Porta dell'inferno, il cratere infuocato più profondo al mondo si sta spalancando per ragioni preoccupanti

Il cratere più profondo al mondo si espande sempre di più. Cosa sta causando l'ampliamento della Porta dell'Inferno in Siberia?

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

L’erosione sempre più rapida della “Porta dell’Inferno” di Batagaika è un esempio eloquente degli impatti dei cambiamenti climatici sul permafrost e sull’ambiente circostante. Situata nelle gelide terre della Yakutia, in Siberia Orientale, questa voragine naturale, conosciuta anche come il “cratere di Batagaika”, sta suscitando crescente preoccupazione tra gli scienziati. La causa principale, a quanto pare, è il riscaldamento globale.

Cosa sta succedendo alla Porta dell’Inferno di Batagaika?

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Scoperta per la prima volta nel 1991, la Porta dell’Inferno è un cratere che ha continuato ad aumentare in larghezza e profondità a un ritmo allarmante. Attualmente profondo circa 90 metri, il cratere continua ad espandersi verso l’esterno a un ritmo accelerato, dovuto allo scioglimento del permafrost.

Il permafrost, un terreno ghiacciato che copre vaste aree della Siberia, si sta sciogliendo a causa delle temperature in aumento in tutto il globo, esponendo e liberando strati di terreno e materiali organici precedentemente congelati.

Il rapido processo di erosione del cratere sta avendo conseguenze significative sull’ambiente circostante. La riva del vicino fiume Batagay sta subendo un’erosione potenziata, e l’habitat locale ne risente gravemente. Tuttavia, una delle preoccupazioni più gravi è legata alle emissioni di gas serra.

Lo scioglimento del permafrost rilascia nutrienti organici che erano bloccati nel terreno ghiacciato, contribuendo alla liberazione di enormi quantità di carbonio organico. Si stima che tra le 4.000 e le 5.000 tonnellate di carbonio organico vengano rilasciate ogni anno, un numero destinato a crescere con il continuo scioglimento del permafrost. Questo ciclo di emissioni di gas serra potrebbe contribuire ulteriormente al riscaldamento globale, creando un effetto amplificatore e aggravando ulteriormente la situazione climatica dell’area.

Le temperature superiori alla media registrate negli ultimi anni hanno accelerato la crescita del cratere di Batagaika. Gli studi più recenti indicano che questo trend continuerà allo stesso modo anche per i prossimi anni, con ulteriori aumenti delle temperature previste per il futuro. Il cratere si sta avvicinando al substrato roccioso sul fondo, il che suggerisce che potrebbe raggiungere una fase di stabilità in termini di profondità. Tuttavia, la continua espansione verso l’esterno rimane una minaccia significativa per l’ambiente circostante e potrebbe portare a conseguenze imprevedibili per la regione.

Perché il cratere di Batagaika è detto Porta dell’inferno?

Il cratere di Batagaika viene soprannominato “Porta dell’inferno” per via di diverse caratteristiche peculiari. Innanzitutto – e come abbiamo visto – il cratere è in continua espansione. La sua forma irregolare e le pareti scoscese, composte da strati di terreno scongelato e permafrost, conferiscono un aspetto spettrale e suggestivo.

Ma la fama del cratere va oltre la scienza: gli abitanti del luogo affermano di sentire rumori provenire dal cratere, paragonabili a gemiti o ruggiti, che hanno contribuito al soprannome “infernale”. In realtà, questi suoni sono causati dal crollo di massi di permafrost e dal movimento del terreno, che producono dei rumori quasi spettrali.

Inoltre, all’interno del cratere sono state rinvenute carcasse di animali preistorici e resti di foreste antiche, offrendo un affascinante spaccato sul passato della regione. Tuttavia, la loro presenza aggiunge un’aura di mistero e inquietudine all’intero luogo.

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