James Bedford, professore di psicologia alla University of California, fu, ormai 57 anni fa, il primo essere umano a venire ibernato. Più precisamente, diremmo che è stato criopreservato, dal momento che l’ibernazione del corpo di Bedford è avvenuta dopo la sua morte.
In questo momento, e dal 1982, il suo corpo ibernato si trova a Scottsdale, Arizona, nella sede della Alcor Life Extension Foundation.
James Bedford soffriva da tempo di un tumore ai polmoni che, negli ultimi mesi di vita del professore, subì ulteriori complicazioni che ne causarono la morte 57 anni fa, il 12 gennaio del 1967. Poche ore dopo, gli scienziati della Life Extension Society ibernarono la salma di Bedford.
La salma di Bedford
Anche se non ci sono fonti certe a testimoniarlo, pare che per i primi anni -dal 1967 sino al 1982- la criocapsula -quella che contiene il corpo ibernato, che fu la prima della storia- fosse conservata in un magazzino dalla California del sud dalla moglie e dal figlio dello stesso Bedford. Questi provvedevano personalmente a cambiare periodicamente l’azoto liquido, elemento che mantiene il corpo a temperature bassissime.
Ci vollero alcuni hanno perché la capsula in questione iniziasse a girare per molti laboratori degli Stati Uniti. Nel 1982, essa fu trasferita nella fondazione Alcor Life Extension e lì si trova da allora, conservata alla temperatura di -106°C. Secondo le parole della fondazione, Bedford dovrebbe essere considerato persona vivente, e per la precisione la più anziana in assoluto, essendo nato nel 1893.
Siamo destinati a morire?
Nel frattempo, però, le strutture di criogenia nel mondo si sono moltiplicate. Centinaia di corpi umani, e anche di cervelli, si trovano infatti in esse, che sono situate soprattutto negli Stati Uniti e in Russia. Il motivo di tanto accanimento è la speranza che il destino degli esseri umani non sia necessariamente, anche in futuro, la morte ineluttabile o, quantomeno, che essa possa essere ritardata ulteriormente.
Rispetto al 1967, le tecniche di criogenia sono state affinate: l’ibernamento comprende la sostituzione dell’acqua nel sangue con sostanze chimiche in grado di attenuare i danni che il ghiaccio causerebbe alle cellule umane.
La comunità scientifica si divide, però, tra gli ottimisti che ritengono che un giorno persone come Bedford saranno riportate in vita e chi sostiene che nemmeno la scienza possa contrapporsi tra l’essere umano e la morte.