Ogni tre anni, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) dà vita a un meticoloso esame dei sistemi scolastici di circa 40 paesi nel mondo, tra cui l’Italia. Questo scrutinio si articola in due distinti ma interconnessi studi: il Programma Internazionale per la Valutazione degli Studenti (PISA) e il Programma per la Valutazione Internazionale delle Competenze degli Adulti (PIAAC). Ma qual è la situazione dell’istruzione italiana?
- Qual è la situazione dell'istruzione italiana secondo i dati Ocse Pisa?
- Scuola italiana, la situazione dei giovani: 1 su 5 senza diploma
- Scuola italiana, il problema degli stipendi di docenti e collaboratori
Andiamo con ordine e partiamo dall’esame dei due sistemi.
- Il PISA concentra la sua attenzione sulle competenze e le conoscenze dei giovani tra i 25 e i 27 anni.
- Il PIAAC si dedica invece all’analisi delle abilità degli adulti formatisi nel sistema scolastico di un determinato paese.
L’obiettivo, al di là di un semplice esame del sistema scolastico, è chiaro: comprendere se l’istruzione contribuisca a ridurre o, al contrario, ad accentuare le disuguaglianze socio-economiche tra gli individui.
I sistemi scolastici variano notevolmente da paese a paese. Costi, opportunità, percorsi formativi e molte altre variabili possono differire significativamente se si compie il proprio percorso educativo in Italia, Germania, Inghilterra o altrove. Ma le differenze non si esauriscono qui: vi sono giovani che partono da situazioni familiari che li favoriscono dal punto di vista economico, spesso in concomitanza con un elevato livello di istruzione dei genitori, mentre altri non hanno lo stesso vantaggio. È proprio in questa complessa intersezione tra fattori socio-economici e sistema educativo che emerge l’interrogativo cruciale: si sta generando un divario tra gli studenti italiani e tra loro e quelli del resto del mondo, o si sta lavorando efficacemente per garantire un’istruzione equa e di qualità per tutti?
Qual è la situazione dell’istruzione italiana secondo i dati Ocse Pisa?
L’OCSE, tramite i suoi dati PISA, ci offre uno sguardo approfondito su tutto il sistema scolastico italiano. Nonostante gli investimenti rimangano costantemente al di sotto delle aspettative, il modello educativo italiano continua ad essere oggetto di studio e interesse a livello internazionale, grazie alla sua eccellenza in termini di didattica e alle sue metodologie d’insegnamento.
Tuttavia, emerge un dato preoccupante: l’Italia destina appena il 4.2% del suo PIL all’istruzione, rispetto alla media OCSE che si attesta al 5.1%. Per confronto, la Francia raggiunge il 5.5%. Questo deficit d’investimento si riflette in retribuzioni docenti basse e in risorse limitate. Nonostante le qualità indiscutibili del nostro sistema scolastico, la discrepanza economica rispetto al resto del mondo è evidente: l’Italia spende solo il 6.5% della spesa pubblica in istruzione, risultando quasi 4 punti percentuali al di sotto della media OCSE.
Un aspetto particolarmente allarmante riguarda il potere d’acquisto dei docenti della scuola secondaria in Italia, che è diminuito di ben 10 punti percentuali negli ultimi 12 anni, mentre la media dei paesi OCSE è cresciuta di 5 punti. Questo sottovalutamento economico ha conseguenze dirette sull’attrattività della professione di docente, mettendo in discussione la capacità di reclutare e trattenere talenti e personale motivato nel settore scolastico. La qualità dell’istruzione è indiscutibile, ma è urgente affrontare il problema degli investimenti e delle retribuzioni per garantire un futuro solido e sostenibile per il sistema educativo italiano.
Scuola italiana, la situazione dei giovani: 1 su 5 senza diploma
Dal recente rapporto Education at a glance 2023, presentato al ministero dell’Istruzione e del Merito, emerge un dato che desta preoccupazione: in Italia, più di un giovane su 5 non è in possesso di un diploma, con un totale del 22% della popolazione giovanile. Negli altri paesi OCSE, il totale è del 14%. Questo dato mette in luce una sfida significativa che il sistema educativo italiano deve affrontare per garantire opportunità e futuro a tutti i giovani del paese. Non è solo questione di marinare la scuola, perché tanti giovani italiani non riescono a completare o non intraprendono neppure un percorso di istruzione superiore.
Nel contesto del report, è stato affrontato anche il tema dell’istruzione tecnico-professionale, che riveste un ruolo cruciale nella formazione dei giovani. Secondo la ricerca, in Italia il 40% dei giovani tra i 15 e i 19 anni è iscritto a percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico-professionale. Da quanto emerge, questo dato è notevolmente superiore alla media dell’area dell’Ocse, che si attesta al 23%. Nonostante la diffusione di tali percorsi in Italia, i risultati ottenuti dagli studenti italiani sono però inferiori rispetto alla media dell’Ocse, sollevando interrogativi sul sistema di istruzione tecnico-professionale del paese.
Uno degli aspetti critici emersi dal rapporto riguarda i tassi di occupazione dei diplomati dai tecnici professionali dopo uno o due anni dal conseguimento del titolo. In questo ambito, l’Italia presenta uno dei tassi più bassi in tutta l’Ocse, con una percentuale pari al 55%. Questo dato pone in evidenza la necessità di riforme e miglioramenti nella formazione tecnico-professionale italiana per garantire ai giovani diplomi e formazione che possano essere un passaporto efficace per l’ingresso nel mondo del lavoro.
Scuola italiana, il problema degli stipendi di docenti e collaboratori
Nel contesto del rapporto, vengono esaminati ulteriori aspetti critici riguardanti il sistema scolastico italiano, in particolare, la questione degli stipendi dei docenti e dei collaboratori scolastici. Questi dati rivelano una situazione che richiede attenzione immediata e interventi mirati.
Uno degli aspetti preoccupanti che emerge dai dati è che gli stipendi medi effettivi degli insegnanti in Italia si attestano su una cifra che arriva soltanto al 69% degli stipendi percepiti da altri lavoratori con un livello di istruzione terziaria. Questo fatto, evidenziato dallo studio, contribuisce a rendere la professione di insegnante meno attraente per i potenziali candidati, compromettendo così la qualità dell’istruzione nel paese e la capacità di attirare i migliori talenti nel campo dell’insegnamento.
Un altro elemento allarmante è rappresentato dal fatto che, in tutti i Paesi dell’Ocse ad eccezione di sei, gli stipendi tabellari dei docenti della scuola secondaria inferiore hanno avuto aumenti reali inferiori all’1% all’anno dal 2015. In contrasto, in Italia, il salario reale dei docenti è diminuito dell’1,3%. Questo andamento negativo dei salari degli insegnanti è un segnale allarmante e richiede un’analisi approfondita per comprendere le ragioni di questa tendenza.
Un ulteriore aspetto che il rapporto mette in evidenza è l’età avanzata degli insegnanti in Italia. Il 60% del personale docente della scuola secondaria superiore ha 50 anni o più, mentre la media dell’Ocse si attesta solo al 40%. Questo dato solleva preoccupazioni riguardo alla necessità di una rinnovazione del corpo docente e all’importanza di attrarre giovani insegnanti qualificati per garantire un futuro solido per il sistema scolastico italiano. Il ministro Valditara ha già annunciato che il governo è al lavoro per far sì che questi dati invertano il trend. Riuscirà l’esecutivo a dar vita ad un piano completo per restaurare e rinnovare il nostro sistema scolastico?