Il simbolo del Decadentismo Gabriele D’Annunzio ha inventato molte parole usate comunemente nella lingua italiana. Nessun letterato ha influenzato la vita pubblica e privata degli italiani quanto il famoso scrittore, drammaturgo, poeta, politico e patriota abruzzese; quando si pensa a D’Annunzio si pensa infatti ad un fenomeno di costume, ad uno stile di vita e ad un vero e proprio culto per la parola.
Per lui l’eloquenza era a tutti gli effetti l’unica ancora di salvezza in un mondo dalle mille trasformazioni: “l’espressione è il mio unico modo di vivere; esprimermi, esprimere è vivere”.
I neologismi di D’Annunzio
La parola era amata da D’Annunzio in quanto capace di suscitare emozioni immediate. I termini e le locuzioni erano da lui trattate come veri oggetti preziosi. Proprio per questo il letterato era alla costante ricerca di grafie e di parole nuove che meglio si adattassero e rappresentassero i suoi pensieri e la sua ideologia.
Fu lui per esempio a donare al fascismo gran parte del suo corredo esteriore: i cerimoniali, il frasario, nonché il grido rituale “Eia eia alalà”. E fu sempre lui a coniare la locuzione Milite Ignoto. Ma le sue invenzioni non sono circoscritte al mondo politico o militare e rimangono vive ancora oggi, nella lingua usata quotidianamente da tutti noi.
Dallo Scudetto al tramezzino
Si deve a D’Annunzio una parola ambita da tutti gli amanti dello sport, scudetto. Così come è frutto della sua mente il termine tramezzino, coniato affinché non si dovesse utilizzare l’inglese sandwich; italianizzazione anche per la parola cognac, che diventa arzente. Al Vate si devono inoltre le parole velivolo, fusoliera, vigili del fuoco e l’espressione folla oceanica.
Lo scrittore di Pescara inventò persino dei nomi propri, Ornella, Liala e Cabiria, nonché dei marchi storici: nel 1917 donò il nome benaugurante Rinascente al famoso negozio milanese ricostruito dopo un incendio e nel 1922 consigliò l’acronimo SAIWA (Società Accomandita Industria Wafer e Affini) alla pasticceria genovese sorta all’inizio del secolo.
L’automobile è femminile
Rimanendo in tema dolciario, si deve alla fervida fantasia dell’autore de “Il Piacere” anche il nome “parrozzo”, tipico dolce abruzzese. Fu inoltre sempre Gabriele D’Annunzio, dietro una richiesta specifica di Giovanni Agnelli, ad arrivare alla conclusione che la parola automobile fosse di genere femminile: decisione che si impose tra tutte le varianti e rimane tuttora valida.
Cambiamento di genere anche per il sacro fiume d’Italia che, conosciuto come la Piave, dopo la virile vittoria militare, diventò maschile proprio grazie al Vate.