Ha fatto discutere anche in Italia la decisione di introdurre, nel mercato irlandese, una nuova etichettatura degli alcolici e superalcolici. In particolare, a destare più di qualche perplessità è il fatto che le bottiglie, compresi i pregiati vini italiani, recheranno indistintamente un ‘avviso sulla salute’ al pari di quello che leggiamo sui pacchetti di sigarette. Ora, la decisione dell’Irlanda è volta soprattutto a scoraggiare il consumo di alcol da parte di giovani e giovanissimi, ma inevitabilmente a risentirne sarà il comparto vinicolo nel suo complesso.
Il possibile impatto negativo dell’etichetta
L’alert deciso dall’Irlanda coinvolge, infatti, l’etichettatura di vino, birra e liquori, e il silenzio dell’Unione Europea potrebbe spianare la strada ad altri stati interessati ad adottare la medesima risoluzione, amplificando così il rischio di un potenziale impatto negativo sul Made in Italy.
La contestazione, di fatto, riguarda innanzitutto l’equiparazione di alcolici e superalcolici, questi ultimi veri responsabili di molti eccessi in fasce di popolazione sempre più giovane. Per queste ragioni, i vitivinicoltori del Belpaese sono già pronti a far valere le proprie ragioni per scongiurare l’ipotesi che l’UE segua le orme dell’Irlanda.
Una questione di qualità
Il discorso cambia, invece, quando si ha a che fare con l’etichetta a tutela della qualità del prodotto, che è sottoposto a norme comunitarie rigorose.
A tal proposito, forse non tutti sanno che il Prosecco – tra le produzioni italiane più apprezzate a ogni latitudine – fornisce nell’etichettatura un’informazione preziosa sulla pregevolezza della bottiglia. Il segreto consiste nel controllare che sia riportata la dicitura ‘Superiore’ o ‘DOCG’, indicante il più alto livello di qualità sul mercato.
La presenza di tale segnalazione, a cui si aggiunge anche l’indicazione ‘metodo tradizionale’, significa, infatti, che la bottiglia che abbiamo tra le mani è stata prodotta rispettando gli standard più severi, assicurandoci di portare a tavola un bicchiere di prim’ordine. È chiaro, dunque, anche alla luce di ciò, quanto un indiscriminato ‘Health Warning’ possa danneggiare l’export italiano.