Danilo Bonassoli, amministratore unico di Albogroup, un’azienda con sede a Lallio (Bergamo) specializzata nella produzione industriale, lancia un appello preoccupato: l’azienda è in piena crescita, con un fatturato di 8 milioni di euro nel 2024 e una nuova linea di produzione pronta per essere avviata, ma mancano i dipendenti per concretizzare i progetti futuri.
L’imprenditore è alla ricerca urgente di tre nuove figure professionali: due operai e un manutentore, con stipendi che variano dai 1.600 euro netti al mese per gli operai ai 3.500 euro netti per il manutentore. Tuttavia, nonostante l’offerta economica competitiva, Bonassoli lamenta una scarsa adesione da parte dei giovani italiani, una realtà che rischia di mettere in difficoltà l’azienda.
- Un problema di competenze e mentalità
- Un appello per un cambio di mentalità
- Un problema che va oltre Albogroup
- Un futuro incerto per le piccole e medie imprese
Un problema di competenze e mentalità
«Non si presentano italiani, ma solo stranieri senza competenze specifiche, spesso provenienti da lavori saltuari e non specializzati», spiega Bonassoli al Corriere della Sera. L’imprenditore sottolinea che il problema non è economico, ma culturale. I candidati ideali, secondo Bonassoli, dovrebbero avere tra i 25 e i 30 anni, essere motivati e disposti a imparare un mestiere, anche affrontando il sacrificio di lavorare su due turni o occasionalmente di sabato.
Tuttavia, questa disponibilità sembra mancare. Bonassoli ha esaminato una sessantina di candidati negli ultimi mesi, ma nessuno è risultato idoneo, soprattutto tra i giovani italiani. La ragione? Secondo l’imprenditore, molti preferiscono lavorare per un breve periodo, accedere agli ammortizzatori sociali come la Naspi (indennità di disoccupazione) e vivere a carico dei genitori fino a 40 anni.
Un appello per un cambio di mentalità
«I giovani non sono più disposti a sacrificarsi per imparare un mestiere», afferma Bonassoli, che non nasconde la propria preoccupazione per una generazione che sembra poco incline a investire nel proprio futuro professionale. La difficoltà a trovare personale giovane lo ha portato a rivalutare i lavoratori più anziani, la cosiddetta “vecchia guardia”.
Secondo Bonassoli, gli ultracinquantenni mostrano spesso maggiore dedizione al lavoro, ma molti di loro sono ormai vicini alla pensione e preferiscono non affrontare l’impegno di un nuovo impiego. «Capisco che vogliano pensare alla pensione, ma almeno loro hanno voglia di lavorare», osserva.
Un problema che va oltre Albogroup
La vicenda di Albogroup non è un caso isolato, ma rappresenta una sfida più ampia che riguarda molte aziende italiane, in particolare quelle legate alla produzione e alla manifattura. Secondo i dati ISTAT e le segnalazioni di numerosi imprenditori, la difficoltà di reperire personale qualificato (e motivato) è un fenomeno in crescita, acuito anche dalle dinamiche del mercato del lavoro e da una mancanza di formazione tecnica specifica.
Un futuro incerto per le piccole e medie imprese
Con 15 dipendenti e un forte orientamento alla crescita, Albogroup potrebbe essere un esempio virtuoso di piccola impresa italiana. Tuttavia, la mancanza di personale rischia di rallentare lo sviluppo di progetti chiave, come la nuova linea di produzione, che rappresenta un investimento importante per il futuro dell’azienda.
L’appello di Bonassoli non è solo un grido di aiuto per la sua realtà imprenditoriale, ma anche una riflessione più ampia sulla necessità di recuperare il valore del lavoro, del sacrificio e della formazione, soprattutto tra i giovani. Senza una soluzione a queste problematiche, molte altre aziende italiane potrebbero trovarsi a fronteggiare le stesse difficoltà.