In un noto spot tv di qualche anno fa, il poeta e sceneggiatore romagnolo Tonino Guerra esclamava al telefono “Gianni, l’ottimismo è il profumo della vità”. Lo slogan è rimasto impresso nella mente dei quarantenni di oggi ed effettivamente, a distanza di tempo, si è rivelato profetico.
L’importanza dell’atteggiamento positivo
Non solo avere un atteggiamento positivo aiuta nella vita sociale, ad entrare in sintonia con gli altri, a stringere rapporti lavorativi importanti o a farsi strada in questo o quel percorso di vita, ma fa proprio bene.
In altre parole, l’ottimismo è salutare, al pari di una buona dieta equilibrata o di una costante attività fisica e nel processo di comprensione dei fattori più o meno fondamentali per arrivare a 90, 100 anni in salute fa capolino anche questa abitudine.
L’ottimismo è certamente innato in molti di noi ed è legato alla razza, all’estrazione sociale e all’ambiente in cui si cresce: per questo motivo può anche essere allenato e potenziato grazie ad una serie di “esercizi” mentali ed emotivi… Allora perché non iscriverci subito alla palestra dell’ottimismo?
Lo studio americano
A far luce sul ruolo chiave di un atteggiamento improntato alla positività ci ha pensato uno studio condotto su 159.225 donne tra i 50 e i 79 anni negli Stati Uniti che si sono iscritte alla Women’s Health Initiative tra il 1993 e il 1998 e che sono poi state seguite per 26 anni.
Uno studio, pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society , ha rilevato che le persone che hanno ottenuto il punteggio più alto per l’ottimismo in un sondaggio avevano maggiori probabilità di vivere oltre i 90 anni rispetto alle persone meno ottimiste.
Il legame tra longevità e ottimismo
Probabilmente il legame tra la longevità e l’ottimismo deriva dal modo in cui gestiamo lo stress. Il cortisolo, ormone correlato allo stress, infatti, aumenta i radicali liberi – responsabili dell’invecchiamento cellulare – fa male alla pressione sanguigna e porta più frequentemente all’insorgenza di malattie cardiovascolari.