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Scoperti segnali radio misteriosi provenienti da una parte finora sconosciuta dello spazio

Per dieci anni, un segnale radio regolare ha viaggiato nello spazio fino a noi. Ora sappiamo da dove proviene. E la scoperta è sorprendente.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Ma voi lo sapevate che gli scienziati hanno intercettato un segnale radio regolare che sembra provenire da una regione mai osservata prima, ovvero da un remoto angolo dell’universo. Si tratta di un fenomeno che per anni ha lasciato gli astronomi perplessi e che ora potrebbe svelare nuove informazioni sulla natura dei corpi celesti che popolano il nostro gigantesco cosmo. Ma cosa si cela dietro questi enigmatici impulsi? Proviamo a scoprirlo insieme.

Il misterioso segnale dallo spazio, ogni due ore da dieci anni

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. C’è un segnale radio che, negli ultimi dieci anni, ha raggiunto regolarmente la Terra ogni due ore. Sembra una notizia banale, se non fosse che il segnale proviene da una regione remota dello spazio.

Gli scienziati che l’hanno studiato, inizialmente sconcertati dalla regolarità del segnale, hanno finalmente individuato la sua origine: il segnale radio non è certo il prodotto di qualche remota civiltà aliena ma proviene da un sistema binario formato da due stelle, una nana bianca e una nana rossa, che orbitano così vicine da far interagire i loro campi magnetici e produrre impulsi radio.

Il sistema in questione, denominato ILTJ1101, si trova a circa 1.600 anni luce dalla Terra, nella costellazione dell’Orsa Maggiore. Si tratta della prima volta in assoluto che un segnale radio regolare viene associato a un sistema di questo tipo, sfidando le precedenti teorie che attribuivano segnali simili esclusivamente ai magnetar, stelle di neutroni altamente magnetizzate.

Perché questo segnale radio è diverso dagli altri

La scoperta della natura del misterioso segnale radio è stata effettuata nel 2024 dalla scienziata Iris de Ruiter, che è riuscita ad identificarlo nei dati raccolti dal Low Frequency Array (LOFAR), il più grande radiotelescopio operante a basse frequenze. Tramite un approfondito studio sugli archivi, ha individuato sette impulsi regolari, caratterizzati da una durata compresa tra pochi secondi e un minuto.

Mentre le esplosioni radio rapide (Fast Radio Bursts, FRB) sono eventi altamente energetici che durano solo per alcuni millisecondi, questi segnali hanno un’energia più bassa e una durata maggiore, il che li rende una rarità nel campo della radioastronomia.

Per determinare la fonte esatta del segnale, i ricercatori hanno dunque utilizzato un potente telescopio ottico. Inizialmente, l’unico corpo visibile era una nana rossa, una piccola stella dalla lunga vita, ma un’analisi spettroscopica ha rivelato un movimento oscillatorio regolare, suggerendo la presenza di un altro oggetto, però invisibile: una nana bianca.

Le nane bianche, infatti, sono stelle morte che hanno esaurito il loro combustibile nucleare, lasciando fluttuare nello spazio solo un nucleo denso e compatto e privo di ogni luminosità. La sua presenza è stata confermata dall’effetto gravitazionale esercitato sulla nana rossa. Anche perché queste due stelle orbitano intorno a un punto comune e i loro campi magnetici si scontrano periodicamente, generando il segnale radio osservato sulla Terra.

Una nuova frontiera nella ricerca spaziale: quali sono le implicazioni della scoperta

Questa scoperta, dunque, non fa che aprire la strada a una nuova via per la comprensione dei segnali radio cosmici. Se in passato si riteneva che tali impulsi provenissero principalmente dai magnetar (le cosiddette “stelle di neutroni”), ora si può ipotizzare che molti segnali di questo tipo potrebbero essere a loro volta generati da sistemi binari di nane bianche e rosse. Questi impulsi potrebbero persino essere utilizzati come strumenti per comprendere la distribuzione della materia oscura e altri fenomeni cosmici ancora sconosciuti.

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