Il verbo “dormire” deriva dal latino “dormīre,” che ha lo stesso significato. Il verbo latino a sua volta è radicato nel proto-italico *dormō, che risale alla radice proto-indoeuropea *drem-, *drēm-, che significa “sonno” o “dormire”. Questa radice indoeuropea è alla base di termini analoghi in diverse lingue indoeuropee, quindi il verbo italiano “dormire” ha radici antiche e profonde nella lingua latina e proto-indoeuropea, riflettendo l’importanza e l’universalità del concetto di sonno nelle culture umane.
Tanti modi di dire sul ‘dormire’
Di modi di dire con il verbo “dormire” ne troviamo davvero tantissimi nella nostra lingua: “dormire in piedi” per indicare una persona distratta, “dormire da piedi” per indicarne una un po’ ingenua, oppure tra i proverbi più usati per spronare qualcuno si utilizza “chi dorme non piglia pesci”…
Ma avete mai sentito l’espressione “dormire il sonno del giusto”? Ad intuito si può certamente – e legittimamente – supporre che questo modo di dire possa essere tradotto con “dormire beatamente” (tra l’altro, chi dorme di più, guadagna anche meglio), come il giusto, cioè colui che ha la coscienza pulita, non ha preoccupazioni di natura morale per cui può concedersi un sonno tranquillo e rilassato.
Sonno e morte
L’origine di tale espressione è incerta, così come lo è la sua formulazione: esiste, infatti, anche nella versione plurale, cioè “dormire il sonno dei giusti” e il significato è molto diverso. In questo secondo caso, i giusti sarebbero coloro che seguono la legge di Dio e il senso originale del sonno era la morte. I giusti, infatti, non temerebbero il giudizio del Signore e si addormenterebbero in pace eterna al fianco suo.
Il vero significato qual è?
Il condizionale è d’obbligo, considerata la difficoltà nel risalire a fonti univoche e origine certa, ma possiamo in ogni caso sostenere che il significato odierno sia semplicemente dormire senza alcun rimorso (sai che se fatichi ad alzarti dal letto è perché sei più intelligente?). Se vi piace indagare su proverbi e modi di dire popolari – e nella lingua italiana ce ne sono davvero a non finire – ve ne proponiamo di seguito alcuni: ecco perché si dice “fare fiasco”, “stare in campana”, “essere ai ferri corti” e “parlare a vanvera”.