Miracolo di San Gennaro, cosa è successo quando il sangue non si è sciolto

San Gennaro: un miracolo che va oltre la fede. Ma cosa accade quando il sangue non si scioglie? Scopri cos'è successo nella storia.

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Questa mattina, alle ore 10:00 precise, la città di Napoli ha vissuto uno dei suoi momenti più sacri e tradizionali. Don Mimmo Battaglia, l’arcivescovo di Napoli, ha proclamato il perfetto avvenimento miracolo: il sangue di San Gennaro, custodito in due preziose ampolle, si è liquefatto. Questo evento, che si ripete tre volte l’anno nel capolouogo partenopeo, non è solo un fenomeno mistico, ma un simbolo profondo di appartenenza, identità e fede per i napoletani. Tuttavia, non sempre il miracolo si è compiuto. Anzi, ci sono stati momenti in cui il sangue non si è sciolto, suscitando preoccupazione tra i devoti e diventando presagio di eventi negativi. Ma cosa succede quando il sangue di San Gennaro non si scioglie? Non ci resta che andare a scoprire cosa è accaduto nel passato…

Il miracolo di San Gennaro: in cosa consiste uno dei momenti più iconici della tradizione napoletana

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Il miracolo di San Gennaro, ovvero il fenomeno dello scioglimento del sangue del santo, si verifica tre volte l’anno. Le date sono impresse a fuoco nella mente e nel cuore dei napoletani e comprendono il sabato precedente la prima domenica di maggio, poi il giorno di San Gennaro (19 settembre) e il 16 dicembre.

Il primo appuntamento corrisponde al “miracolo di maggio”, celebrato in memoria della prima traslazione delle reliquie del vescovo martire da Pozzuoli fino al Duomo. Il secondo – decisamente il più sentito e impresso nella cultura popolare – corrisponde invece con il giorno del martirio di San Gennaro, oltre che con la data scelta dalla Chiesa Cattolica per festeggiarlo. L’ultimo appuntamento, quello di dicembre, è legato invece a un un evento storico: l’eruzione del Vesuvio del 1631. Si racconta infatti che, durante quella terribile eruzione, il sangue di San Gennaro si liquefece, placando la furia del vulcano.

Nella Cappella del Tesoro di San Gennaro, il rito si ripete sempre uguale a se stesso, con precisione millimetrica. L’arcivescovo di Napoli estrae l’ampolla contenente il sangue del santo, solitamente in stato solido e scuro, e la scuote con movimenti precisi.

Durante le celebrazioni, le ampolle vengono esposte alla vista dei fedeli. Questi attendono concon trepidazione la liquefazione, che viene considerata un segno divino e una protezione per la città.

Se il sangue si scioglie, i fedeli celebrano l’avvenimento agitando al vento dei fazzoletti bianchi, felici di aver assistito al miracolo. Oltre alla cerimonia religiosa, infatti, si svolgono processioni, messe solenni e altre manifestazioni popolari.

Per i napoletani, questa liquefazione è molto più di un rito sacro o di un gesto scaramantico: è un vero e proprio patto tra il santo e il popolo della sua città, un legame che trascende la religione e si espande in una dimensione di identità collettiva.

Ogni volta che il sangue non si scioglie, però, a Napoli si respira un’aria diversa. La storia ci insegna che, quando il miracolo non avviene, i cittadini della città partenopea temono che possa accadere qualcosa di grave. E spesso è avvenuto. Per questo motivo, il timore del mancato scioglimento del sangue di San Gennaro trova le sue radici in alcuni dei momenti più bui del passato, quando diversi eventi disastrosi sono sembrati più o meno collegati alla mancata liquefazione.

Cosa è avvenuto in passato quando il sangue di San Gennaro non si è sciolto?

Basta dare uno sguardo al passato per scoprire una correlazione inquietante tra la mancata liquefazione del sangue e alcune delle tragedie più grandi della storia contemporanea.

Nel 1939 e nel 1940, ad esempio, il sangue di San Gennaro non si sciolse. Nel 1939 scoppiò la seconda guerra mondiale e l’anno dopo l’Italia fascista annunciò la sua entrata nel conflitto. Anche il colera del 1973 e il devastante terremoto dell’Irpinia nel 1980 furono preceduti dal mancato miracolo, facendo sì che il senso di ansia tra i devoti diventasse una costante.

Veniamo però alla storia più recente, ovvero a quando, nel 2016, il sangue rimase solido durante la cerimonia. Anche in quell’occasione, la popolazione napoletana cominciò a temere che all’orizzonte ci fosse qualcosa di terribile, in un periodo che era già segnato da instabilità politica e crisi economica. La preoccupazione fu terribile, ma fortunatamente non ci furono disastri immediati. In molti però hanno voluto collegare il miracolo non compiuto al clima decisamente insicuro che l’Italia stava attraversando in quel periodo.

Cosa è successo l’ultima volta che il sangue di San Gennaro non si è sciolto?

Uno degli eventi più significativi legati al mancato scioglimento del sangue è avvenuto a dicembre del 2020. Il mondo era in piena pandemia di Covid-19 e l’Italia stava ancora affrontando le conseguenze devastanti del virus.

Quando il sangue non si sciolse, l’evento fu visto come un cattivo presagio, amplificando la paura e il senso di vulnerabilità nei quali già versava tutto il Paese.

Il simbolismo di quel momento ebbe quindi un impatto profondo nella coscienza collettiva. In un anno carico di sofferenze e incertezze, il mancato miracolo ha risuonato con la sensazione generale di sconforto. Di lì a poco, celebrammo infatti il primo Natale in lockdown. Di certo non un bellissimo ricordo.

Il sangue di San Gennaro: un simbolo vivente di Napoli e della sua cultura

Possiamo tranquillamente affermare che San Gennaro non è solo il patrono di Napoli, ma è un simbolo vivente della città e del suo popolo. La liquefazione del suo sangue è un momento che unisce i napoletani, devoti e non, in un rito che trascende la religione e abbraccia la cultura e l’identità della città.

Quando il miracolo non avviene, il popolo napoletano osserva questo evento con un senso di preoccupazione, come se il santo stesso avesse avvertito la sua famiglia del possibile arrivo di tempi difficili.

Nonostante la paura, il vero miracolo di San Gennaro rimane nella resilienza e nella fede del suo popolo. Il rito continua, anno dopo anno, con una forza che resiste anche ai momenti più difficili, perché “Faccia gialla“, come i napoletani chiamano affettuosamente il santo, è uno di famiglia, ed è con loro, sia nei giorni di festa che in quelli di lutto. In ogni caso, oggi il sangue si è sciolto.

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