Siete appassionati di spazio e di esplorazione cosmica? Arriva scoperta straordinaria potrebbe essere davvero rivoluzionaria per il nostro approccio ai viaggi nello spazio e persino alla sopravvivenza sulla Terra. Un team di scienziati italiani ha infatti individuato una microverdura in grado di crescere in ambienti estremi, senza necessitare di luce o acqua. Si tratta di una nuova scoperta che sfida le attuali conoscenze sulla biologia vegetale e apre la strada a coltivazioni spaziali in condizioni proibitive, come quelle di Marte e della Luna. Ma come è possibile che una pianta sopravviva senza le risorse ritenute fondamentali fino a oggi? Non ci resta che provare a scoprirlo insieme.
- Una pianta che può crescere nello spazio senza acqua? La nuova scoperta!
- Come fa il crescione amaro peloso a crescere in condizioni estreme?
- Non solo spazio: la scoperta è applicabile anche sulla Terra. Rivoluzionerà l’agricoltura?
Una pianta che può crescere nello spazio senza acqua? La nuova scoperta!
Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Una ricerca condotta dall’Università di Pisa, in collaborazione con la Sapienza di Roma e l’Agenzia Spaziale Italiana, ha identificato una microverdura che possiede delle capacità di sopravvivenza uniche: il crescione amaro peloso.
Questo piccolo vegetale è in grado di germinare e svilupparsi anche in assenza di luce e acqua, due caratteristiche che lo rendono una risorsa di enorme valore potenziale per quello che riguarda le future missioni spaziali.
L’idea di coltivare piante su Marte o sulla Luna non è nuova, ma finora le soluzioni proposte si basavano su serre ipertecnologiche e su sistemi di illuminazione artificiale volti a replicare le condizioni terrestri. La nuova scoperta cambia completamente prospettiva: invece di adattare l’ambiente alle piante, si cerca di individuare e potenziare specie già in grado di sopravvivere in condizioni estreme.
Come fa il crescione amaro peloso a crescere in condizioni estreme?
Il meccanismo che consente al crescione amaro peloso di svilupparsi senza luce né acqua è legato ad alcuni particolari adattamenti genetici che gli permettono di attivare processi metabolici alternativi.
Questi processi sostituiscono la fotosintesi tradizionale e riducono il fabbisogno idrico a livelli minimi, rendendolo una delle piante più resilienti mai studiate. Se queste caratteristiche potessero essere trasferite ad altre colture, si potrebbero sviluppare sistemi agricoli autosufficienti anche in ambienti inospitali.
Non solo spazio: la scoperta è applicabile anche sulla Terra. Rivoluzionerà l’agricoltura?
Ma non c’è solo lo spazio. Questo perché, oltre al potenziale impatto sull’esplorazione spaziale, questa ricerca potrebbe offrire soluzioni innovative per l’agricoltura sul nostro pianeta.
Se il cambiamento climatico sta riducendo progressivamente le aree coltivabili e le risorse idriche disponibili, la possibilità di avere piante capaci di resistere a condizioni proibitive potrebbe rappresentare una svolta per la sicurezza alimentare globale, dato che permetterebbe la produzione di cibo anche in regioni aride e inquinate.
Il prossimo passo per gli scienziati sarà quindi quello di applicare le tecniche di editing genetico per provare a trasferire le capacità del crescione amaro peloso ad altre piante, come il riso. Questa strategia dovrebbe consentire di riuscire ad ottenere delle colture altamente efficienti, in grado di fornire cibo fresco agli astronauti nelle future basi terrestri sulla Luna o su Marte, ma anche di sostenere la produzione agricola in condizioni climatiche sempre più avverse sulla Terra. Insomma, una vera e propria scoperta rivoluzionaria (e tutta italiana).