Nel momento in cui i cieli d’Italia si preparano ad accogliere un nuovo carico di sabbia proveniente dal Sahara, la rete si infiamma di teorie del complotto che legano questo fenomeno alle scie chimiche. Secondo alcuni, dietro la pioggia di polvere sahariana si celerebbero oscure manovre governative legate alle emissioni degli aerei. Ma quanto c’è di vero in queste affermazioni che puntualmente tornano a circolare sul web?
- Sabbia del Sahara nella pioggia: il fenomeno naturale tornerà in Italia
- Cosa c’entra la pioggia di sabbia del Sahara con le scie chimiche?
Sabbia del Sahara nella pioggia: il fenomeno naturale tornerà in Italia
Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Gli esperti hanno registrato che, negli ultimi anni, si può osservare un aumento della frequenza e dell’intensità delle ondate di sabbia proveniente dal Sahara. Questo fenomeno è il risultato di processi atmosferici naturali che sollevano polveri dal deserto e le trasportano per migliaia di chilometri. La sabbia che raggiunge l’Italia è composta da particelle finissime, prodotte dall’erosione dei venti. Particelle che, in realtà, sono molto più piccole dei tradizionali granelli di sabbia, una caratteristica che si può notare facilmente facendo passare la polvere tra le dita.
Con il picco di questa pioggia polverosa previsto al centro-nord tra giovedì e venerdì e nel Meridione durante il fine settimana, gli esperti sottolineano l’importanza di un monitoraggio continuo dell’atmosfera. Ma c’è chi non crede.
Cosa c’entra la pioggia di sabbia del Sahara con le scie chimiche?
Uno degli aspetti più curiosi e fraintesi della sabbia sahariana è il suo comportamento magnetico. Questo fenomeno è alla basa di numerose teorie del complotto che attribuiscono la magnetizzazione della polvere alle scie chimiche e alla presenza di metalli pesanti.
Una delle teorie più persistenti afferma che la sabbia sia in realtà un prodotto chimico disperso intenzionalmente nell’aria dagli aerei con l’intento di oscurare il sole, controllare il clima o per altri fini malevoli. Un’altra teoria sostiene che la sabbia sia il risultato di operazioni di geoingegneria, come il direct seeding delle nuvole, finalizzate a modificare il clima. In alcuni casi, c’è chi ha addirittura ipotizzato che la sabbia venga dispersa nei cieli come arma segreta da governi o organizzazioni più o meno lecite per danneggiare o destabilizzare altre nazioni.
In realtà, le scie chimiche non c’entrano niente: la spiegazione è molto più semplice e assolutamente scientifica. La sabbia del Sahara deve infatti il suo colorito rossastro alla presenza di ossidi di ferro, come l’ematite e la magnetite. L’ematite è un minerale ferroso debolmente magnetico, mentre la magnetite è fortemente magnetica. È proprio questa composizione che conferisce a questa polvere il suo comportamento magnetico naturale.
Nonostante le spiegazioni scientifiche, le teorie del complotto sulla sabbia del Sahara e il suo legame con le scie chimiche continuano a proliferare. I complottisti attribuiscono il fenomeno delle piogge di sabbia sahariana alle scie chimiche, sostenendo che queste ultime contengano metalli pesanti e altre sostanze dannose o in grado di esercitare il controllo sugli esseri umani. Tuttavia, non esistono prove scientifiche che supportino in alcun modo queste affermazioni.
La comunità scientifica ha da sempre smentito ogni teoria riguardante le presunte scie chimiche, evidenziando che le emissioni biancastre visibili nel cielo non sono altro che il risultato della condensazione del vapore acqueo prodotto dai motori degli aerei.