L’avvento dell’Intelligenza Artificiale ha portato con sé incredibili progressi tecnologici, ma anche una serie di questioni etiche complesse. Tra queste, una delle più dibattute è la possibilità di resuscitare digitalmente i defunti attraverso l’uso di chatbot e avatar generati dall’IA. Sebbene possa sembrare un’opportunità per mantenere vivi i ricordi dei nostri cari, esperti di etica come Tomasz Hollanek e Nowaczyk-Basińska dell’Università di Cambridge sollevano serie preoccupazioni riguardo ai rischi associati a questa pratica.
Quando l’Intelligenza Artificiale Rende Eterno il Ricordo
James Vlahos ha trasformato il suo dolore in un progetto innovativo, capace di aiutare chi affronta la perdita di una persona cara. Dopo aver trasferito le memorie del padre in un “clone virtuale”, ha creato un servizio che permette di mantenere vivi i ricordi di chi non c’è più, grazie all’intelligenza artificiale. Tuttavia, questa rivoluzione solleva interrogativi etici e comporta costi significativi. Il mercato della “death tech”, la tecnologia della morte, sta crescendo rapidamente. Non si tratta più solo di oggetti commemorativi o pratiche tradizionali, ma di servizi digitali che utilizzano l’intelligenza artificiale per tenere in vita il ricordo dei defunti. Secondo il sito TechRound, questo settore vale oltre cento miliardi di dollari, con un interesse crescente non solo in Cina, ma anche in Occidente.
Hereafter AI: La Memoria Eterna di James Vlahos
Nel 2016, mentre James Vlahos esplorava i segreti degli algoritmi, la vita gli ha presentato una sfida personale: a suo padre John fu diagnosticato un cancro terminale. Vlahos decise di unire la sua competenza professionale con la necessità di prepararsi al lutto, registrando ore di conversazioni con il padre per creare un archivio di memorie digitali. Dopo la morte di John nel 2017, queste registrazioni sono diventate un modo per Vlahos di ricordare e parlare ancora con il padre.
Da questa esperienza personale è nata Hereafter AI, un’app che permette di registrare e conservare la storia di una persona, rendendola accessibile ai propri cari anche dopo la sua scomparsa. L’app funziona tramite un assistente virtuale che intervista la persona, raccogliendo ricordi e aneddoti. Successivamente, un avatar statico permette ai familiari di interagire con la versione digitale del loro caro scomparso, mantenendo viva la sua memoria.
Hereafter AI non è l’unica a sfruttare l’intelligenza artificiale per questo scopo. DeepBrain AI, un’azienda sudcoreana, offre un servizio simile, ma con avatar dinamici che replicano il volto, la voce e i gesti della persona defunta. Questa tecnologia promette una somiglianza del 96,5% rispetto all’originale, offrendo un’esperienza più immersiva ma a un costo elevato di circa 46.000 euro.
Sebbene queste tecnologie offrano un modo innovativo per mantenere vivo il ricordo dei defunti, sollevano anche importanti questioni etiche. Chi avrà il diritto di gestire l’immagine e le memorie digitali di una persona morta? E quale impatto avrà sulla vita dei familiari, costretti a convivere con un lutto che potrebbe non andare mai via? Questi interrogativi devono essere affrontati con attenzione, poiché il confine tra commemorazione e ossessione digitale è sottile.
Resurrezione digitale, i rischi dell’IA
Questi “deadbot“, come vengono chiamati, possono essere utilizzati per scopi vari, dall’interazione con i parenti vivi alla sponsorizzazione di prodotti da parte delle aziende. Tuttavia, l’uso indiscriminato di questa tecnologia solleva una serie di domande etiche e morali.
- Innanzitutto, c’è il rischio di danni psicologici per gli utenti, soprattutto se si tratta di persone in lutto o in situazioni di vulnerabilità emotiva. Inoltre, l’interazione con i deadbot potrebbe compromettere il processo naturale di elaborazione del lutto, creando uno scollamento dalla realtà e prolungando il dolore per la perdita di una persona cara.
- Un’altra preoccupazione riguarda la manipolazione delle persone attraverso i deadbot. Con il tempo, gli utenti potrebbero sviluppare legami emotivi forti con le simulazioni digitali dei loro cari, rendendoli particolarmente vulnerabili alla manipolazione da parte di terzi, come le aziende che potrebbero utilizzare i chatbot per fini pubblicitari.
La resurrezione digitale solleva anche importanti questioni legali riguardo alla proprietà dei dati dei defunti e alla responsabilità delle aziende che offrono servizi di resurrezione digitale. Attualmente, il quadro normativo è ancora in evoluzione e potrebbe essere necessario introdurre nuove leggi e regolamenti per affrontare queste questioni in modo adeguato. Ad esempio, potrebbe essere necessario stabilire chi ha il diritto di accedere ai dati di una persona deceduta e come questi dati possono essere utilizzati per creare e gestire i deadbot. Inoltre, potrebbero essere necessarie disposizioni specifiche per garantire la sicurezza e la privacy dei dati dei defunti e dei loro familiari.
Intelligenza artificiale, resurrezione e dibattito etico
Alcuni esempi recenti mostrano quanto sia avanzata questa tecnologia. Dal chatbot creato da Joshua Barbeau per replicare la voce della sua fidanzata deceduta, al lancio di funzionalità come Deep Nostalgia da parte di MyHeritage, che consente di creare video animati dei propri antenati defunti, il campo della resurrezione digitale sta rapidamente evolvendo.
Tuttavia, è essenziale che questo sviluppo avvenga in modo responsabile ed etico. Gli esperti sottolineano la necessità di trasparenza da parte delle aziende che offrono servizi di resurrezione digitale, così come la protezione dei diritti e della dignità dei defunti e dei loro familiari.
Se da una parte quindi la resurrezione digitale offre nuove possibilità di interazione e ricordo per i nostri cari defunti, è importante considerare attentamente i rischi e le implicazioni etiche di questa pratica. Meglio non giocare con la morte usando l’intelligenza artificiale, poiché il rischio di danni psicologici e manipolazione è davvero alto.