Una ricerca condotta dal team di studiosi dell’Università di Manchester guidati dal professor Stuart Campbell ha indagato sull’origine di alcuni oggetti che si riteneva, tra il XV e XVI secolo, potessero fare da portale per comunicare con mondi spirituali invisibili.
Lo specchio di ossidiana di John Dee
In particolare gli scienziati hanno potuto analizzare ai raggi X uno specchio di ossidiana appartenuto a John Dee, confidente della Regina Elisabetta I che aveva un grande interesse per l’astronomia, l’alchimia e la matematica ma sviluppò anche una vera e propria ossessione per l’occulto.
L’astrologo utilizzava lo specchio del vetro vulcanico nero e riflettente per mettersi in contatto con gli angeli e entità ultraterrene: acquistato nel 1700 dallo scrittore Horace Walpole, convinto che John Dee usasse lo specchio di ossidiana per compiere dei rituali esoterici, alla fine del 1800 venne definitivamente acquisito dal British Museum che lo espone nella Enlightment Gallery.
Leggi anche: >> ‘Alieni di 2 metri atterreranno sulla Terra’: quando arriveranno
L’archeologo a capo della ricerca ha eseguito, con la sua equipe, una analisi geochimica dell’oggetto ritenuto magico per determinare in che percentuale fossero presenti minerali come ferro, titanio o stronzio e dunque indagare sulla provenienza dello specchio.
È emerso che lo specchio di ossidiana ha origini azteche ed era era un artefatto mesoamericano profetico realizzato nel Messico azteco circa mezzo secolo fa. In particolare, stando alla composizione chimica, pare che l’ossidiana dello specchio di John Dee potesse provenire solo dalla regione di Pachuca, nel Messico centrale.
I codici atzechi per spiriti e angeli
Effettivamente gli Aztechi erano convinti del potere dell’ossidiana per evocare spiriti e angeli e dopo essere stati assoggettati agli spagnoli, specchi circolari molto simili a quello del confidente della sovrana inglese sono rappresentati nei codici aztechi.
Proprio l’origine azteca dello specchio rende più attendibile la teoria secondo cui l’alchimista inglese utilizzò lo specchio come skryer, un oggetto per mettersi in contatto con mondi non terreni: questo è quanto sostiene Campbell, considerato che Dee era estremamente incuriosito dal Nuovo Mondo e con tutta probabilità era a conoscenza dei poteri magici dello specchio secondo la cultura Azteca.