Ormai da qualche decennio, tra gli scienziati ha cominciato a diffondersi l’idea che possa esistere un’energia oscura in grado di influenzare e portare il destino dell’intero Universo verso un’irrimediabile fine. È qualcosa che da sempre affascina e preoccupa i ricercatori, dato che le ultime scoperte parlano di una sorta di una forza ancora più potente e pericoloso di quanto teorizzato finora… Si tratterebbe di una vera e propria “energia oscura” che, piuttosto di continuare ad espandere l’Universo all’infinito, potrebbe portare ad un “Big Freeze”, un “grande congelamento”. Ma di cosa si tratta e perché è una prospettiva tanto terribile?
- Il mistero dell'energia oscura che rischia di congelare l’Universo
- Perché l’Universo rischia un “Big Freeze”?
- Cos’è davvero il Big Freeze?
Il mistero dell’energia oscura che rischia di congelare l’Universo
Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Negli anni ‘90 è stata scoperta la cosiddetta “energia oscura”, ovvero la causa principale dell’espansione accelerata dell’Universo. Questo, infatti, non solo si espande, ma lo fa sempre più velocemente. Tuttavia, pur essendo uno degli enigmi più grandi della moderna cosmologia, l’essenza e la natura di questa energia sono del tutto sconosciuti, così come il suo funzionamento.
Esistono diverse teorie a riguardo, come la possibilità che l’energia oscura sia una forza che si oppone alla gravità, spingendo le galassie sempre più lontane l’una dall’altra, facendo sì che l’intero Universo si espanda.
Una chiara definizione dell’energia oscura, lo ripetiamo, non esiste. Ma ad essa si affianca una nuova idea: l’energia oscura olografica. Questa teoria suggerisce che l’Universo non operi tridimensionalmente ma bidimensionalmente. E che spazio e gravità siano solo illusioni create da forze quantistiche. Parole che ci dicono poco ma che rischiano di mettere a repentaglio la nostra stessa concezione dell’Universo.
Perché l’Universo rischia un “Big Freeze”?
Gli studi più recenti sull’energia oscura olografica rivelano che il futuro dell’Universo è a repentaglio. Qualora la loro teoria si rivelasse corretta, l’espansione dell’Universo ad un certo punto rallenterà invece che accelerare. E, quindi, invertendo rotta e rallentando sempre di più, potrebbe portare ad un totale arresto della sua espansione, portando al “Big Freeze”, il “lungo congelamento”.
Si tratta di uno scenario apocalittico, nel quale l’Universo non finirebbe per collassare su stesso ma rimarrebbe intrappolato in una sorta di limbo. Quando la sua espansione si arresterà (o quasi), le fonti di energia dell’Universo cesseranno di esistere, portando le stelle a spegnersi l’una dopo l’altra. Allo stesso modo, non nasceranno nuove stelle e le galassie diverranno luoghi buoi e silenziosi, destinati a morire mentre le particelle subatomiche che le compongono si allontanano lentamente.
Quello che ritroveremmo davanti potrebbe essere un Universo ormai privo di energia, destinato a congelarsi. Si tratta di un processo lungo e che richiederà miliardi di anni. Ma che, se confermato, prevede la fine di ogni attività cosmica.
Cos’è davvero il Big Freeze?
Del “Big Freeze” ha parlato qualche anno fa Venus Keus, ricercatrice dell’Università di Helsinki, che ha spiegato il funzionamento di questo fenomeno durante un TedTalk.
Immaginiamoci due oggetti che rappresentano due galassie, tenuti insieme da un elastico corto e stretto, simbolo della gravità. Contemporaneamente, due ganci tirano in direzioni opposte, rappresentando l’energia oscura che espande l’Universo. “Copiate questo sistema più e più volte e otterrete qualcosa che mostra le dimensioni dell’Universo”, ha aggiunto.
Il destino dell’Universo dipende dal confronto tra queste due forze. Se la forza dell’energia oscura diventa abbastanza potente da allungare l’elastico fino a fargli perdere la sua elasticità, la gravità non sarà più in grado di tenere insieme le galassie. In questo scenario, l’espansione dell’Universo non si fermerebbe del tutto, ma rallenterebbe fino a un punto quasi statico. Le galassie si allontanerebbero, lasciando vuoto lo spazio che c’è tra loro. E gli oggetti all’interno delle galassie, ovvero i pianeti e le stelle, diverrebbero sempre più isolati.