I pomodori finiscono al centro della polemica a causa di un motivo sorprendente che sta mettendo in guardia tutti i consumatori. Infatti, pare proprio che siano tra i prodotti che non vanno più comprati con l’inizio dell’inverno e, in particolare, già a partire dall’inizio di novembre e della stagione fredda. Ma perché mai proprio i pomodori, simbolo di freschezza e versatilità in cucina, rientrano tra gli alimenti da evitare insieme a lattuga, asparagi e fragole? La questione va ben oltre il gusto e la qualità di questi preziosi alimenti, ma si nascondono fattori legati alla loro stagionalità e alla sostenibilità. Non ci resta quindi che provare a scoprire insieme i motivi che hanno portato gli esperti a lanciare questo avviso, a partire dalle implicazioni per la nostra salute, il nostro portafoglio e l’ambiente.
- Perché non bisogna comprare pomodori a novembre?
- Non è solo una questione di gusto: perché evitare di comprare pomodori a novembre?
- I pomodori fuori stagione hanno un'altissima impronta ecologica
Perché non bisogna comprare pomodori a novembre?
I pomodori sono un prodotto estremamente versatile. Possono essere consumati freschi, cotti, da soli o accompagnati da mille altre cose. Tuttavia, la scelta di comprarli nei mesi freddi – ovvero da novembre in avanti – non è sempre la migliore per una lunga serie di motivi.
Il primo di questo riguarda il ciclo di stagionalità dei pomodori. Nel tardo autunno e in inverno, infatti, i pomodori che acquistiamo al supermercato sono spesso coltivati in serra o importati da paesi lontani, dove il clima caldo permette la loro produzione naturale.
Ci sono tuttavia limiti evidenti dietro questi prodotti. Innanzitutto, il sapore e l’aroma dei pomodori maturati artificialmente o trasportati per lunghe distanze risultano meno intensi rispetto a quelli maturati sotto il sole estivo. Questo impoverimento organolettico è una delle ragioni principali per cui gli esperti suggeriscono di evitarli in questa stagione.
Alcune varietà di pomodori, soprattutto quelle antiche, richiedono condizioni climatiche specifiche per esprimere al meglio le loro caratteristiche e poter maturare al meglio. Coltivarle fuori stagione non solo è complesso, ma penalizza anche il gusto e la qualità di queste varietà, riducendone il valore anche nutrizionale. Privilegiare prodotti stagionali al posto dei pomodori, invece, non significa solo rispettare i ritmi della natura, ma anche garantire a se stessi un’esperienza gastronomica migliore.
Infine, c’è il problema dello spreco alimentare. Anche se conservati correttamente, i pomodori comprati “in inverno” hanno una durata più limitata rispetto a quelli comprati in estate. Quelli acquistati fuori stagione, già raccolti acerbi e soggetti a lunghi trasporti, rischiano di deteriorarsi più rapidamente. Questo può portare a uno spreco maggiore, vanificando l’investimento economico e incrementando i rifiuti domestici.
Non è solo una questione di gusto: perché evitare di comprare pomodori a novembre?
Il consiglio di non comprare pomodori a novembre non è solo una questione di gusto. Anche l’aspetto economico gioca un ruolo importante. A novembre e poi per tutto il resto di autunno, inverno e prima primavera, l’offerta di pomodori freschi diminuisce sensibilmente, causando un aumento dei prezzi. Questo rincaro riflette i costi di produzione fuori stagione, come l’uso di serre riscaldate e il trasporto da paesi lontani. Inoltre, per mantenere i pomodori commerciabili, spesso vengono raccolti acerbi e trattati con prodotti chimici di sintesi al fine di accelerarne la maturazione durante il viaggio.
Dal punto di vista nutrizionale, dunque, i pomodori acquistati fuori stagione possono rivelarsi un grande flop. La mancanza di luce naturale e le condizioni climatiche artificiali spesso portano a un contenuto inferiore di vitamine e antiossidanti, riducendo i benefici per la salute. Sono a tutti gli effetti prodotti di qualità inferiore. E scegliere prodotti di qualità minore può, quindi, essere controproducente, specialmente quando l’intento è quello di seguire una dieta equilibrata.
I pomodori fuori stagione hanno un’altissima impronta ecologica
Consumare pomodori fuori stagione, non rappresenta solo una scelta discutibile dal punto di vista qualitativo, ma comporta anche un impatto ambientale rilevante.
La coltivazione dei pomodori – e di altri frutti, verdure e altri vegetali come lattuga, asparagi e fragole – fuori dai ritmi naturali richiede un dispendio significativo di risorse che aggrava l’impronta ecologica di questi prodotti, rendendo meno sostenibile il suo consumo in inverno. Quindi, l’idea di privilegiare i prodotti di stagione al posto dei pomodori diventa quindi un gesto di responsabilità verso il pianeta.
Abbiamo detto che per produrre pomodori a novembre si ricorre spesso all’uso delle serre. Per garantire le condizioni necessarie alla crescita dei rossi ortaggi durante i mesi più freddi, le serre devono essere riscaldate, spesso utilizzando energia proveniente da fonti fossili. Questo processo comporta un notevole aumento delle emissioni di gas serra, contribuendo a suo modo tanto all’inquinamento atmosferico quanto al cambiamento climatico. Inoltre, il consumo energetico per il mantenimento delle serre è sproporzionatamente alto rispetto alla coltivazione in campo aperto durante la stagione calda, dove i pomodori crescono sfruttando il calore e la luce naturale.
Anche qui, la questione non è solo energetica poiché la produzione in serra richiede una quantità d’acqua significativamente superiore rispetto alla coltivazione tradizionale. All’alto consumo d’acqua si aggiunge l’uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti di sintesi, necessari per proteggere le coltivazioni in condizioni artificiali.
Il problema principale è però il trasporto. Spesso i pomodori venduti nei mesi invernali provengono da paesi lontani con climi più caldi. E quindi hanno bisogno di lunghi viaggi per raggiungere i supermercati di casa nostra.
Si tratta di un processo che implica un consumo elevato di carburanti fossili, soprattutto se il trasporto avviene su strada. I camion e tir emettono infatti grandi quantità di anidride carbonica (CO2) e altri inquinanti atmosferici, contribuendo sia al riscaldamento globale che al degrado della qualità dell’aria. Inoltre, molti prodotti freschi devono essere trasportati in uno spazio refrigerato, aumentando ulteriormente il consumo energetico e le emissioni associate.
Inoltre, un altro aspetto spesso trascurato è l’utilizzo di imballaggi in plastica per il trasporto dei pomodori. Questi materiali, una volta smaltiti, generano rifiuti difficili da riciclare e rappresentano un ulteriore problema per l’ambiente, dato che danneggiano gli ecosistemi terrestri e marini.
Rispetto a queste modalità produttive e distributive, la coltivazione di pomodori in campo aperto, durante la loro stagione naturale, presenta un impatto ambientale significativamente inferiore. Sfruttando le risorse naturali come il calore e la luce del sole, questa pratica riduce il consumo di energia, acqua e sostanze chimiche. Inoltre, i pomodori di stagione possono essere coltivati localmente, limitando la necessità di trasporti su lunga distanza e, di conseguenza, le emissioni di gas serra.