Il ghiro è un piccolo mammifero diffuso in diverse regioni dell’Europa e dell’Asia, inclusa l’Italia. È noto per il suo comportamento sonnolento, tanto da aver dato origine all’espressione “dormire come un ghiro”. Questo animale è principalmente attivo durante la notte, trascorrendo gran parte delle ore diurne a riposare, un atteggiamento che lo ha reso famoso come un vero e proprio dormiglione.
- Dormire come un ghiro, non è solo un modo di dire
- Quanto dorme in media un ghiro?
- Qual è l'animale che dorme di più al mondo?
Dormire come un ghiro, non è solo un modo di dire
Esistono numerose frasi e modi di dire legati al sonno e al riposo nella nostra cultura comune. Tra questi, uno dei più diffusi è sicuramente “Dormire come un ghiro,” utilizzato per descrivere chi gode di sonni profondi e prolungati. Questa espressione è talmente radicata da far diventare il ghiro un‘icona del riposo di qualità. Ma cosa si nasconde dietro questa espressione e perché alcune persone riescono a dormire “come ghiri” mentre altre no?
Partiamo dall’essenza: chi è il ghiro (Glis glis)? Si tratta di un piccolo mammifero notturno, strettamente imparentato agli scoiattoli, ma con notevoli somiglianze ai topi. Le sue dimensioni raggiungono circa i 30 centimetri, di cui quasi metà è costituita dalla sua lunga e folta coda, sempre tenuta diritta. La sua conformazione corporea ricorda molto quella degli scoiattoli, ma è più rotondetto, mentre la testa richiama quella dei topi. La colorazione del suo mantello varia dal grigio al castano, con il ventre in genere di colore bianco.
Poiché è attivo di notte, il ghiro trascorre le ore diurne immerso nel sonno, riposando in cavità degli alberi o in anfratti circolari, per poi uscire dopo il tramonto e rientrare prima dell’alba. Inoltre, va in ibernazione per circa sei mesi all’anno, il che significa che dorme per gran parte della sua vita. Pertanto, associare una persona all’espressione “dormire come un ghiro” risulta estremamente appropriato, a differenza di molte altre espressioni comuni legate al sonno.
Tornando al mondo umano: perché alcune persone riescono a dormire come ghiri? Una spiegazione ci è stata fornita da uno studio pubblicato su Current Biology nel 2010. Questa ricerca ha evidenziato il ruolo dei neuroni fusiformi come una sorta di “isolante acustico” per il nostro cervello. Il dottor Jeffrey Ellebogen della Harvard Medical School ha condotto uno studio su 12 individui, facendoli dormire nel suo laboratorio per tre notti, cercando di disturbare il loro sonno con vari rumori e analizzando l’effetto su di loro.
L’analisi delle onde cerebrali ha dimostrato che la capacità di dormire profondamente nonostante i rumori è legata alla quantità di neuroni fusiformi presenti in una persona. Maggiore è il numero di questi neuroni, migliore è la qualità del sonno, con meno interruzioni. Tuttavia, il motivo per cui alcune persone abbiano più neuroni fusiformi di altre rimane ancora un mistero della natura. Il dottor Ellebogen ha espresso fiducia nel fatto che ulteriori ricerche su questi neuroni potranno migliorare la qualità del sonno di molte persone, contrastando le crescenti interruzioni del sonno nella nostra società moderna.
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Quanto dorme in media un ghiro?
In estate, il ghiro può passare lunghe ore della giornata in uno stato di torpore. Questo fenomeno è particolarmente pronunciato durante le stagioni più fresche e umide. Nei primi giorni dell’estate, un ghiro può persino dormire per oltre nove ore al giorno. Tuttavia, con l’avvicinarsi dell’autunno, la durata media del sonno diminuisce notevolmente, raggiungendo persino meno di mezz’ora in alcuni casi.
