I sequel, si sa, sono sempre un terno al lotto, specie quando sono tanto attesi dal pubblico. E soprattutto quando si tratta di quei film che hanno segnato un’intera generazione, come Inside Out, capolavoro Pixar del 2015 capace di conquistare pubblico e critica con la sua originalità e profondità, soprattutto grazie ad una struttura evocativa che rimane saldamente nel nostro immaginario collettivo. Non è quindi una sorpresa che Inside Out 2 sia già balzato in testa alle classifiche di incassi con un record di incassi: 154 milioni di dollari nel primo weekend, il miglior esordio in sala per un’animazione nell’era post-pandemia. Tuttavia, il film sta scatenando una reazione inaspettata tra tutti gli spettatori che sono andati a vederlo al cinema. Si tratta di un’ondata di emozioni contrastanti, un misto di nostalgia, euforia e… qualcosa di indefinito, che molti definiscono come una “strana sensazione”. Di cosa si tratterà? Sarà forse il potere evocativo del film, che ci riporta all’infanzia e ai suoi turbamenti con una delicatezza disarmante? Oppure è la magia della Pixar, capace di scavare nell’animo umano con una maestria ineguagliabile?
- Qual è la ‘strana sensazione’ che sta colpendo gli spettatori di Inside Out 2?
- Le emozioni di Inside Out 2 non dovevano essere solo 10, potevano essere molte di più
Qual è la ‘strana sensazione’ che sta colpendo gli spettatori di Inside Out 2?
Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Inside Out 2 si è proposto sin dal principio di più di un semplice sequel ma mirando ad essere un’esperienza cinematografica che si in grado oltre il mero intrattenimento, lasciando il segno e generando interrogativi nel pubblico. Di sicuro si tratta di un film da non perdere – non solo per rivivere le avventure di Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto e dei loro nuovi amici, Ansia, Invidia, Imbarazzo, Ennui e Nostalgia – ma anche per scoprire che cosa si nasconde nel profondo della nostra mente, in quel Quartier Generale delle Emozioni che, da bambini come da adulti, continua a governare le nostre vite.
La trama di fondo la conosciamo: Riley, non è più bambina e ha appena compiuto 13 anni, approcciandosi agli anni difficili dell’adolescenza. A un certo punto scoppia l’Allarme Pubertà, permettendo l’ingresso delle nuove emozioni e facendo così da trampolino di lancio dell’intera trama.
Ed è qui che scatta la “strana sensazione” che hanno vissuto i telespettatori che hanno visto il film. Qualcosa che parte dalla coerenza narrativa legata alla prima pellicola, incastrando il nuovo mondo della crescita di Riley a quello “vecchio” già esplorato nel capitolo precedente, con un perfetto incastro di tasselli e una serie di sviluppi e invenzioni interessanti.
C’è tuttavia quel senso di “già visto”, soprattutto nelle dinamiche di base. Ancora una volta, le emozioni “lavorano” per garantire tutte insieme la felicità di Riley, negoziando continuamente un equilibrio instabile all’interno della sua testa volto a permettere che ciò accada.
Anche se Inside Out 2 è un ottimo sequel, resta piuttosto simile al primo film, lasciando quel senso di assai comune déjà-vu negli spettatori. Anche perché, come tanti altri sequel prima di lui, dipende quasi completamente dal capitolo precedente.
Le emozioni di Inside Out 2 non dovevano essere solo 10, potevano essere molte di più
Parlavamo delle “emozioni” mostrate in Inside Out 2, ovvero i dieci personaggi vecchi e nuovi che gestiscono il Quartier Generale. L’idea del sequel è venuta al regista del film, Kelsey Mann, che ha trovato ispirazione dopo aver guardato le sue foto di compleanno da bambino. In quelle vecchie foto ha infatti notato che aveva “il sorriso più grande” sul viso durante il suo quinto compleanno mentre anni dopo, il giorno del suo tredicesimo compleanno, il suo sorriso si era stranamente “ridotto”: “Ero seduto lì a fissare la torta. Avevo un’aria infelice ed era un enorme contrasto rispetto a quando avevo cinque anni. Mi sono detto: ‘Che cosa è successo?’”
Da qui l’idea di inserire nuove emozioni accanto a quelle viste nel primo film. Oltre alle emozioni principali originali – Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura – dietro alla console sono arrivate Ansia, Imbarazzo, Invidia, ed Ennui (ovvero la noia). Inoltre, di tanto in tanto, fa capolino Nostalgia.
Le cinque nuove emozioni però, sarebbero potute essere molte di più. Basandosi su alcuni studi prima della produzione del primo film, erano state prese in considerazione ben 27 emozioni. Non tutte e 27 sarebbero comparse nella pellicola, ovvio, ma Kelsey Mann voleva un numero molto più alto di cinque (più cinque) per il sequel.
Il regista, infatti, ha raccontato a Entertainment Weekly che all’inizio aveva in mente qualcosa di ancora più complicato: “Quando ho iniziato avevo pensato alla comparsa di nove nuove emozioni. Era ridicolo. Erano così tante. Volevo che Gioia si sentisse sopraffatta“. In effetti, forse nove nuovi personaggi tutti insieme sarebbero stati un po’ troppi…
Questa sorta di “inondazione” di nuove emozioni era stata però voluta dal regista anche per un altro motivo: avrebbe dovuto rispecchiare la sua esperienza da genitore di un’adolescente, trasferendola nel personaggio di Gioia.
Tuttavia, alla fine della storia non si è fatto nulla. Soprattutto perché dalla produzione è arrivata la richiesta di una semplificazione. L’idea originale di Mann avrebbe sopraffatto il pubblico. Ma il rischio era anche un altro: avere troppe nuove emozioni in gioco poteva far sì che molte di esse si sovrapponessero tra loro, creando una certa confusione. Che, certo, è quella che c’è nel corpo di ogni adolescente, ma difficilmente avrebbe reso bene in un prodotto cinematografico.
Quindi ha deciso di optare sulle cinque nuove emozioni che alla fine sono nel film. E in particolare su una: Ansia. In tutte le bozze presentate, ha rivelato, solo l’ansia era sempre presente. Anche perché, pur essendo una sensazione che può comparire ben prima dei 13 anni, tutti i tredicenni sanno bene cosa significhi essere ansiosi.
La verità, però, è che le tante emozioni “scartate” compaiono per qualche attimo in un breve intermezzo del film. Si tratta di un momento estremamente breve, sebbene i cinefili più arditi saranno già stati in grado di andare a scovarlo. C’è infatti un momento in cui viene mostrata la sala d’attesa dove tutte le emozioni siedono e aspettano che arrivi il loro turno per entrare in gioco, facendo sì che – per pochi fotogrammi – il sogno di avere tante nuove emozioni tutte insieme nella pellicola venga effettivamente realizzato.