Negli ultimi giorni, l’attività sismica e vulcanica nel Mediterraneo ha destato preoccupazione tra gli esperti e le popolazioni locali. Da Santorini alle Eolie, passando per l’Etna e i Campi Flegrei, sembra che la terra non voglia smettere di tremare, alimentando interrogativi e teorie sui possibili collegamenti tra questi eventi. La suggestione di un filo invisibile che unisce queste aree vulcaniche è forte, ma cosa dice la scienza? Siamo davvero di fronte a un fenomeno più ampio o si tratta di coincidenze geologiche? Mentre il dibattito si accende, cerchiamo di fare chiarezza su ciò che sta accadendo nella cosiddetta “cintura di fuoco” del Mediterraneo.
- L'attività sismica a Santorini
- L'attività sismica in Italia
- C'è un possibile collegamento tra gli eventi?
L’attività sismica a Santorini
A partire dalla fine di gennaio 2025, Santorini e le vicine isole Cicladi hanno sperimentato un significativo sciame sismico. Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), tra il 27 gennaio e il 5 febbraio sono stati registrati oltre mille terremoti con magnitudo superiore a 2.0, con profondità variabili tra 2 e 35 km. L’evento più forte ha raggiunto una magnitudo di 5.2. Questa attività è attribuita alla zona di faglia Santorini-Amorgos, nota per la sua elevata sismicità. Il terremoto più distruttivo nell’area risale al 9 luglio 1956, con una magnitudo di 7.1, seguito da uno tsunami devastante.
L’attività sismica in Italia
In Italia, negli stessi giorni, si sono verificati diversi fenomeni sismici e vulcanici:
- Il 7 febbraio 2025, un terremoto di magnitudo 4.8 è stato registrato nel Mar Tirreno meridionale, vicino all’arcipelago delle Eolie, a una profondità di 17 km. La scossa è stata avvertita nelle isole e sulla costa settentrionale della Sicilia.
- Il 5 febbraio 2025, un nuovo sciame sismico ha interessato l’area dei Campi Flegrei, vicino Napoli. Questi eventi sono legati al fenomeno del bradisismo, un lento sollevamento del suolo dovuto a variazioni nella pressione del sistema magmatico sottostante.
- Il 9 febbraio 2025, due scosse superficiali, la più forte di magnitudo 2.5, sono state registrate nella zona del Vesuvio. Secondo Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani dell’INGV, questi eventi sono legati al fenomeno di subsidenza del vulcano, che si sta abbassando di circa 7 millimetri all’anno a causa degli effetti gravitativi successivi all’eruzione del 1944. Non ci sono segnali preoccupanti riguardo a una possibile riattivazione eruttiva.
- Tra il 6 e il 7 febbraio 2025, l’Etna ha mostrato una debole ma spettacolare attività vulcanica, con l’emissione di una colata lavica a una quota di circa 3mila metri, tra la base del cratere Bocca Nuova e quella del cratere di Sud-Est. Questa attività è stata preceduta da una modesta attività esplosiva il 6 febbraio.
C’è un possibile collegamento tra gli eventi?
Nonostante la concomitanza temporale di questi fenomeni, gli esperti escludono collegamenti diretti tra l’attività sismica di Santorini e gli eventi registrati nelle aree vulcaniche italiane. Alessandro Amato, sismologo dell’INGV di Roma, sottolinea che le due aree sono molto distanti, circa mille chilometri, e appartengono a contesti geologici differenti. Non esiste un processo geologico che possa spiegare un fenomeno di causa-effetto tra le due sequenze sismiche.
Il Mediterraneo centro-orientale è caratterizzato da elevata sismicità e dalla presenza di numerose strutture vulcaniche, a causa della complessa interazione tra le placche tettoniche africana ed eurasiatica. Pertanto, è da considerare normale il fatto che si verifichino terremoti e attività vulcaniche in diverse aree del bacino, senza che vi sia necessariamente un collegamento diretto tra di esse.