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La vita potrebbe finire con un "Big Crunch"? Gli scienziati affermano che l'universo sta collassando su se stesso

L’idea che tutto ciò che conosciamo possa finire in una gigantesca implosione cosmica è affascinante e terrificante allo stesso tempo

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

La storia la conosciamo tutti: il nostro universo è nato circa 13,8 miliardi di anni fa in seguito al Big Bang e la scienza lo considera da anni come in costante espansione. Tuttavia, una nuova e inquietante ipotesi scientifica sta da qualche anno facendosi strada: e se invece di espandersi all’infinito, il cosmo stesse preparando un’ultima e definitiva contrazione? Questa teoria, nota come “Big Crunch“, ipotizza che l’universo possa un giorno collassare su se stesso in un gigantesco inferno di materia compressa. La colpevole potrebbe essere la misteriosa energia oscura, responsabile dell’espansione cosmica, che potrebbe non essere così stabile come si pensava. E qualora stesse davvero diminuendo di intensità, il destino dell’universo – e di tutta la vita – potrebbe essere destinato a una fine terribile.

L’universo si espande o si restringe? La teoria del “Big Crunch”

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Fino ad ora, il modello cosmologico proposto dalla scienza ha descritto l’universo come una realtà in costante espansione, spinta da una forza invisibile chiamata energia oscura. Questo concetto è derivato dalle osservazioni effettuate con il telescopio spaziale Hubble nel 1998, che rivelarono che l’espansione dell’universo è un fatto e che, addirittura, stava accelerando. Uno studio più recente, basato sulla più grande mappa tridimensionale mai realizzata dell’universo, suggerisce però che questa espansione potrebbe non essere una costante.

Questa mappa, creata grazie allo strumento DESI (Dark Energy Spectroscopic Instrument) presso il Kitt Peak National Observatory in Arizona, include i dati raccolti da circa 15 milioni di galassie. Analizzando la distribuzione della materia e confrontando i dati con la radiazione cosmica di fondo e le esplosioni delle supernove, i ricercatori hanno trovato diverse discrepanze che il modello standard non riesce a spiegare in modo completo. La forza che tiene separati i corpi celesti sembra stia perdendo vigore.

Se l’energia oscura si stesse effettivamente indebolendo, si aprirebbe una strada verso un’inversione della dinamica cosmica. La gravità potrebbe tornare a dominare il modello, rallentando progressivamente l’espansione fino a invertirla. Un processo di questo tipo porterebbe a una compressione progressiva della materia: galassie, stelle e pianeti verrebbero attratti verso un centro comune, fondendosi in un’immensa sfera incandescente. Questo scenario è detto “Big Crunch”.

In questo scenario, le temperature arriverebbero ad aumentare a tal punto da distruggere gli atomi, separando i protoni dagli elettroni e creando un ambiente simile a quello esistente prima del Big Bang. Il tempo stesso potrebbe cessare di esistere.

La teoria del Big Crunch e quella di un futuro incerto

La possibilità che l’energia oscura non sia una costante obbliga i cosmologi a riconsiderare molte questioni finora date per certe dalla scienza. La semplicità del modello standard non basta più: è necessario provare ad ascoltare ciò che l’universo ci sta realmente dicendo. Le nuove evidenze spingono verso una revisione radicale delle teorie cosmologiche, che però aprono le porte a un futuro scientifico denso di interrogativi.

Il Big Crunch resta, per ora, solo una possibilità teorica. Ma i dati raccolti da strumenti sempre più sofisticati ci stanno mostrando un universo più complesso e dinamico di quanto immaginassimo. L’idea che tutto ciò che conosciamo possa finire in una gigantesca implosione cosmica è affascinante e terrificante allo stesso tempo. E forse, in fondo, ci ricorda quanto la nostra esistenza sia strettamente legata ai misteri ancora irrisolti del cosmo.

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