Lo sapevate che nel cuore dell’Africa orientale, nel nord della Tanzania, si trova un lago che sembra essere un misto di mistero e leggenda? Stiamo parlando del Lago di Natron. Situato ai piedi del maestoso vulcano Ol Doinyo Lengai, questo specchio d’acqua si è guadagnato una reputazione inquietante per la sua capacità di “pietrificare” gli animali che osano avvicinarsi alle sue sponde. Ma cosa rende questo luogo così affascinante e allo stesso tempo mortale? Per quale motivo ha questa capacità di “pietrificare” gli animali? Come ci riesce?
- Il lago che “pietrifica” gli animali: dove si trova
- Il lago 'maledetto': da dove viene la sua altissima salinità?
- Perché il lago 'maledetto' pietrifica gli animali?
- Ci sono alcuni animali che non subiscono l'effetto del lago: i fenicotteri
Il lago che “pietrifica” gli animali: dove si trova
Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Esteso per circa 60 chilometri nella Rift Valley della Tanzania settentrionale, il Lago di Natron si distingue per il suo colore rosso intenso, talvolta tendente al rosa, punteggiato da striature bianche.
Quello che offre è un vero e proprio spettacolo visivo è dovuto alla presenza di particolari organismi e minerali che sono in grado di prosperare anche in un ambiente così estremamente inospitale. Le acque del lago sono infatti incredibilmente salate, creando un habitat quasi impossibile per la maggior parte delle forme di vita conosciute, con l’eccezione di alcuni microbi specializzati che conferiscono al lago il suo caratteristico colore rosso.
Le striature bianche che attraversano la superficie del lago sono causate dall’accumulo di sodio, un fenomeno che aggiunge un ulteriore livello di stranezza a questo già insolito paesaggio.
Ma non è tutto: la dimensione, l’estensione e la profondità del Lago di Natron variano notevolmente a seconda delle stagioni e delle piogge, rendendolo un ambiente in costante trasformazione e adattamento.
Il lago ‘maledetto’: da dove viene la sua altissima salinità?
L’alta salinità del Lago di Natron, abbiamo detto, è la sua principale caratteristica. Ma se tutto questo sale lo rende un ambiente tanto affascinante quanto ostile, da dove arriva?
La risposta sta in una combinazione di fattori geologici e climatici. Il lago è infatti alimentato da alcune sorgenti sotterranee particolarmente ricche di sali minerali. Queste sorgenti provengono direttamente dalle profondità del vicino vulcano Ol Doinyo Lengai, portando con sé una grande quantità di minerali che si dissolvono nelle acque del lago.
Ma le sorgenti non sono le uniche “colpevoli” della salinità del lago: il clima della regione gioca un ruolo fondamentale. La zona del Lago di Natron è infatti caratterizzata da una pluviometria estremamente bassa, dato che cadono meno di 40 centimetri di pioggia all’anno. Questo significa che le piogge sono insufficienti per diluire la concentrazione saline presenti nel lago.
A completare il quadro, le temperature elevate che dominano questa parte della Tanzania favoriscono un’intensa evaporazione delle acque più superficiali – quelle meno salate.
Insomma, tutta una serie di processi naturali che porta alla progressiva concentrazione dei sali minerali nelle acque residue, rendendo il lago sempre più salato.
Durante le stagioni calde e secche, l’evaporazione raggiunge il suo picco massimo e le acque del lago si ritirano notevolmente, lasciando scoperte ampie superfici del fondale, che vengono in poco tempo ricoperte da una spessa crosta di sale, creando un paesaggio surreale che sembra appartenere a un altro mondo.
Il risultato è presto detto: un lago dalle acque talmente salate che poche forme di vita sono in grado di sopravvivere.
Perché il lago ‘maledetto’ pietrifica gli animali?
La leggenda racconta che il Lago di Natron abbia il potere di pietrificare gli animali, trasformandoli in statue di calce. Questa narrazione è affascinante e terrificante al tempo stesso, ma non riflette esattamente la realtà dei fatti, pur fotografando all’apparenza la situazione.
