I festeggiamenti natalizi si aprono ufficialmente la sera della vigilia, con il tradizionale cenone che accompagna verso lo scoccare della mezzanotte. È il momento più atteso dai piccoli (beh, anche dai più grandicelli per la verità…), che possono finalmente scartare i loro doni sotto l’albero. Prima vera e propria occasione per stare insieme e respirare l’atmosfera delle feste, la tavola del 24 dicembre non conosce la carne.
La cena della Vigilia a base di pesce
La tradizione vuole, infatti, che la vigilia di Natale si ceni rigorosamente a base di pesce mentre solo di rado il menu prefestivo contempla le carni. Di qualsiasi tipo, dal vitello al maiale.
La spiegazione sta nelle usanze della tradizione religiosa cattolica che vorrebbe, per il giorno che precede la festività, una tavola austera. E dal momento che un tempo la carne aveva un costo proibitivo ai più (molti, anzi, potevano permettersela solo poche volte all’anno), il ‘sacrificio’ era rinunciarvi in segno di devozione.
In verità, se vogliamo essere ancora più rigorosi, la vigilia di Natale sarebbe addirittura una giornata di digiuno come comportamento di purificazione del corpo. Quel che resta, oggi, di questa pratica sono, dunque, le portate di pesce, pietanza che ormai è pagata a peso d’oro. Ben diverso, quindi, dal cibo povero che indicava la tradizione cattolica. Ma tant’è.
Il digiuno della Quaresima
Digiuno e pesce ricordano, poi, anche un altro periodo dell’anno, quello della Quaresima, ovvero le settimane che precedono la Pasqua. Nei venerdì quaresimali, infatti, i cattolici più inflessibili non toccano la carne. E nel venerdì che ricorda la Crocifissione e Morte del Signore, si richiede la partica del digiuno.
Dalla religione alle tradizioni, nel corso dei secoli, i comportamenti – anche quelli a tavola – sono mutati. Così se una volta era d’obbligo evitare certi piatti, oggi quelle imposizioni si sono trasformate in piacevoli e spesso irrinunciabili abitudini che accompagnano l’arrivo delle feste.