Avete mai sentito parlare della “Porta dell’inferno“? Si tratta del vero accesso all’altro mondo e all’antro infernale, dove risiedono le anime dei dannati. Come? Siete convinti che si tratti solo di un’antica leggenda o di meravigliosa letteratura fantastica? Potreste ricredervi: è arrivata una ricerca che svela l’ubicazione esatta di questo accesso. Andiamo a scoprire dove si trova.
- La porta dell’inferno secondo Dante Alighieri
- La porta dell’inferno nella realtà: ecco dove si trova
- Cosa c’è nella porta dell’inferno
La porta dell’inferno secondo Dante Alighieri
Secondo la descrizione di Dante nei capitoli dell’Inferno della sua Divina Commedia, l’inferno è una vasta voragine a forma di cono rovesciato, situata nelle viscere della terra, proprio sotto la città di Gerusalemme. Questa cavità sotterranea si sarebbe aperta quando Lucifero fu cacciato dal Cielo a seguito della sua ribellione contro Dio.
Nonostante la sua importanza nella letteratura, finora non si sapeva con precisione dove si trovasse questo presunto ingresso infernale. Dante e Virgilio ci arrivano dopo un giorno di viaggio dalla Selva Oscura. Ma la Divina Commedia non ci dice altro.
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La porta dell’inferno nella realtà: ecco dove si trova
Tuttavia, sembra che gli scienziati abbiano finalmente individuato la possibile ubicazione di questa enigmatica “Porta dell’inferno” nella Grotta di Te’omim, situata sulle colline occidentali della città antica di Gerusalemme.
La Grotta di Te’omim è stata oggetto di studio per oltre 150 anni, e nei secoli passati, molti studiosi credevano che l’acqua sorgiva che scorreva all’interno avesse proprietà curative. Ma recentemente, durante le ricerche condotte da alcuni archeologi, sono stati ritrovati al suo interno teschi umani e oltre 100 lampade di ceramica, elementi che hanno dato una nuova direzione alle indagini.
Ne parla un articolo pubblicato di recente da alcuni studiosi dell’Università di Harvard e intitolato “Oil Lamps, Spearheads and Skulls: Possible Evidence of Necromancy during Late Antiquity in the Te’omim Cave, Judean Hills”, ovvero “Lampade a olio, punte di lancia e teschi: Possibili prove di negromanzia durante la tarda antichità nella Grotta di Te’omim, sulle Colline di Giudea”.
Lo studio suggerisce la teoria che questa grotta venisse considerata come l’accesso stesso all’inferno, e che gli oggetti ritrovati al suo interno venissero utilizzati dai suoi antichi visitatori per evocare gli spiriti dei morti.
Cosa c’è nella porta dell’inferno
Gli scienziati hanno rilevato che la grotta presenta tutti gli elementi cultuali e fisici necessari per fungere da possibile portale per il mondo sotterraneo. Un dettaglio che ha portato a rivalutare gli antichi scritti romani appena portati alla luce, i quali suggeriscono che le fiamme tremolanti all’interno delle lampade venissero considerate un mezzo di comunicazione con demoni e spiriti dell’aldilà.
Non è la prima volta che la Grotta di Te’omim suscita interesse. Già negli anni ’70, alcuni ricercatori avevano scoperto una serie di passaggi segreti che conducevano a camere nascoste all’interno della grotta. In queste fessure, erano stati rinvenuti oggetti di vario genere, tra cui monete, oggetti in ceramica, armi metalliche, lampade e teschi.
Tutto ciò sembra confermare l’idea che questo luogo fosse un punto di riferimento per coloro che si dedicavano alle arti oscure nell’antico Israele, praticanti dell’occultismo e della comunicazione con l’aldilà. In sintesi, una vera e propria porta dell’Inferno.