In effetti, il lago non pietrifica gli animali nel senso letterale del termine, ma li imbalsama in modo straordinariamente efficace.
Il segreto di questo fenomeno risiede nel natron, un sale “portentoso” che era già noto nell’antico Egitto per le sue proprietà di assorbimento dell’acqua e che veniva utilizzato durante i processi di mummificazione. Il natron, infatti, è un carbonato idrato di sodio che ha la capacità di trasformare l’acqua in una sostanza simile all’ammoniaca, con un pH che può raggiungere valori fino a 10,5. Quello che va a crearsi è un ambiente altamente alcalino che crea le condizioni sfavorevoli alla decomposizione.
Quando un animale entra in contatto con le acque del Lago di Natron, l’alto contenuto di natron agisce immediatamente, assorbendo l’acqua dai tessuti del suo corpo e impedendo la crescita di batteri e altri microorganismi decompositori. Le proprietà antibatteriche del natron, combinate con la sua capacità di assorbire l’umidità, fanno sì che la creatura venga essiccata rapidamente, mantenendo al contempo la sua forma originale. Si tratta essenzialmente di un processo di imbalsamazione naturale che fa sembrare gli animali delle terribili statue di pietra.
L’effetto finale è un paesaggio surreale e inquietante, nel quale gli animali morti appaiono perfettamente conservati.
Ci sono alcuni animali che non subiscono l’effetto del lago: i fenicotteri
Nonostante l’ambiente estremamente inospitale offerto dal Lago di Natron, questo luogo è un habitat ideale per una specie particolarmente amata di uccelli: i fenicotteri rosa.
Questi magnifici volatili trovano infatti nel lago non solo un rifugio sicuro, ma anche una fonte di cibo abbondante. La microalga Spirulina Platensis, che riesce a prosperare nelle acque estremamente salate dello specchio d’acqua, costituisce il nutrimento principale dei fenicotteri, attirandoli in massa. Inoltre, l’alta salinità delle acque tiene lontani i predatori, offrendo ai fenicotteri un ambiente protetto dove possono vivere e riprodursi senza minacce.
Ma come fanno a proteggersi dalla “mummificazione”? L’evoluzione ci dà la risposta! I fenicotteri sono infatti dotati di alcuni adattamenti unici che sono in grado di proteggerli dagli effetti “pietrificanti” del lago. Un robusto strato corneo sul becco e sulle zampe impedisce al natron di danneggiare i loro tessuti. Questo strato agisce come una barriera, consentendo ai fenicotteri di muoversi liberamente nell’acqua salata senza subire alcun danno.
Tra l’altro, i fenicotteri tendono a trascorrere la maggior parte del loro tempo nelle acque poco profonde o lungo i bordi del lago, dove le concentrazioni di sale e le temperature sono meno estreme, riducendo al massimo il rischio che possano subire i danni per cui il Natron è proverbiale.
Sorprendentemente, i fenicotteri rosa non solo sopravvivono nel Lago di Natron, ma prosperano. Si stima che oltre 2,5 milioni di fenicotteri minori, circa tre quarti della popolazione mondiale di questa specie, vivano e si riproducano proprio in questo lago. Le condizioni estreme del “lago maledetto” tengono lontani i predatori e riescono a creare un ambiente ideale per la riproduzione dei fenicotteri. Qui, questi uccelli ssono nidificare indisturbati e crescere i loro piccoli in relativa sicurezza.
Oltre ai fenicotteri, ovviamente, ci sono anche altre forme di vita hanno trovato un modo per sopravvivere nelle condizioni estreme del Lago di Natron. Ad esempio, al suo interno è possibile trovare alcune specie di pesci resistenti al sale, noti come alcalofili, adattatisi perfettamente a queste acque in modo da tollerare l’alta salinità e l’alcalinità del lago.