Se vedi un gatto in questa foto, forse hai bisogno di uno psicologo

Da TikTok arrivano delle rivelazioni sui Test di Rorschach. Cosa vedi in questa immagine?

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

L’attenzione alla salute mentale è un elemento sempre più esplorato e, per fortuna, sul quale siamo sempre più sensibilizzati. In quest’ambito, spesso, si è fatto ricorso all’utilizzo di strumenti importanti come quelli che sfruttano le illusioni ottiche, come ad esempio le cosiddette “Macchie di Rorschach”. Si tratta di un test – per quanto controverso – che si propone di riuscire ad indagare il funzionamento della nostra mente e per certi versi anche di esplorarne i meccanismi emotivi e psicologici, soprattutto quelli più profondi. Proprio sul suo utilizzo si basano i contenuti di una tiktoker americana, Cecilia Ann, studentessa di psicologica che rivela in che modo queste illusioni ottiche possano rivelare molto di noi, offrendoci un’immagine completa del nostro io tramite un’analisi della nostra percezione visiva. Non ci resta che cercare di capire in che maniera avviene tutto ciò.

Il Test di Rorschach: come funziona questo test psicologico

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. Per capire meglio l’approccio di Cecilia, è importante approfondire il test di Rorschach, in molte occasioni utilizzato in ambito clinico come strumento volto ad indagare la personalità e il funzionamento emotivo dei pazienti.

Si tratta di un test che porta il nome dello psichiatra che lo ha ideato, lo svizzero Hermann Rorschach. Noto ai più come “test delle macchie d’inchiostro“, si basa sull’idea che le risposte a certi stimoli visivi ambigui possano riflettere gli aspetti più profondi della psiche umana.

Il test di Rorschach lo conosciamo un po’ tutti dalle immagini un po’ stereotipate trasmesse da film e serie televisive. Esso si compone di dieci tavole con macchie d’inchiostro simmetriche. A ciascun soggetto viene chiesto di osservare queste immagini e descrivere ciò che vi vede. Non esistono risposte corrette né risposte errate, perché l’obiettivo del test è quello di riuscire ad analizzare le percezioni e le interpretazioni spontanee della persona. Ogni risposta può svelare come l’individuo interpreta il mondo circostante, rivelando dettagli sulla sua modalità di pensiero (ovvero come una persona organizza e gestisce le informazioni che riceve), sulla sua affettività (il modo in cui esprime e vive le proprie emozioni), sulle relazioni interpersonali e le modalità in cui avvengono, sui meccanismi di difesa e coping (ovvero su come affronta stress e difficoltà).

Un ponte tra l’incoscio e la realtà: la proiezione psicologica

La peculiarità del test di Rorschach risiede nella sua natura “proiettiva”. Questa definizione si riferisce alla capacità del test di stimolare la proiezione di pensieri, emozioni e esperienze inconsce sulla macchia d’inchiostro. In altre parole, ciò che una persona vede riflette non solo una percezione visiva, ma anche le esperienze e le emozioni che porta con sé.

Secondo la tiktoker Cecilia Ann, l’immagine del test di Rorschach che ha mostrato sui social rappresenta una sorta di “specchio” per chi la osserva. Quello che appare nell’immagine può rivelare se una persona è bloccata nel passato o se porta con sé un trauma non risolto. Il concetto, pur controverso all’interno della comunità scientifica, affonda le sue radici nelle teorie psicologiche della proiezione e nell’idea che l’inconscio possa manifestarsi attraverso simboli e immagini.

Non è un caso che, nei suoi video, Cecilia abbia mostrato un’immagine ambigua e chiesto ai suoi spettatori cosa vedessero. La risposta, a suo dire, potrebbe rivelare aspetti nascosti della personalità o del vissuto emotivo dell’osservatore.

Se qualcuno vede un gatto, ad esempio, potrebbe significare che l’individuo è ancora legato a un trauma passato.

Altre interpretazioni, come figure umane o semplici forme astratte, potrebbero indicare una visione più equilibrata e meno influenzata da esperienze traumatiche.

Cecilia ha collegato questa esperienza di interpretazione visiva al libro “Il corpo tiene il punteggio” di Bessel van der Kolk, un testo fondamentale per chi studia la psicologia del trauma. L’autore, infatti, si occupa del modo in cui le esperienze traumatiche possono influenzare non solo la mente, ma anche il corpo, e come queste esperienze si manifestino inconsciamente attraverso immagini e percezioni.

A quanto pare, persone come i veterani di guerra e le persone affette da PTSD possono rivivere i loro traumi osservando stimoli visivi ambigui come le macchie del test di Rorschach, confermando la teoria di Cecilia che la percezione di determinate figure può svelare un passato non elaborato.

Il test di Rorschach è davvero valido? Le controversie sul suo utilizzo

Il test di Rorschach, pur essendo ampiamente utilizzato in ambito clinico, è spesso al centro di dibattiti accademici. Alcuni esperti lo considerano un valido strumento per comprendere i processi mentali e la struttura della personalità, mentre altri lo criticano per la sua mancanza di oggettività e per la difficoltà di interpretare in modo univoco le risposte dei soggetti. Nonostante queste controversie, il test viene ancora impiegato per tentare di effettuare valutazioni ed identificare i disturbi dell’umore e della personalità, nonché quelli psicotici. Viene anche utilizzato nella comprensione dei processi mentali e nel monitoraggio dei progressi terapeutici dei pazienti in trattamento, dei quali vengono misurati i cambiamenti nella percezione e nell’interpretazione delle macchie.

La percezione di un’immagine ambigua può, dunque, essere influenzata da ciò che abbiamo vissuto. Poi, c’è da aggiungere il fatto che il cervello immagazzina i traumi in modi che possono emergere attraverso simboli e immagini. Per molti veterani di guerra o persone con PTSD, il test di Rorschach ha rivelato i dettagli più dolorosi del loro passato, facendo emergere ricordi sotto forma di flashback visivi.

Cecilia ha raccontato anche di come questo test sia stato utilizzato per decenni per comprendere meglio come il trauma si manifesta nella mente umana. Se, ad esempio, una persona con PTSD vede nelle macchie immagini legate al proprio trauma, come scene di battaglia o situazioni di pericolo, ciò può indicare che il trauma è ancora molto presente nella sua mente.

Quindi, sebbene il test di Rorschach e le illusioni ottiche non possano da soli fornire una diagnosi precisa, essi possono essere utili strumenti per esplorare la nostra interiorità. L’approccio deve essere sempre critico ma pare proprio che la possibilità di vedere un qualche tipo di figura in un’immagine ambigua come le “macchie” sia un invito a riflettere su ciò che il nostro inconscio sta cercando di dirci.

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