La notizia della morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile, ha scosso profondamente il mondo cattolico e non solo. Fino all’ultimo, il pontefice ha incarnato una presenza silenziosa ma potente, anche nei momenti di maggiore fragilità fisica. E oggi, tra le tante parole che circolano per ricordarlo, riaffiora con forza un aneddoto raccontato da lui stesso 5 anni fa. Una storia che, a rileggerla ora, sembra anticipare il suo stesso commiato dalla vita: una riflessione sul lasciare andare, sull’abbandonarsi con fiducia e sulla forza misteriosa che lega corpo, spirito e volontà.
- Il ricordo di un vescovo e di un momento sospeso
- Le parole che aprono la porta dell’aldilà
- La forza della volontà secondo la scienza e la fede
- Il messaggio finale di un Papa che non ha mai smesso di credere
Il ricordo di un vescovo e di un momento sospeso
Tutto comincia con il ricordo della morte di un vescovo argentino, amico personale di Bergoglio. Era un uomo di fede, profondamente amato dalla comunità e dallo stesso Jorge Mario Bergoglio, che all’epoca dei fatti era già Papa. Durante i suoi ultimi giorni di vita, il vescovo era tenuto in vita da una resistenza inspiegabile. I medici si trovavano spiazzati: il corpo era allo stremo, eppure lui non spirava. Come se stesse aspettando qualcosa, o qualcuno.
Le parole che aprono la porta dell’aldilà
Quel momento arrivò sotto forma di un gesto silenzioso. Un sacerdote, legatissimo al vescovo e considerato il suo “figlio spirituale”, chiese di restare solo con lui nella stanza d’ospedale. Non disse molto. Gli si avvicinò e gli sussurrò poche parole, così semplici da sembrare scontate, eppure capaci di cambiare tutto: “Lascia andare, abbandonati. Hai fiducia”. Furono quelle parole, secondo quanto raccontato da Francesco, a spezzare l’ultimo legame terreno del vescovo. Dopo qualche minuto, il suo cuore si fermò.
Non si trattò solo di una morte serena, ma di un passaggio quasi mistico, dove la volontà umana sembrava aver trattenuto la vita fino all’ultimo. Nel narrare questo episodio lasciò intendere che quel gesto lo aveva profondamente segnato. E forse anche preparato.
La forza della volontà secondo la scienza e la fede
Oggi, a distanza di 5 anni, quella storia assume un significato diverso. In un articolo pubblicato dal Daily Mail, si fa riferimento proprio alla forza di volontà come elemento cruciale per spiegare la sorprendente tenacia di Papa Francesco nel resistere alla malattia. Nonostante un quadro clinico tutt’altro che semplice, il pontefice avrebbe manifestato una volontà di vivere che ha stupito anche i medici. Alcuni parlano di una determinazione che ha letteralmente “sfidato la morte”, soprattutto in occasione dell’ultima Pasqua, quando le sue condizioni sembravano particolarmente critiche.
L’articolo della stampa estera esplora, infatti, come la forza mentale possa influire concretamente sul corpo. Non è solo una questione spirituale o religiosa, ma anche scientifica: secondo numerosi studi, il “desiderio di vivere” può avere effetti fisiologici rilevanti, rallentando persino i processi degenerativi nei momenti più delicati. E chi più di un Papa, abituato alla meditazione e alla preghiera quotidiana, può dimostrarlo?
In questo senso, le parole sussurrate a quel vescovo argentino sembrano essere tornate indietro come un’eco. Forse, anche Papa Francesco, in alcuni momenti, ha dovuto ricordare a sé stesso di abbandonarsi alla fede. Ma la sua missione, come lui stesso ha più volte ribadito, non è mai stata una fuga dalla sofferenza. È come se quella stessa forza spirituale che lo colpì nel 2020 fosse diventata ora parte della sua stessa esperienza di vita.
Il messaggio finale di un Papa che non ha mai smesso di credere
Quando la spiritualità sembra passare in secondo piano, le parole di Papa Francesco ci ricordano che il momento della morte può essere anche una scelta interiore. E anche vivere, quando tutto sembra contro di noi, può essere una decisione. Una scelta di fede, ma anche di coraggio.