In un’era in cui il confine tra ciò che è tangibile e ciò che è invisibile sembra sempre più sottile, l’interesse per il mistero dell’oltretomba e la possibilità di stabilire un contatto con i morti continua a stimolare la curiosità umana. Le domande sul destino dell’anima e sull’esistenza di una realtà al di là della nostra comprensione razionale rimangono senza risposta definitiva, lasciando spazio a un universo di speculazioni e ipotesi. Mentre alcune religioni offrono prospettive specifiche sull’aldilà, esistono anche tantissime pratiche esoteriche che hanno cercato di sondare i confini tra la vita e la morte, aprendo la strada a una moltitudine di esperienze e storie di presunti contatti con i defunti.
- Contattare i defunti è possibile? La scienza indaga
- I modi per contattare i defunti
- 'Ho parlato con i morti', l'esperienza raccontata da un medium
Prima di continuare a leggere, è importante sottolineare che il tentativo di stabilire un legame con l’aldilà non è un’impresa priva di rischi. Esperti di esoterismo e parapsicologia sconsigliano unanimemente di intraprendere tali pratiche, avvertendo tutti i curiosi sulle possibili conseguenze nefaste che potrebbero derivarne. Un piccolo errore, anche apparentemente insignificante, potrebbe infatti innescare un travolgente caos emotivo e spirituale, con potenziali conseguenze negative per coloro che osano avventurarsi in un regno sconosciuto come quello dell’aldilà. C’è però da dire che, nonostante gli avvertimenti degli esperti, la curiosità umana non smette mai di alimentare la ricerca di esperienze di contatto con il mondo dei defunti.
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Contattare i defunti è possibile? La scienza indaga
L’interesse per il misterioso e complesso fenomeno dei “Vissuti soggettivi di contatto con i defunti” (VSCD), noto anche a livello internazionale come “After Death Contacts” (ADC), ha catturato l’attenzione della comunità accademica, sebbene piuttosto in sordina. Questo enigmatico argomento ha spinto alcuni ricercatori a sondare le profondità dell’esperienza umana oltre la morte, spingendo l’attenzione verso una sfera di fenomeni che sfidano la comprensione razionale.
Tra i molti studiosi che si sono dedicati a questo campo, spicca la figura della ricercatrice svizzera Evelyn Elsaesser, il cui lavoro si è concentrato sulla comprensione e sull’analisi della fenomenologia e dell’impatto dei contatti post mortem, in cui i defunti sembrano entrare in diretto contatto con i vivi, senza l’ausilio di un medium come intermediario. Da oltre due decenni, Elsaesser ha dedicato il suo impegno all’analisi delle VSCD, affiancandole con lo studio delle esperienze di pre-morte (Near Death Experiences, NDE), ovvero di chi ha fatto una sorta di “toccata e fuga” nell’aldilà.
Attraverso i suoi scritti, la studiosa ha esplorato dettagliatamente il fenomeno di numerose persone che hanno avuto la particolare esperienza di un contatto spontaneo e diretto con i propri cari defunti. Osservando questi eventi straordinari, Elsaesser ha avanzato l’ipotesi di un legame dinamico ed evolutivo tra i vivi e coloro che hanno attraversato la soglia della morte, suggerendo che la vita dopo la morte potrebbe essere una plausibile realtà, al di là delle credenze personali e religiose di ciascuno di noi.
I modi per contattare i defunti
La prospettiva di poter comunicare con una persona defunta resta, per la maggior parte delle persone, un’illusione alimentata dalla fantasia o dalla suggestione. La natura stessa di queste esperienze rende difficile dimostrare la loro autenticità, considerando il fattore di suggestionabilità che spesso influisce su coloro che si avvicinano a questo mondo. Le aspettative elevate e l’intensa emotività possono confondere la percezione, complicando la valutazione oggettiva della realtà di tali contatti.
Nonostante tutto questo, è risaputo che esistono numerosi individui che sostengono di aver avuto esperienze reali di contatto con i defunti, tramite l’intermediazione di un medium o attraverso il sogno. E sono assolutamente convinti della realtà di tali esperienze.
Uno dei modi più noti per cercare di contattare i defunti è attraverso l’ausilio di un medium, ovvero una persona che afferma di avere la capacità di percepire e comunicare con gli spiriti dei defunti.
Altri metodi popolari includono l’uso dei tarocchi e la pratica della tavola Ouija. Quest’ultima prevede l’interazione con un dispositivo su cui sono scritte lettere e numeri, in cui i partecipanti si concentrano su una tazza o una placchetta, permettendo al defunto di comunicare attraverso vibrazioni che guidano la mano verso specifiche lettere o numeri che lanciano così un messaggio.
Alcuni individui sostengono di aver ottenuto contatti con i defunti attraverso la meditazione o i sogni. Questi metodi richiedono un profondo stato di concentrazione o un sonno intenso che consente alla mente di focalizzarsi esclusivamente sulla figura del defunto con cui si cerca di entrare in contatto. Ci preme tuttavia ricordare che, nonostante queste esperienze possano apparire reali e consolanti, la mente umana è capace di generare illusioni e fantasie anche in uno stato onirico.
Per quanto ci riguarda, è fondamentale mantenere un senso critico riguardo a queste pratiche, considerando la possibilità che alcuni individui possano approfittare della vulnerabilità altrui per trarne vantaggio personale, magari fingendosi medium. La presenza di truffatori senza scrupoli è una realtà che non può essere trascurata in questo campo delicato e complesso e, anzi, è molto diffusa.
‘Ho parlato con i morti’, l’esperienza raccontata da un medium
L’astrologa e medium americana Jessica Lanyadoo, qualche tempo fa ha scritto un articolo su VICE nel quale ha parlato della sua esperienza, dicendo “Sono un medium e dopo aver parlato con tantissimi defunti, ora ho un’idea piuttosto chiara di cosa c’è dopo la morte. Posso sentire, vedere e percepire i morti. Non è una cosa che fa paura, vi assicuro. Assomiglia più a quello che accade a Whoopi Goldberg in Ghost, piuttosto che a quello che succede in Poltergeist“.
La medium racconta di non sapere cosa ci sia dopo la morte ma, di certo, l’anima non scompare: “ho convinzioni piuttosto profonde su quello che potrebbe accadere dopo ma non posso dire di saperlo con assoluta certezza. Quello che posso dire è che la morte non esiste. Certo, tutti moriamo. Il corpo si abbandona e smette di funzionare e il nostro spirito o anima – cioè la nostra vera essenza – non può più vivere al suo interno. Questo è tutto vero. Ma dal mio punto di vista, la nostra anima non risiede nel corpo. È il nostro corpo che abita la nostra anima. Quindi quando il corpo finisce di fare il suo dovere, la nostra anima continua a esistere”.
E poi aggiunge: “Parlare con i defunti è molto più banale di quanto crediate. A volte è una conversazione leggera, a volte più profonda. Non è altro che una chiacchierata con una persona senza corpo. Il modo migliore per spiegare quello che faccio è che io vedo e sento con tutta me stessa, non solo con occhi e orecchie”.
E conclude dicendo che, secondo la sua esperienza, l’anima dopo la morte ha un primo livello, una fase “bozzolo”, nella quale è avvolta come in un sonno ed è quasi imperscrutabile. Al termine della fase bozzolo, l’anima si “eleva”, salendo a un livello differente, nel quale si distacca dalla personalità terrena, riempiendosi della luce della sua stessa esistenza.