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Super eruzione planetaria: potrebbe accadere se dovesse eruttare questo vulcano. Allerta

Dalla caldera di Yellowstone ai vulcani sommersi di Santorini: ecco perché una super eruzione potrebbe avere conseguenze planetarie devastanti.

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Alessia Malorgio

Alessia Malorgio

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Immaginare una super eruzione planetaria non è più solo materia da film apocalittici. La scienza oggi sa che fenomeni del genere sono già avvenuti nel passato remoto della Terra e, se dovessero ripetersi, potrebbero sconvolgere l’intero equilibrio climatico e sociale mondiale. Alcuni vulcani sotto osservazione, come Yellowstone negli Stati Uniti e il sistema vulcanico di Santorini in Grecia, rappresentano delle minacce potenziali che la comunità scientifica monitora con crescente attenzione.

Yellowstone: un gigante che dorme

Sotto il Parco Nazionale di Yellowstone si nasconde una caldera immensa, alimentata da un serbatoio magmatico che si estende per decine di chilometri. Gli studi più recenti indicano che una super eruzione di questo vulcano – classificata con un indice VEI 8 – potrebbe proiettare cenere e gas solforati fino a 35 km di altezza nella stratosfera. I venti a getto disperderebbero poi questi materiali in tutto il pianeta nel giro di poche settimane.

Una simile eruzione (mille volte più potente di quella del Mount St. Helens nel 1980) avrebbe conseguenze devastanti: piogge di cenere sulle principali città europee, blocchi prolungati del traffico aereo globale, crisi delle colture agricole e crollo delle economie mondiali. Modelli climatici suggeriscono che la temperatura globale potrebbe calare fino a 1,5 °C, abbastanza per scatenare un inverno vulcanico che durerebbe diversi anni.

Santorini e Kolumbo: minacce silenziose dal mare

Non è però solo Yellowstone a preoccupare. Sotto le acque della splendida isola di Santorini, nel Mar Egeo, si cela una minaccia meno conosciuta ma non meno pericolosa: i vulcani sommersi di Santorini e Kolumbo. Un’eruzione antica ha già formato la spettacolare caldera dell’isola, e i ricercatori temono che un nuovo evento possa verificarsi in futuro.

Recenti studi condotti a bordo della nave di ricerca RRS Discovery hanno rivelato la presenza di intensi fenomeni idrotermali a circa 300 metri di profondità. Queste bocche sottomarine, da cui fuoriescono fluidi caldi e gas, potrebbero aumentare la pressione interna dei vulcani o, in determinate condizioni, innescare esplosioni ancora più violente. Dopo una serie di terremoti che hanno scosso Santorini nel febbraio scorso, gli scienziati hanno intensificato i monitoraggi per tracciare le zone più pericolose e preparare piani di evacuazione.

Impatti globali e locali

Le conseguenze di una super eruzione sarebbero catastrofiche su scala planetaria. Oltre al crollo delle temperature, il collasso delle filiere alimentari e logistiche porterebbe a una recessione economica senza precedenti: si stima una contrazione del PIL mondiale superiore al 10% nel primo anno. Sulla popolazione, gli effetti sarebbero altrettanto drammatici: decine di milioni di sfollati climatici costretti a migrare verso aree meno colpite.

A livello locale, come si è visto a Santorini, anche il solo timore di un’eruzione può avere ripercussioni fortissime. Dopo i terremoti, molte attività turistiche hanno subito cancellazioni, mettendo in ginocchio l’economia dell’isola che si regge quasi interamente sul turismo.

La buona notizia è che oggi, grazie a tecnologie avanzate come i GPS millimetrici, i radar satellitari e i robot da ricerca subacquea, è possibile rilevare segnali precursori: sciami sismici, rigonfiamenti del suolo, aumenti nelle emissioni di gas magmatici. Tuttavia, organizzare evacuazioni di massa in tempi utili resta una sfida enorme.

Secondo gli esperti, la probabilità che una super eruzione avvenga nei prossimi decenni è molto bassa, ma non nulla. Proprio per questo è fondamentale continuare a investire nella ricerca e nel monitoraggio dei vulcani più pericolosi, per essere pronti a fronteggiare l’imprevedibile.

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