Ieri, 17 maggio 2024, ci ha lasciato Franco Di Mare, giornalista e conduttore tv 68-enne, ex inviato di guerra della Rai, affetto da mesotelioma. Il celebre giornalista, aveva reso pubblica la sua malattia circa un mese fa e se ne è andato “Abbracciato dall’amore della moglie, della figlia, delle sorelle e del fratello e dall’affetto degli amici più cari si è spento a Roma il giornalista Franco Di Mare“, secondo quanto si legge in una nota trasmessa alla stampa dalla famiglia. In tanti si sono voluti aggiungere, con commozione, al ricordo di una persona per tanti anni entrata con passione nelle case degli italiani. Tra loro c’è anche Fabio Fazio, al quale Di Mare aveva affidato la sua ultima intervista televisiva. Ma cosa avrà mai detto il conduttore di Che Tempo Che Fa?
- Fabio Fazio e le ultime parole di Franco Di Mare: il video social
- Cosa aveva detto Franco Di Mare a Che Tempo Che fa: la sua ultima intervista
- Franco Di Mare: cosa disse contro la Rai a Che Tempo Che Fa
- L’intervista di Franco Di Mare: “Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte”
Fabio Fazio e le ultime parole di Franco Di Mare: il video social
In un video postato in rete, Fabio Fazio ha esordito con uno scosso: “Ci ha lasciato Franco di Mare. Sapevo come tutti che sarebbe dovuto succedere a breve ma poi ogni volta che una cosa così accade ci si sorprende e non si è mai pronti”.
E poi ha aggiunto: “Ci ha lasciato una grande lezione in quella intervista a ‘Che tempo che fa’ per presentare il suo libro (Le parole per dirlo – La guerra fuori e dentro di noi, ndr). È stato molto importante quello che ha detto e, per quel che mi riguarda, è stato molto importante quello che ci siamo detti soprattutto io e lui prima, le settimane precedenti, nei giorni precedenti e anche quello che ci siamo scritti nei giorni successivi“.
“Sono cose che rimarranno dentro di me a lungo. È un grande dolore“, ha poi concluso.
Cosa aveva detto Franco Di Mare a Che Tempo Che fa: la sua ultima intervista
A Che Tempo Che Fa, Franco Di Mare aveva lasciato delle bellissime parole: “Io mi sono preso un mesotelioma, un tumore molto cattivo, legato alla presenza di amianto nell’aria. Ho avuto una vita bellissima e le memorie che ho sono piene di vita. Mi dispiace scoprirlo adesso. Non è ancora tardi, non è ancora finita. Come diceva Boškov, la partita finisce quando l’arbitro fischia e il mio arbitro non ha fischiato ancora”.
E ancora: “Con questo non finiscono le speranze, le speranze ci sono ancora, la ricerca va avanti. Non è vero che domani non ci siano possibilità, al momento no. Stasera sono qui a festeggiare l’idea che esista una soluzione che ancora non si è scoperta ma che probabilmente verrà scoperta”.
Franco Di Mare: cosa disse contro la Rai a Che Tempo Che Fa
In quella famosa intervista a Che Tempo Che Fa, Franco Di Mare aveva puntato il dito nei confronti della Rai, e di chi lo aveva “abbandonato” una volta scoperta la malattia: “Tutta la Rai si è dileguata, non solo questa dirigenza, ma anche la precedente e quella prima ancora. Posso capire che esistano delle ragioni di ordine legale, sindacale, ma io chiedevo alla Rai lo stato di servizio che è un mio diritto, i posti in cui sono stato, così potevo provare a chiedere alle associazioni di categoria cosa fare… sono spariti tutti. Se io posso arrivare a capire, e non è che lo debba fare per forza, che possono esistere ragioni legali o sindacali, quello che capisco meno è l’assenza sul piano umano. Persone a cui parlavo dando del tu, perché ero un dirigente Rai, sono sparite, si sono negate al telefono, a me. Come se fossi un questuante. Io davanti a un atteggiamento del genere trovo un solo aggettivo: ripugnante“.
L’intervista di Franco Di Mare: “Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte”
Prima dell’intervista a Che Tempo Che Fa, Di Mare ne aveva concessa anche un’altra al Corriere della Sera. Anche lì aveva parlato della malattia: “Quando ero piccolo, in famiglia si abbassava la voce: ‘Quella persona ha un brutto male’. Come se, nominandolo, il mostro ti entrasse in casa. Io invece sono diretto. Ho un cancro. Oggi ci si cura e spesso si guarisce. Da questo no. Non se ne va, al massimo lo puoi rallentare, ma resta lì ed è uno dei più cattivi. Perché è capitata a me? Perché sono stato a lungo nei Balcani, tra proiettili all’uranio impoverito, iper-veloci, iper-distruttivi, capaci di buttare giù un edificio. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una. Seimila volte più leggera di un capello. Magari l’ho incontrata proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all’ultima, nel 2000, chissà. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte. Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni. Eccoci”.
E poi ha concluso: “Il momento più brutto di questi tre anni è stato il dover dire a chi ami che il male è curabile ma non risolvibile. Puoi allungare il termine del giorno, non procrastinarlo all’infinito. Il tempo che abbiamo è prezioso, te ne accorgi solo quando te ne stai andando. E decidi di non sprecarne più nemmeno un istante. Nella malattia il tempo è rallentato, impone il suo ritmo, sei più attento, vedi cose che prima trascuravi. Oggi mi piaccio molto di più. E mi faccio rabbia. Non potevo essere così anche prima? Dovevo aspettare di ammalarmi”.
E poi disse delle parole che ora risuonano come una profezia: “No, il 28 luglio compirò 69 anni, ma non so se ci arrivo. Forse sì. Sono sereno, non ho paura. Mi spaventa l’idea della sofferenza, però sono andato a una dozzina di funerali di colleghi più giovani di me. E sono vivo per miracolo. Durante una sparatoria tra bande in Albania, un proiettile mi è passato dietro al collo. Non sono morto perché mi sono chinato a prendere una batteria nella borsa. Mi ritengo un uomo fortunato“.
Parole meravigliose, le sue, che rilette adesso, dopo la sua scomparsa, mettono i brividi. Non possiamo che unirci al saluto ad un meraviglioso professionista che ci ha raccontato le guerre dal campo di battaglia, diventando un volto familiare ed amico al quale non possiamo che dire grazie.