Ma cosa induce il ghiro a questa straordinaria abitudine? L’alto tasso di sopravvivenza sembra essere il principale vantaggio del sonno ipotermico. Durante l’inizio dell’autunno, i ghiri entrano gradualmente in uno stato di letargo. Questo processo inizia con i maschi, seguiti dalle femmine e infine dai giovani individui. Quando questi piccoli decidono di saltare il periodo riproduttivo, cosa che accade mediamente ogni tre anni, iniziano il loro letargo estivo. Durante questa fase critica, i ghiri scelgono di rimanere nelle vicinanze dei loro nidi estivi, generalmente a meno di 400 metri di distanza.
Per rendere il periodo di letargo il più efficiente possibile in termini di conservazione energetica, i ghiri si rifugiano da soli o con uno o due compagni nella loro tana sotterranea autoprodotta. L’ingresso in questo stato di torpore è caratterizzato da un brusco calo della produzione di calore e del metabolismo, seguito da un progressivo abbassamento della temperatura corporea.
Durante il letargo, i ghiri adottano una posizione acciambellata per minimizzare la dispersione di calore. Di solito, emergono dalla loro “letargia” in primavera, verso aprile o maggio, avendo perso circa il 30% della loro massa corporea accumulata diligentemente prima dell’inizio del letargo. Durante l’estate, la loro massa corporea aumenta in media del 40%, principalmente a causa della deposizione di grasso. Un aumento proporzionale a quello osservato nelle foche quando si preparano a partorire.
Qual è l’animale che dorme di più al mondo?
Partiamo da un record degno di nota: il vespertilio bruno, un piccolo pipistrello nordamericano, è il campione indiscusso del sonno. Questo piccolo mammifero dorme, in media, circa 19,9 ore al giorno. Un vero campione di sonno! Il pitone segue da vicino il vespertilio bruno, con un rispettabile totale di 18 ore di sonno al giorno. Ma se pensate che il bradipo sia l’animale più pigro, vi sbagliate. Questa creatura, considerata una delle più pigre, trascorre solo 9-10 ore al giorno addormentata.
Al contrario ecco gli animali che dormono poche ore al giorno. I cavalli sono noti per dormire meno di 3 ore al giorno, a volte senza nemmeno sdraiarsi. Seguono nella classifica gli elefanti, con soli 3 ore di sonno al giorno, e le mucche con 4 ore di riposo quotidiano.
La giraffa dorme in modo alquanto strano rispetto alle nostre abitudini. Si assopisce per 5 minuti, poi si sveglia di nuovo. Spesso rimane eretta sulle zampe durante il sonno. Questo comportamento insolito è una strategia di sopravvivenza, poiché alzarsi richiederebbe troppo tempo in caso di pericolo. Alcune specie di animali dormono in gruppo per ragioni di sicurezza. Le anatre selvatiche, ad esempio, si assopiscono con un occhio aperto per rimanere reattive ai pericoli. Le lontre possono dormire in acqua tenendosi vicine per evitare che la corrente le trascini via. Le marmotte si tengono vicine nelle tane durante il letargo per scaldarsi reciprocamente.
I delfini tursiopi e le balene sembrano non addormentarsi mai completamente. I delfini riposano nuotando in coppia, alternando l’attività cerebrale tra i due emisferi, mantenendo un occhio aperto e mezzo cervello vigile. Anche le balene adottano questo sistema senza la necessità di un “compagno di sonno”. Questo stile di sonno “a metà” consente loro di rimanere sempre attivi, poiché devono periodicamente emergere dall’acqua per respirare e proteggersi dai pericoli.
Il letargo è una strategia adottata da animali che affrontano lunghi periodi in condizioni ambientali difficili, come l’inverno in alta montagna. In questo stato, le funzioni vitali rallentano notevolmente, il consumo di energia è minimo e il battito cardiaco può scendere drasticamente. L’uso delle riserve di grasso accumulato in precedenza mantiene questi animali in vita.
L’abitudine di preparare un comodo giaciglio per il sonno non è solo umana. Gorilla, oranghi e scimpanzé creano i loro letti usando rami e foglie. Questo comportamento è una testimonianza della nostra connessione con il mondo animale. In conclusione, il sonno degli animali rivela una straordinaria varietà di adattamenti e abitudini, nati dalle più disparate esigenze. Nonostante le differenze, la necessità di “ricaricare le batterie” attraverso il sonno unisce tutti gli esseri viventi.