Gli esperti di influenza aviaria stanno lanciando l’allarme riguardo a un possibile scoppio pandemico che potrebbe essere “100 volte peggiore del Covid”. Dopo l’allerta diramata negli Stati Uniti, dove si è osservato un aumento dei casi di influenza aviaria, soprattutto del ceppo H5N1, che ha attivato l’attenzione del presidente Joe Biden, ora il timore si sposta nel vecchio continente, in Inghilterra.
Inghilterra potrebbe affrontare un’altra pandemia
La World Health Organisation (OMS) ha lanciato un avvertimento sul Regno Unito, mettendo in guardia dalla possibilità di un’altra pandemia a seguito della crescente diffusione di una malattia potenzialmente letale.
Secondo l’OMS, l’aumento dell’influenza aviaria rappresenta una “enorme preoccupazione”, con 463 decessi registrati su 889 casi umani tra il 2003 e il 2023. L’organizzazione ha affermato che un’ampia diffusione potrebbe portare a tassi di mortalità “straordinariamente elevati”.
Il sottotipo altamente letale H5N1 dell’influenza aviaria ha causato gravi declini nelle popolazioni di uccelli dopo la sua comparsa in Europa nel 2020 e recentemente è passato a mucche, gatti, foche e ora persone.
Di conseguenza, il rischio che il virus diventi più trasmissibile tra gli esseri umani è aumentato. Attualmente non vi sono prove di trasmissione da persona a persona, ma gli esperti avvertono che se ciò dovesse cambiare, la pandemia risultante sarebbe più pericolosa del Covid.
Gli esperti dell’OMS affermano che una pandemia di influenza aviaria tra gli esseri umani vedrebbe circa la metà dei contagiati uccisi dalla malattia. Jeremy Farrar, il capo scienziato dell’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite, ha dichiarato a MailOnline: “Rimane, credo, una preoccupazione enorme. La grande preoccupazione è ovviamente che, infettando anatre e polli e poi sempre più mammiferi, quel virus si evolve e sviluppa la capacità di infettare gli esseri umani e poi, criticamente, la capacità di passare da umano a umano.
Farrar ha descritto l’influenza aviaria come “una pandemia globale zoonotica animale”, con gli scienziati che sono maggiormente preoccupati dal fatto che si stia diffondendo tra diversi animali nonostante finora non ci siano prove che si stia diffondendo tra gli esseri umani. Mr. Farrar ha aggiunto che è necessario un maggiore monitoraggio per capire come avvengono le infezioni umane, “perché è lì che avverrà l’adattamento”.
Il caso di trasmissione del virus da animale a uomo
Un recente caso di trasmissione da mammifero a uomo ha innescato una risposta della Casa Bianca, che avrebbe somministrato farmaci antivirali al paziente coinvolto. Tuttavia, gli esperti sono preoccupati per il potenziale passaggio del virus da animale a uomo e per il suo adattamento alla trasmissione interumana.
Alcuni esperti, come il dottor Suresh Kuchipudi, avvertono che l’H5N1 si sta avvicinando sempre di più al livello pandemico, con il rischio di mutazioni che potrebbero aumentare la sua letalità. La situazione è ulteriormente complicata dalla chiusura di una grande azienda produttrice di uova a causa dell’influenza aviaria tra le sue galline e dall’ammalarsi di bovini in diverse regioni degli Stati Uniti.
Nonostante il Covid-19 abbia visto una diminuzione della mortalità, l’epidemia di influenza aviaria è seguita da vicino dalle autorità sanitarie, come confermato dalla Casa Bianca e dal CDC (Centers for Disease Control and Prevention), l’agenzia federale statunitense responsabile della protezione della salute pubblica e della sicurezza sanitaria.
Le malattie dopo il Covid
E se dopo il Covid dovessimo fare i conti con un’altra pandemia pure peggiore? Ormai tutto può essere e se così fosse sarebbe davvero come vivere in un incubo senza fine. L’allarme arriva anche da Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, che sui social parla dell’influenza aviaria H5N1 come di una malattia che “ha una mortalità di oltre il 50%” e che se dovesse arrivare agli esseri umani “sarebbero dolori”.
“Bisogna lavorare tutti insieme – scrive Bassetti su Facebook – per evitare che succeda e per mitigarne le conseguenze se dovesse succedere”. Negli ultimi giorni il virus H5N1 ha attirato l’attenzione delle autorità sanitarie mondiali perché sono stati segnalati diversi casi di infezione nei mammiferi. In genere l’influenza aviaria infetta soltanto alcune specie di volatili ma questo recente passaggio ai mammiferi fa paura perché il prossimo step potrebbe avere per protagonisti proprio gli esseri umani.
Questo il quadro fatto di recente dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms): “Nelle ultime settimane ci sono state diverse segnalazioni di casi di influenza aviaria tra i mammiferi come visoni, lontre, volpi e leoni marini che sono stati infettati con il virus H5N1. Per 25 anni si è diffuso ampiamente negli uccelli selvatici e nel pollame, ma il recente salto di specie ai mammiferi deve essere monitorato attentamente“.
Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato che “l’Oms valuta il rischio per l’uomo come basso. Da quando l’H5N1 è emerso per la prima volta nel 1996 abbiamo visto solo trasmissioni rare e non veicolate da e tra esseri umani. Ma non possiamo presumere che rimarrà così e dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento”. Per questo motivo ha raccomandato ai Paesi di rafforzare la sorveglianza negli ambienti in cui esseri umani e animali d’allevamento o selvatici hanno interazioni tra loro. Anche perché la mortalità causata da questa malattia è davvero alta.
Ma quali sono i sintomi nell’uomo? Si va da una lieve infezione delle vie respiratorie superiori – febbre e tosse – fino a polmonite grave, sindrome da distress respiratorio acuto, shock e persino la morte. I sintomi più frequenti sono nausea, vomito e diarrea. Il periodo di incubazione va in media da 2 a 5 giorni, e fino a 17 giorni.