La questione dei cibi fritti e del loro impatto sulla nostra salute è da sempre oggetto di dibattito, tanto che alcuni arrivano persino a paragonare il consumo di cibi fritti all’atto di fumare sigarette. Ma questo confronto è davvero giustificato? Non ci resta che andare a vedere cosa succede realmente nel nostro corpo quando ci concediamo una porzione di patatine fritte (e se è davvero più dannoso che fumare una sigaretta).
- Il paragone provocatorio: mangiare patatine è come fumare una sigaretta?
- Le tossine nei cibi fritti fanno sì che le patatine siano dannose quanto le sigarette?
- Gli effetti a lungo termine del consumo di fritti: qual è la verità?
- Fumo e fritto: analoghi i meccanismi di danno al corpo umano?
Il paragone provocatorio: mangiare patatine è come fumare una sigaretta?
Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Fumare fa male, e questo è un dato di fatto. Ad ogni modo, come per ogni comportamento nocivo, il profilo di rischio varia enormemente in base alla frequenza e alla quantità. C’è una grande differenza tra chi fuma due pacchetti di sigarette al giorno e chi si concede un paio di sigarette nel weekend. Analogamente, mangiare nei fast food quotidianamente ha un impatto diverso rispetto a farlo una volta al mese.
Dave Asprey, imprenditore e guru delle diete, qualche anno fa ha fatto scalpore con una dichiarazione provocatoria: “l’infiammazione scatenata nell’organismo da cibi fritti dura 2 giorni rispetto a quella di una sigaretta che si esaurisce in 4-8 ore. Peccato che chi fuma non si limiti ad una sigaretta ogni 4 ore (il che significherebbe comunque avere uno stato di allerta continuo) ma fuma a intervalli regolari, con due o tre sigarette ogni ora che non solo rende l’infiammazione cronica ma con un effetto sommatorio”.
Ma quanto c’è di vero in tutto questo?
Le tossine nei cibi fritti fanno sì che le patatine siano dannose quanto le sigarette?
Un’altra voce autorevole nel dibattito è quella della dottoressa Catherine Shanahan, nutrizionista e autrice del libro “Dark Calories”. Shanahan sostiene che la quantità di tossine cancerogene presenti in una porzione di patatine fritte sarebbe equivalente a quelle ingerite nel momento in cui si fumano circa 25 sigarette.
Questo significherebbe che, stando alle parole della dottoressa, mangiare una sola patatina darebbe la stessa esposizione tossica di una sola sigaretta. Tuttavia, è importante considerare che mentre entrambe le abitudini comportano l’assunzione di sostanze nocive, le conseguenze sulla salute sono diverse.
Gli effetti a lungo termine del consumo di fritti: qual è la verità?
Possiamo stabilire con assoluta certezza che mangiare occasionalmente patatine e altri cibi fritti non comporta in alcun modo gli stessi rischi immediati del fumo, ma un consumo frequente e in grandi quantità può avere effetti negativi sulla salute nel lungo periodo. Tra i rischi associati al consumo regolare di cibi fritti ci sono:
- Malattie cardiovascolari: Aumento del colesterolo “cattivo” (LDL) e della pressione sanguigna.
- Obesità: A causa dell’alto contenuto calorico e di grassi.
- Diabete di tipo 2: Dovuto all’insulino-resistenza.
- Alcuni tipi di cancro: A causa della formazione di composti nocivi durante la frittura.
Di base, non esistono alimenti cattivi o buoni in assoluto; tutto dipende dalla quantità e dalla frequenza del consumo, nonché dai metodi di cottura utilizzati. La frittura non deve essere quotidiana, ma può essere parte di una dieta equilibrata se consumata con moderazione. Ad esempio, mangiare cibi fritti una volta alla settimana può essere accettabile se la dieta complessiva è sana e bilanciata.
Un aspetto cruciale è la qualità dell’olio utilizzato per friggere. I fast food spesso utilizzano olio di bassa qualità, che viene riutilizzato molte volte, aumentando la formazione di sostanze tossiche. Inoltre, il punto di fumo basso di questi oli può produrre fumi nocivi per il sistema respiratorio.
Fumo e fritto: analoghi i meccanismi di danno al corpo umano?
Sia il fumo che il consumo di cibi fritti, a ogni modo, attivano meccanismi di danno simili nel corpo, principalmente attraverso l’infiammazione e lo stress ossidativo. Il fumo di sigaretta introduce nel corpo una serie di sostanze chimiche tossiche, come la nicotina e il catrame, che provocano infiammazione nelle vie respiratorie e nei vasi sanguigni, oltre a generare radicali liberi che danneggiano le cellule. Allo stesso modo, i cibi fritti contengono grassi trans e altri composti nocivi che possono innescare processi infiammatori e la produzione di radicali liberi, contribuendo a danni cellulari e tissutali.
Entrambi i comportamenti possono avere effetti devastanti sul sistema cardiovascolare. Il fumo è noto per aumentare il rischio di aterosclerosi, ipertensione e infarto miocardico. Questo avviene perché le sostanze chimiche presenti nelle sigarette danneggiano le pareti dei vasi sanguigni, favorendo la formazione di placche aterosclerotiche. Analogamente, il consumo regolare di cibi fritti aumenta i livelli di colesterolo LDL (“cattivo”) e trigliceridi nel sangue, promuovendo anch’esso la formazione di placche nei vasi sanguigni e aumentando il rischio di malattie cardiache e ictus.
Sebbene meno intuitivo rispetto alle sigarette, anche il consumo di cibi fritti può avere ripercussioni sull’apparato respiratorio, soprattutto se il processo di frittura non è gestito correttamente. L’olio usato ripetutamente e a temperature elevate può produrre fumi che contengono sostanze irritanti per i polmoni. Questi fumi possono esacerbare condizioni respiratorie preesistenti come l’asma, similmente a come il fumo di sigaretta irrita le vie respiratorie e peggiora malattie respiratorie croniche.
Il rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro è elevato sia per i fumatori che per chi consuma frequentemente cibi fritti. Il fumo di sigaretta è una delle principali cause di cancro ai polmoni, ma è anche associato a vari altri tipi di cancro, come quello della bocca, della gola e della vescica. I cibi fritti, d’altro canto, possono contenere acrilamide e altri composti cancerogeni che si formano durante la cottura ad alte temperature. Studi hanno suggerito che un consumo elevato di cibi fritti è correlato a un aumentato rischio di sviluppare tumori del colon-retto, della prostata e del pancreas.
L’obesità e il diabete di tipo 2 sono problemi di salute pubblica comuni legati sia al fumo che al consumo di cibi fritti, sebbene attraverso meccanismi differenti. Il fumo può alterare il metabolismo e la distribuzione del grasso corporeo, favorendo l’accumulo di grasso viscerale, che è particolarmente pericoloso. Il consumo di cibi fritti, con il loro alto contenuto calorico e di grassi, contribuisce direttamente all’aumento di peso e all’insulino-resistenza, precursori del diabete di tipo 2. In entrambi i casi, l’infiammazione cronica gioca un ruolo chiave nello sviluppo di queste condizioni.
Il fumo è noto per accelerare il processo di invecchiamento della pelle, provocando rughe precoci e un aspetto spento a causa della riduzione del flusso sanguigno e del danno ai tessuti connettivi. Anche i cibi fritti possono contribuire all’invecchiamento cutaneo. Gli oli ossidati e i grassi trans presenti nei cibi fritti possono influenzare negativamente la salute della pelle, riducendo la sua elasticità e promuovendo l’infiammazione, che a sua volta accelera l’invecchiamento cutaneo.