Con l’autunno ormai entrato nel vivo, i boschi e i prati di montagna sono sempre più popolati di cercatori di funghi, desiderosi di potersi portare a casa qualche prelibatezza naturale. Tuttavia, dietro l’innocua bellezza di molti funghi si cela un insidioso pericolo: esistono alcune specie velenose apparentemente simili a quelle commestibili. Ma che possono rivelarsi mortali. Uno dei casi più eclatanti è quello dell’Amanita phalloides, noto anche come “fungo della morte“, responsabile di numerosi casi di avvelenamento e ricoveri ospedalieri. La sua pericolosità è spesso sottovalutata, e il rischio di confusione con specie innocue porta a tragiche conseguenze.
- L'Amanita phalloides: il “fungo della morte”
- Perché questo fungo è così pericoloso?
- Come fare per non farsi ingannare dal “fungo della morte”
L’Amanita phalloides: il “fungo della morte”
Andiamo con ordine e partiamo dal principio. L’Amanita phalloides, conosciuta con i nomi comuni di “Tignosa Verdognola” o “Angelo della Morte“, è un fungo dall’aspetto apparentemente innocuo, ma estremamente letale.
Inizialmente presente solo in Europa, questo fungo ha mostrato una capacità straordinaria di adattarsi a nuovi habitat, colonizzando varie aree in tutto il mondo, dall’Australia al Sud America.
Nonostante la sua bellezza, è considerato la prima causa di morte da avvelenamento da funghi nel mondo, una minaccia terribile che colpisce ogni anno decine di persone.
Perché questo fungo è così pericoloso?
La pericolosità dell’Amanita phalloides va ricercata nelle amatossine, sostanze chimiche altamente tossiche che agiscono a livello cellulare. Queste tossine inibiscono la sintesi proteica, causando danni irreparabili al fegato. I sintomi dell’avvelenamento non si manifestano immediatamente: passano dalle sei alle ventiquattro ore prima che la vittima inizi a sperimentare nausea, vomito e forti dolori addominali. Purtroppo, quando i sintomi emergono, il danno al fegato è spesso già avanzato, rendendo difficile l’intervento medico tempestivo.
Una delle caratteristiche più ingannevoli dell’Amanita phalloides è la sua variabilità nell’aspetto. Il colore più comune è un verde olivastro, ma può variare notevolmente, assumendo tonalità giallo-brune, grigio-verdi o addirittura bianche nella sua varietà alba. Una mutevolezza cromatica, questa, che rende estremamente difficile distinguere questo fungo da quelli commestibili. Non è un caso che venga spesso confuso con l’Amanita rubescens, conosciuto anche come ovulo buono, o con alcune Russule, specie invece totalmente innocue (anzi, saporitissime).
La sua espansione globale è un fenomeno preoccupante, che ha visto una crescita esponenziale dei casi di avvelenamento in aree del mondo dove, fino a pochi anni fa, questo fungo era del tutto sconosciuto. Dalla California al Cile, i micologi avvertono della sua crescente diffusione e invitano alla massima cautela. I ricoveri ospedalieri da avvelenamento da fungo, avvengono soprattutto a causa della sua ingestione. Anche in Italia, ogni anno, se ne verificano a decine.
Come fare per non farsi ingannare dal “fungo della morte”
La raccolta dei funghi è un’attività che richiede studio, conoscenza ed esperienza sul campo. I micologi esperti ci ricordano che l’identificazione delle specie basata solo sull’aspetto visivo è insufficiente e potenzialmente fatale.
L’unico modo sicuro per evitare intossicazioni è quello di far controllare sempre i funghi raccolti. In caso di dubbio, è sempre meglio rinunciare al bottino piuttosto che mettere seriamente a rischio la propria salute. Sappiamo bene quanto il fascino di un piatto a base di funghi freschi sia affascinante, ma ricordatevi: le conseguenze di una scelta sbagliata possono essere disastrose.