Le saponette per lavarsi le mani possono essere particolarmente pericolose ed è meglio utilizzare il sapone liquido per evitare la diffusione di batteri. A rivelarlo è una ricerca scientifica che ha messo sotto accusa i saponi in mousse, che nell’ultimo periodo stanno prendendo piede un po’ ovunque, dagli ospedali alle case di cura per anziani, passando per le scuole, i cinema e vari luoghi pubblici.
La ricerca sulle saponette
A svelare la pericolosità di questi saponi sono stati alcuni ricercatori americani tramite uno studio pubblicato sull’American Journal of Infection Control. La ricerca ha dimostrato come le saponette potrebbero essere molto meno efficaci rispetto ai saponi liquidi per eliminare i batteri, causa di infezioni e malattie.
Lo studio è stato diviso in 3 esperimenti diversi, in cui sono state analizzate 2 diverse marche di saponi. In questo modo i ricercatori sono riusciti a capire come i saponi liquidi siano più efficaci, rispetto a quelli “a mousse”, per eliminare la carica batterica sulle mani.
La ricerca è stata condotta da Nicolette Dixon, Margie Morgan e Ozlem Equils dell’University of California a Los Angeles e dalla Miora Educational Foundation di Encino. Gli studiosi hanno fatto lavare le mani ad un gruppo di volontari prima con una saponetta poi con un sapone liquido. Quest’ultimo si è rivelato particolarmente efficace per eliminare i batteri.
Mousse e saponette: i risultati dello studio
“In questi studi pilota – hanno spiegato i ricercatori – le mousse non sono state efficaci come i detergenti liquidi nell’eliminare la carica batterica, e questo può essere dovuto al fatto che un detergente deve essere massaggiato per produrre schiuma, mentre l’altro è già schiumoso quando esce dal dispenser“.
“Nel caso delle mousse il contenuto di un ‘puff’ di sapone è minore rispetto alla versione liquida – hanno concluso gli autori della ricerca -. I nostri dati mostrano che lavarsi le mani con saponi in mousse può dare una falsa sensazione di decontaminazione e, potenzialmente, favorire l’involontaria diffusione di germi resistenti. Questi studi andranno però ripetuti su un campione più vasto e in luoghi diversi, come ospedali, scuole e aeroporti“.