In tanti pensavano che il terrore nucleare fosse qualcosa di riservato al XX secolo, quando Stati Uniti, Unione Sovietica e altri paesi avevano dato vita a una corsa agli armamenti nel corso della cosiddetta Guerra Fredda, facendo tremare gran parte degli altri paesi. Ebbene, con il conflitto russo-ucraino, la paura di un attacco atomico è prepotentemente tornata e con essa anche la necessità di prepararsi, anche psicologicamente, a questa tragica eventualità.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha per questo motivo stilato da anni una lista di farmaci ufficiale, nella quale vengono elencati i medicinali dei quali è necessario far scorta di fronte a eventuali emergenze radiologiche e nucleari. Proprio nei giorni scorsi, l’OMS ha aggiornato questo elenco, indicando quali di questi medicinali debbano essere acquistati e immagazzinati dagli stati a rischio. E dando anche indicazioni su come gestire le scorte.
Il primo è lo Iodio Stabile. Si tratta di un sale di iodio che può aiutare a ridurre o a bloccare l’assorbimento di radiazioni da parte della tiroide umana. Il suo scopo è quindi quello di proteggere la ghiandola da possibili danni sia a breve che a lungo termine.
Poi, nell’elenco ci sono gli agenti decorporanti della sabbia chelante, ovvero quelli che permettono la “terapia chelante”. Essa sfrutta la chelazione, una reazione chimica in grado di curare alcune forme di intossicazione da metalli pesanti, riducendo la tossicità di questi ultimi. Tra essi c’è il Blu di Prussia, ovvero un pigmento blu che si usa nelle vernici e che viene usato come colorante anche nei tessuti.
L’elenco indica pure le citochine, ovvero piccole molecole di natura proteica, in grado di mitigare i danni al midollo osseo in caso di sindrome acuta da radiazioni.
Infine, precisa l’Organizzazione, è sempre meglio che i paesi facciano scorta di farmaci per il trattamento di vomito, diarrea e infezioni. Sperando di non dover usare mai nulla di tutto questo.