Negli ultimi anni, l’argomento degli asteroidi che si dirigono verso la Terra è diventato sempre più inquietante. Di tanto in tanto si parla di nuovi asteroidi che si avvicinano pericolosamente al nostro pianeta, facendoci riflettere sulla nostra vulnerabilità di fronte a questi enormi corpi celesti. L’ultima notizia riguarda un avvertimento della NASA che indica un evento che potrebbe rendere la fine del mondo più probabile.
- Lo studio condotto dalla NASA
- Gli effetti di un asteroide ipotizzati dalla NASA
- Gli altri studi della NASA
Lo studio condotto dalla NASA
Gli scienziati hanno condotto uno studio approfondito sui potenziali effetti di un asteroide che colpisce la Terra e le conseguenze sarebbero catastrofiche. Secondo il rapporto, gli impatti di asteroidi rappresentano una delle minacce più significative per la vita umana.
Lo studio condotto dalla NASA si è concentrato su asteroidi con diametri compresi tra 15 e 400 metri, poiché sono quelli che colpiscono più frequentemente la Terra. Gli asteroidi di dimensioni inferiori si disintegrano nell’atmosfera terrestre, ma possono ancora causare danni considerevoli. Ad esempio, nel 2013, l’asteroide che ha colpito Chelyabinsk in Russia aveva un diametro di soli 17-20 metri e ha causato oltre 1.000 feriti.
Gli effetti di un asteroide ipotizzati dalla NASA
- Il primo effetto che verrebbe provocato da un impatto di un asteroide è rappresentato dalle raffiche di vento e dalle onde d’urto di pressione. In scenari sperimentali, questi due effetti causerebbero oltre il 60% delle vittime.
- Un altro effetto disastroso sarebbe il calore generato dall’asteroide, che rappresenterebbe quasi il 30% delle vittime.
- Inoltre, ci sarebbero detriti volanti, tsunami, scosse sismiche e crateri, tutti elementi che contribuirebbero ad aumentare il numero di vittime. Gli tsunami, ad esempio, hanno rappresentato il 20% delle vite perse.
Tuttavia, non dobbiamo farci prendere dal panico. Nonostante le minacce che gli asteroidi possono rappresentare, la scienza e la tecnologia stanno facendo progressi nel campo della difesa planetaria. Sistemi di rilevamento sempre più avanzati, missioni spaziali di esplorazione degli asteroidi e tecnologie per deviare la loro traiettoria stanno diventando sempre più promettenti.
Gli altri studi della NASA
Dalla NASA è stato recentemente lanciato un messaggio che suona come un allarme agghiacciante riguardo alla minaccia degli asteroidi che potrebbero colpire la Terra. Secondo James Garvin, scienziato capo del Goddard Space Flight Centre della NASA, gli impatti di rocce spaziali di oltre mezzo miglio di diametro potrebbero essere tre volte più frequenti rispetto alle stime precedenti. Questo dato renderebbe di fatto la fine del mondo tre volte più probabile di quanto si pensasse in precedenza.
Garvin ha condotto una nuova ricerca che si basa appunto sulla rivalutazione dei crateri da impatto conosciuti in tutto il mondo. Il suo lavoro suggerisce che molti di questi crateri sono molto più grandi delle stime originali e che tre di essi abbiano meno di un milione di anni. Inoltre, lo scienziato ritiene che i crateri più grandi presenti sulla Terra abbiano maggiori probabilità di essere consumati dagli agenti atmosferici rispetto a quelli simili su Marte, il che avrebbe portato a una generale sottostima delle dimensioni dell’oggetto che li ha causati.
Secondo lo studio, dunque, se i nuovi dati fossero corretti, ogni esplosione avrebbe causato una detonazione molte volte più violenta della più grande arma nucleare mai scoppiata. Una deflagrazione talmente grande che potrebbe fare volare nello spazio una parte considerevole dell’atmosfera terrestre.
Sebbene non si tratti di un evento così drammatico come la tempesta di fuoco diffusasi su tutto il pianeta che segnò la fine dei dinosauri, sarebbe più che sufficiente per porre fine al mondo come lo conosciamo attualmente.
C’è però una piccola possibilità: Garvin ha ammesso che c’è ancora del lavoro da fare prima che i suoi primi rilevamenti dei crateri da impatto possano essere accettati come fatti scientifici. Tuttavia, i dubbi sollevati dalle sue scoperte sono sufficienti per far sì che i vecchi crateri da impatto vengano esaminati con attenzione.