È stato pubblicato il nuovo rapporto annuale dell’Environmental Working Group (EWG) sugli alimenti freschi negli Stati Uniti. Si concentra sulla contaminazione da pesticidi nella frutta e nella verdura, identificando la “Dirty Dozen” (la sporca dozzina) e la “Clean 15” (la quindicina pulita).
Gli alimenti più contaminati
La “Dirty Dozen” comprende fragole, spinaci, cavolo riccio, uva e pesche, tra gli altri, che presentano i livelli più alti di residui di pesticidi. In netto contrasto, invece, la lista della “Clean 15”, che presenta alimenti come avocado, ananas e anguria, i quali evidenziano una ridotta presenza di sostanze pesticidi.
Il rapporto si basa su dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), che ha rilevato che il 75% dei prodotti non biologici conteneva tracce di pesticidi. Tuttavia, l’elenco non indica il rischio per la salute umana, ma solo la frequenza e la varietà dei pesticidi utilizzati.
Sebbene i risultati si riferiscano agli Stati Uniti, forniscono informazioni preziose per fare scelte alimentari consapevoli, incoraggiando il consumo di prodotti biologici quando possibile. Infine, l’EWG sottolinea l’importanza di consumare abbondante frutta e verdura fresca, sia biologica che convenzionale, poiché i benefici per la salute superano i rischi derivanti dall’esposizione ai pesticidi.
L’importanza di consumare frutta e verdura
Frutta e verdura non possono, o meglio non dovrebbero mai mancare nella nostra dieta giornaliera. È un mantra che dietologi e nutrizionisti ripetono in continuazione, a ragione, visto che i nutrienti che forniscono sono molto preziosi per il corretto apporto di vitamine, e dunque per un’alimentazione sana e priva di rischi.
Nel periodo più caldo dell’anno, l’estate, ma anche in autunno e primavera se le temperature sono sopra la media – come in queste ultime stagioni – per reintegrare acqua e sali minerali, persi con la sudorazione, mangiare frutta fresca è l’ideale per rinfrescarsi e per offrire ai nostri occhi quella infinità di colori caldi, dal giallo al rosso, che nella stagione calda abbondano.
La frutta e la verdura, inoltre, fanno parte della dieta mediterranea, ritenuta dagli esperti della nutrizione una delle migliori modalità nutritive. Negli ultimi anni, i prodotti ortofrutticoli arrivano nei supermercati e mercati con specifiche che riguardano i metodi di coltivazione, sempre più bio, cioè con ridotto utilizzo di pesticidi, che benché sicuri, negli anni potrebbero avere un impatto negativo sulla salute del consumatore.
I pesticidi rilevati nella frutta esotica: qual è il peggiore
Un’indagine condotta dalla rivista Il Salvagente ha rivelato la presenza di pesticidi vietati dalle normative dell’Unione Europea in ananas, mango e avocado venduti nei supermercati italiani.
Questi frutti, spesso considerati una parte essenziale della nostra dieta nonostante la loro origine esotica, possono essere contaminati da sostanze tossiche provenienti da paesi con normative meno stringenti. L’analisi è stata condotta su 20 campioni di frutta, 8 ananas, 6 mango e 6 avocado, provenienti da vari paesi dell’America Latina.
I risultati hanno mostrato la presenza di pesticidi non autorizzati insieme a quelli consentiti dall’UE, con l’ananas che ha mostrato il peggior risultato, con quattro campioni contaminati. Tra i pesticidi trovati vi sono sostanze dannose per l’ambiente e la salute umana, come l’Alfa-cipermetrina e il Diazinon, entrambi insetticidi, e l’Imidacloprid, considerato pericoloso per le api e l’ecosistema.
Anche un erbicida, il Diuron, e un fungicida, il Prochloraz, sono stati individuati. Sebbene le concentrazioni rilevate siano al di sotto del limite di rilevabilità tecnica comunemente usato, il fatto che siano stati rinvenuti suggerisce possibili contaminazioni dei terreni e utilizzo passato di tali sostanze.
