Brutta storia per Andrea Pinna, l’influencer che con Le Perle di Pinna vanta centinaia di migliaia di follower sui social che gli è costato il posto a ZWebTv. Tutto ha inizio proprio con una storia, su Instagram, che definire di cattivo gusto è un eufemismo. L’immagine vorrebbe “giocare” con il celebre Indovina Chi? in cui uno dei personaggi è George Floyd, l’afroamericano spietatamente ucciso dalla polizia negli USA.
Dal gioco (o presunto tale) all’accusa di razzismo il passo è più che breve. Non sono certo stati giorni semplici per Pinna che, tolto il post, è poi tornato sui social proprio per cercare di spiegare quanto accaduto e chiedere scusa. “Ieri e oggi non sono stato molto bene. – inizia l’influencer su Facebook raccontando ciò che starebbe dietro l’immagine incriminata – Mi sono svegliato, con pensieri molto poco felici e a tratti catatrofici, così sono andato, in lacrime, sulla chat WhatsApp di G1 e ho visto una foto con due bambini che giocano a ‘indovina chi?’.
Dialogo tra i due: ‘BASTI CHE RESPIRI’. Ho pensato, stupidamente, al fatto che ormai, sempre più spesso, ci si accontenti del primo che passa e la pretesa, la conditio sine qua non è appunto BASTA CHE RESPIRI. Posto la foto e torno ai miei pianti.”
“Qualche ora più tardi: il finimondo. GIUSTAMENTE. – continua Pinna – Perché nell’egoismo che accompagna e caratterizza il mio malessere, non avevo notato che poco sotto i bambini nella foto, c’era quel pover’uomo di George Floyd, assassinato dalla polizia degli Stati Uniti. Ho pubblicato un’immagine, una battuta frutto di uno humor che supera il nero e diventa M***A, cioè RAZZISMO.”
“Sono una delle persone meno razziste che conosca, io addirittura, e questo posso provarlo, sono contrario perfino ai confini degli stati poiché il mondo è di tutti ma l’Italia non è solo degli italiani. E ho più e più volte ribadito che un razzista non può essere libero di dire la propria opinione perché per avere le opinioni bisogna usare il cervello e i razzisti in testa hanno m***a fumante e dovrebbero tacere per sempre.”
E dopo un mezza ammissione di responsabilità che lascia un po’ a desiderare, ecco le scuse: “Sono mortificato. Chiedo profondamente scusa. Giuro su Dio, su mia mamma, sui miei nipoti, su quello che volete, che io NON HO NOTATO AFFATTO (PER FRETTA, MALESSERE E LACRIME AGLI OCCHI), il volto di George.”
“Questo errore non mi renderà un razzista. – conclude – Ho combattuto, e combatto ancora, troppe battaglie per l’uguaglianza che chiunque mi conosca, anche solo per sentito dire, non potrebbe pensarmi capace di una porcheria simile.”