Chi l’avrebbe mai detto? Finalmente arriva una notizia che fa tirare un sospiro di sollievo (sempre amaro, eh) a tutti i cornuti e le cornute del mondo: tradire è lecito, ma attenzione, si può solo se avviene per ripicca! Eh sì, proprio così. Ma cosa c’è dietro questa affermazione? Perché sembra una cosa così strana e particolare? Andiamo a scoprirlo insieme!
- Tradire è lecito solo se si è già “cornuti”: cosa dice la Corte di Cassazione
- Quando tradire è perfettamente lecito: il rapporto coniugale deve essersi già “rotto” per causa altrui
- Possiamo tradire il nostro partner: ma dobbiamo dimostrare che sia stato lui a tradirci per primo
Tradire è lecito solo se si è già “cornuti”: cosa dice la Corte di Cassazione
Il tutto risale a qualche anno fa, quando è stata direttamente la Corte di Cassazione a fare chiarezza sulla questione, dimostrando che difende sia i traditi che i traditori, soprattutto se il tradimento è una reazione al malaffare dell’altro coniuge.
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Nella sentenza numero 3318/2017, i giudici hanno stabilito che la separazione vada addebitata al coniuge infedele per primo, persino se l’altro coniuge, dopo aver scoperto il tradimento, decide di intraprendere una nuova relazione (o anche una semplice scappatella) solo per vendicarsi.
Sembra quasi un episodio di una serie TV, ma è la realtà: nella sentenza in questione la Cassazione afferma che a innescare l’infedeltà della donna sarebbe stato proprio il comportamento del marito, che per primo l’avrebbe tradita. E quindi, la separazione sarebbe da addebitare a colui che per primo ha causato una “rottura del rapporto coniugale”. Giusto, no? Giustissimo. E in teoria vale anche al contrario. Qualora il marito tradisca la moglie già fedigrafa, è a lei che va addebitata la responsabilità della fine del matrimonio.
Quando tradire è perfettamente lecito: il rapporto coniugale deve essersi già “rotto” per causa altrui
E la giurisprudenza, nel frattempo, si è consolidata ulteriormente. Ora la dichiarazione di addebito implica la prova che l’irreversibile crisi coniugale possa essere riconducibile esclusivamente al comportamento di uno o di entrambi i coniugi, che abbiano agito in modo cosciente e volontario contro i doveri del matrimonio. Insomma, dev’esserci un chiaro nesso di causalità tra i comportamenti ritenuti colpevoli e la fine della convivenza.
Possiamo tradire il nostro partner: ma dobbiamo dimostrare che sia stato lui a tradirci per primo
Ma come se non bastasse, ora ci sono anche sentenze più fresche, quelle del 2023 (numero 12190/2023 e 13121/2023) che ribadiscono il concetto. Se una parte vuole ottenere il riconoscimento del nesso di causalità tra la violazione degli obblighi matrimoniali e il triste epilogo del matrimonio, dovrà dimostrare con forza questa connessione.
Quindi, a prescindere dalle scelte della Cassazione, dobbiamo sempre ricordare che tradire non è mai lecito e che può portare alla fine di un matrimonio. Ma, come sottolinea la giurisprudenza, se ci si trova già nella spiacevole situazione di essere stati traditi, allora si potrebbe persino essere “autorizzati” a prendere la via della ripicca.
Ad ogni modo, affinché l’addebito della responsabilità della rottura gravi su chi ha tradito per primo, è necessario portare delle prove che dimostrino che il tradimento del coniuge sia avvenuto antecedentemente. E, pertanto, che sia stato la causa della rottura del rapporto coniugale. E questo non è sempre facile…