La lista nera degli alimenti contaminati
Un’altra ricerca condotta dall’associazione Environmental Working Group, ha evidenziato quali sono i prodotti marchiati come ‘Dirty Dozen’ (letteralmente ‘la sporca dozzina’), una sorta di lista nera degli alimenti di origine vegetale più contaminati dai pesticidi e, di conseguenza, potenzialmente rischiosi. La black List è stata elaborata tenendo conto dei dati raccolti dal dipartimento dell’agricoltura e dalla Food and Drug Administration americana che conferma il triste primato di un frutto molto popolare, e dunque largamente consumato: le fragole. Ma anche per l’uva, che a settembre raggiunge la maturazione, dopodiché inizia la stagione della raccolta e della produzione del vino, ha i suoi problemi con i pesticiddi.
Ma quali sono i prodotti della terra, che manipolati dall’uomo con pesticidi, fungicidi, diserbanti e altre sostanze chimiche utilizzate in agricoltura, e che spesso non vanno via neanche con un’accurata pulizia dei prodotti, potrebbero avere anche un effetto nocivo in chi la consuma in Europa, e dunque anche in Italia?
A rispondere, il Pesticide Action Network (PAN) Europe, una rete che riunisce organizzazioni non governative, istituzioni e individui con l’obiettivo di ridurre al minimo gli effetti negativi dei pesticidi, che ha analizzato i dati di monitoraggio del 2021 raccolti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare in tutti gli Stati membri.
Nell’85% dei campioni analizzati di uva, un frutto molto amato, consumato a tavola e ingrediente del vino, c’erano tracce di pesticidi, ritenuti pericolosi, con picchi di 26 pesticidi diversi in un singolo campione. A pari merito in seconda e terza posizione, ci sono altri due frutti amatissimi, pesche e fragole, in entrambi i casi, il 79% dei campioni esaminati è risultato essere contaminato dai pesticidi, con punte di 19 pesticidi diversi su un singolo campione di fragole e fino a 11 su un campione di pesche.
Ma non è ancora tutto, perché ci sono anche albicocche e ciliegie, con percentuali del 75% e 73% dei campioni con residui di pesticidi. Purtroppo, però, sembra che il quadro sia drammatico per la maggior parte dei frutti in vendita nei supermercati: il 71% della frutta campionata conteneva almeno un pesticida e il 56% due o più pesticidi.
Le azioni europee per mitigare la presenza dei pesticidi
In Europa è stata presentata la proposta di modifica del “Pesticides Regulation”, che ha posto come obiettivi il dimezzamento dell’uso dei pesticidi in agricoltura entro il 2030 ed un’agricoltura europea libera dai pesticidi nel 2050. Obiettivi molto ambiziosi, a cui si sono opposti molti paesi dell’Unione: Austria, Bulgaria, Estonia, Ungheria, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia hanno avanzato la richiesta di una nuova valutazione d’impatto della riforma, a cui poi si sono aggiunti anche Italia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo e Portogallo, in pratica la maggioranza dei Paesi UE. Ora il voto finale del Parlamento Ue che dovrà decidere in seduta plenaria sul “Sustainable Use of pesticides Regulation” è previsto per ottobre.
Voce contraria all’Ue è quella della Coldiretti secondo cui la Commissione europea sacrificherebbe produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro: quest’ultimo è l’ortaggio più consumato in Europa, tal quale e come derivati, mentre l’uva, sia da tavola che trasformata in vino, succhi e distillati è una produzione di cui l’Europa detiene il primato mondiale.
Tra l’altro, proprio il nostro paese, è il principale produttore mondiale di vino ed il primo produttore di derivati di pomodoro in Europa, quindi sarebbe il paese più danneggiato da questa politica europea, bollata da Coldiretti come “folle e lontana dalle realtà delle imprese e dei consumatori”. Se l’Europa confermasse la strada intrapresa, aumenterebbe l’importazione di cibo contaminato da pesticidi da fuori dei confini comunitari, dove non sono rispettati gli stessi standard dell’UE.
Negli ultimi anni gli agricoltori e le cooperative vinicole hanno compiuto enormi sforzi per limitare e ridurre l’impatto sull’ambiente, ma non vogliono fare i conti con obiettivi irrealistici. Nella relazione della Commissione sull’uso di pesticidi, è emerso che solo precise strategie tecnologiche consentano di ridurre l’uso e i rischi dei pesticidi, pur mantenendo lo stesso livello di produzione: al riguardo viene citato “uno studio americano dell’estate del 2021 in cui si afferma che il 70% dei fitofarmaci usati in viticoltura potrebbe essere eliminato mediante l’uso di strumenti per la viticoltura di precisione”.