Un suono che rompe il vetro? Ne parla una nota leggenda, la quale sostiene che un cantante lirico, dopo essere salito sul palco, si schiarisce la voce e inizia a cantare talmente forte da rompere le bottiglie di champagne presenti in sala e le lenti degli occhiali indossati dai numerosi spettatori. Fortunatamente non risulta che questo fatto sia mai realmente accaduto, ma da anni circolano numerose voci sostenendo che il leggendario tenore capace di eseguire questa sorta d’impresa sia Enrico Caruso. Secondo la fisica tutto si riduce a un fenomeno noto con il nome di risonanza.
Una questione di risonanza
Quando un certo tipo di suono colpisce un oggetto, come ad esempio un vetro o una coppa di champagne, le particelle che compongono il materiale iniziano a vibrare sempre più velocemente.
Ogni oggetto vibra a una particolare frequenza di risonanza. A causa di questa frequenza, l’oggetto inizia a tremare sempre più vigorosamente. Per capire meglio il concetto si potrebbe paragonare il fenomeno all’atto di spingere qualcuno su un altalena. Quando il soggetto seduto riceve una spinta, ottiene il giusto ritmo per accelerare e rallentare con il minimo sforzo.
Per identificare un suono che rompe il vetro, è necessario capire che cos’è la frequenza di risonanza in generale e del vetro in questione. Successivamente, bisogna andare a ricreare quella nota, cantandola, urlandola o riproducendola utilizzando degli altoparlanti.
Oltre i 100 decibel per rompere un vetro
Per riuscire a rompere un vetro è necessario riprodurre un suono che superi i 100 decibel. Il vetro che compone i normali bicchieri non subirà effetti, mentre il vetro impiegato per i bicchieri da vino potrebbe risentirne.
Tutto questo a causa della loro forma particolare, ossia cava e stretta, che li rende maggiormente sensibili alle vibrazioni e non permette loro di dissiparle in maniera ottimale.
Questo discorso vale anche per i bicchieri fatti di cristallo, più suscettibile alle vibrazioni grazie al materiale delicato con cui vengono prodotti, e per l’antiquariato. Infatti, questa tipologia di oggetti, che potreste trovare nelle case dei vostri nonni nascondono delle microscopiche fratture che, se “esposte” a una particolare tipologia di suono, porterebbe l’oggetto d’antiquariato a rompersi in mille pezzi.