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Pastiera, quante strisce di frolla devi mettere? Il significato del 'magico' numero 7

La bufala delle sette strisce sulla pastiera: perché non è una tradizione napoletana

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Ha conseguito un Master in Marketing Management e Google Digital Training su Marketing digitale. Si occupa della creazione di contenuti in ottica SEO e dello sviluppo di strategie marketing attraverso canali digitali.

Da anni ormai gira, con insistenza quasi folkloristica, quella che possiamo definire a tutti gli effetti una fake news culinaria. Parliamo della pastiera napoletana, il dolce simbolo della Pasqua partenopea, che oggi è vittima di un’interpretazione errata e priva di basi storiche: quella secondo cui sulla sua superficie dovrebbero esserci esattamente sette strisce di pasta frolla.

Una convinzione che ha preso piede grazie al web e che, nonostante sia stata smentita da studi storici e fonti autorevoli, continua a circolare come se fosse una tradizione secolare. Ma da dove nasce questa teoria e perché è sbagliata?

Perché si dice che devono essere sette le strisce?

Secondo la narrazione più diffusa in rete, le sette strisce sarebbero un richiamo simbolico alla struttura dell’antica città greca di Neapolis, ovvero a tre decumani e quattro cardini – le strade principali e trasversali della città.

Un’idea affascinante, certo, ma che non regge alla prova dei fatti. E nemmeno a quella dei testi storici.

I problemi di questa teoria

Il primo errore è di tipo storico e topografico: i cosiddetti “cardini” – le strade che dovrebbero intersecare i decumani – non sono quattro, ma molti di più. Inoltre, il termine corretto nella Napoli greca sarebbe “stenopoi”, non “cardini”, che invece appartiene alla terminologia urbanistica romana.

I decumani (superiore, maggiore e inferiore) sono effettivamente tre, ma è sufficiente farsi una passeggiata nel centro storico per rendersi conto che le stradine trasversali sono ben più di quattro. Dunque, l’intero simbolismo si basa su una ricostruzione storicamente imprecisa.

Cosa dicono le ricette storiche?

Per smontare definitivamente la leggenda delle sette strisce basta sfogliare qualche vecchio libro di cucina napoletana.

Nel suo autorevole testo Cucina teorico-pratica (1839), Ippolito Cavalcanti, principe della gastronomia partenopea, descrive la ricetta della pastiera con chiarezza: la decorazione in superficie deve prevedere una semplice griglia di pasta frolla, senza alcuna menzione a un numero fisso di strisce.

Né sette, né otto, né altro. Solo una griglia, come da tradizione, a discrezione di chi prepara il dolce.

E la letteratura più recente?

Anche nei testi più recenti la “regola delle sette strisce” non trova alcun fondamento.

Nel volume Seeds – Proceedings of the Oxford Symposium on Food and Cookery, che analizza approfonditamente la pastiera anche dal punto di vista religioso e simbolico, non si fa alcun accenno alla presenza obbligatoria di sette strisce. Se davvero fosse un elemento così radicato nella tradizione, sarebbe impossibile ignorarlo in un lavoro accademico così completo.

Nel libro La pastiera. La vera ricetta è quella di casa mia! lo scrittore Stanislao Porzio affronta direttamente la questione, definendo la teoria delle sette strisce come una favola nata online attorno al 2016, che ha preso piede senza basi reali. Porzio ironizza sul fatto che “mezza città ha abboccato”, sottolineando come il numero di strisce non abbia mai avuto un valore codificato nella cucina napoletana autentica.

Anche Vittorio Gleijess, nel suo libro A Napoli si mangia così (1977), non menziona alcun numero fisso. Piuttosto, suggerisce semplicemente che le strisce siano larghe circa 2 cm e distanziate di circa 3 cm: una questione puramente pratica ed estetica, non simbolica.

Una tradizione inventata (e già smentita)

La bufala delle sette strisce è stata infine ritrattata anche da chi l’ha originariamente diffusa, dopo che lo scrittore e storico Angelo Forgione ha sollecitato una correzione pubblica. Eppure, per qualche ragione, questa “regola” continua a resistere, come tutte le leggende moderne che attecchiscono facilmente nella cultura pop e digitale.

A Napoli si dice spesso: “Ogni famiglia ha la sua pastiera”. Ed è proprio questo il bello: non esiste una sola, vera ricetta, ma una molteplicità di varianti che si tramandano di generazione in generazione, ognuna con la sua storia e la sua “griglia”.

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