabilmente poco appetibile al giorno d’oggi

Per averne un’idea basta sfogliare il “De Re Coquinaria”, attribuito al cuoco Apicio.

Si tratta di una sorta di manuale di cucina del V secolo d.C. che racchiude ricette di piatti in voga nelle case degli imperatori e dei ricchi cittadini romani. In questo ricettario si trovano pietanze a base di ingredienti improponibili per i nostri tempi, come fenicotteri, lingue bovine e cervelli di vari animali.

Se mangi questo piatto romano rischi una multa di 15mila euro!

Avete capito bene: i fenicotteri si utilizzavano in cucina. Anzi, la loro carne era considerata una vera prelibatezza.

La carne di questo volatile, celebre per il suo piumaggio rosa, era riservato alle sontuose feste organizzate dai ricchi e dai nobili per impressionare i propri ospiti.

La carne di fenicottero, dal colore rosso scuro e poco grassa, veniva cotta con attenzione e servita con spezie esotiche e salse elaborate per arricchirne il gusto.

Vi è venuta una certa curiosità? Non ci provate! Oggi, il consumo di carne di fenicottero è severamente proibito. Questi animali sono protetti in numerosi paesi da leggi che ne vietano la caccia, l’uccisione e il consumo, in quanto si tratta di una specie minacciata.

Le sanzioni sono pesanti: in Italia, ad esempio, mangiare carne di fenicottero può costare una multa fino a 15mila euro e, nei casi più gravi, anche una pena detentiva fino a due anni. Insomma, un motivo in più per rendere la cucina degli Antichi Romani improponibile anche oggi!

Di cosa sa la carne di fenicottero?

Ad ogni modo, se, ipoteticamente, fosse possibile assaporare la carne di fenicottero oggi, potremmo aspettarci un gusto completamente diverso dal tipico pollo o tacchino, che magari ci immagineremmo.

Essendo animali che si nutrono di piccoli crostacei e alghe, i fenicotteri sviluppano una carne dal sapore robusto e forse anche un po’ selvatico, simile a quello delle anatre o di altri uccelli che vivono in ambienti acquatici. Nonostante questo potenziale gusto insolito, è improbabile che oggi qualcuno possa soddisfare la curiosità di assaporare un piatto del genere senza infrangere la legge.

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