Che belli i fiori, a chi non piacciono. Bello anche raccoglierli sui prati, nei boschi ed in montagna. Ma attenzione non si possono raccoglere ovunque, soprattutto alcune specie di fiori, anche se bellissimi, non possono essere estirpati dal terreno. Esistono, infatti, dei regolamenti che ne vietano la raccolta; ferree normative che tutti dovrebbe seguire, specialmente i turisti della domenica o gli appassionati delle escursioni in montagna, che quando camminano non ci trovano nulla di male a raccogliere dei fiori.
Ma bisogna sempre essere al corrente di regole che rientrano in un più ampio progetto di tutela e salvaguardia ambientale che sono diffuse in tutte le regioni del nostro bellissimo e verde paese. C’è anche da dire, ed è importante da sottolineare, che i fiori hanno una loro funzione all’interno dell‘ecosistema naturale, perché servono agli insetti, uccelli e mammiferi come fonte alimentare.
Proprio per evitare la possibilità di raccogliere fiori in montagna stanno nascendo importanti iniziative di segnalazione al pubblico, tra cui alcune specifiche sul sito del Ministero dell’Ambiente, dove c’è un lungo e dettagliato elenco della flora italiana protetta. Quali?
Quali sono i fiori che non si possono raccogliere in montagna?
In quota crescono infatti in maniera spontanea numerose specie protette, la cui raccolta (da intendersi come pianta in toto o parti di essa, quali i fiori) può essere oggetto di sanzioni. Bucaneve, la campanula, il ciclamino, ed ancora la genziana, il giglio e la stessa romantica margherita con la quale in molti siamo abituati a fare il gioco antico del M’ama non m’ama non devono essere raccolti; il pungitopo, per esempio, ha anche grandi virtù terapeutiche e le bacche rosse rischiano di sparire proprio perché vengono estirpate in modo eccessivo.
In Piemonte, per esempio, in Val Maira si sono verificati due episodi che ci invitano a riflettere su come comportarsi di fronte alle fioriture in montagna. Sono i Carabinieri Forestali del gruppo di Cuneo ad avvisare del rischio per l’ecosistema e per l’uomo che infrange le regole: “In un ecosistema caratterizzato da un clima estremo, con un periodo vegetativo molto ridotto, la sopravvivenza di molte specie è spesso legata a fragili equilibri. Per questo motivo, moltissime specie della fascia alpina sono soggette a regimi di tutela da parte di norme regionali e la loro raccolta è fortemente limitata o del tutto vietata – si legge nel comunicato – . Quello che può sembrare un gesto privo di conseguenze, come raccogliere un fiore in un prato, se venisse ripetuto da tutti coloro che frequentano la montagna, potrebbe avere forti ripercussioni sulla produzione annuale di seme di una determinata specie e quindi, sul medio periodo, comportarne una drastica riduzione degli esemplari” si legge nella nota diffusa dall’Arma dei Carabinieri che indica anche una specifica legge regionale, in questo caso della Regione Piemonte.
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“Per le specie protette (ad es: Genziana acaluis, la nota genzianella), è consentita la raccolta di massimo 5 esemplari per persona, mentre per quelle a protezione assoluta (ad esempio il narciso selvatico, tutte le orchidee, i gigli Martagone e di S. Giovanni etc.) la raccolta è totalmente vietata. Le unioni montane, o eventualmente i comuni, possono inoltre rilasciare autorizzazioni speciali per la raccolta delle specie officinali (es: Artemisia genepy, Arnica montana, Achillea ssp, Gentiana lutea).”
Le specie floristiche protette, e correlati divieti o limitazioni di raccolta, non esistono solo in Piemonte, perché ogni Regione e Provincia Autonoma italiana presenta una propria normativa, in cui è incluso un elenco delle specie protette di cui è vietata integralmente la raccolta ed altre che seppur tutelate, possano essere oggetto di raccolta, secondo modalità e quantità indicate nella normativa, che prevede delle deroghe, consentendo la raccolta di specie protette per scopi generalmente scientifici o didattici, mediante concessione di licenze temporanee da parte delle autorità competenti.
Perché non si può raccogliere la Stella Alpina?
La stella alpina è il fiore di montagna per antonomasia, che si nutre di tantissime leggende, alcune anche di tradizione secolare. Una di queste racconta che il fiore sarebbe nato durante una gelida notte, quando una piccola stella ha lasciato il cielo per fare compagnia ad una cima solitaria, che per ringraziarla, le donò un velo lanuginoso con cui il piccolo fiore avrebbe potuto ripararsi dal freddo. Per chi non conoscesse la forma della stella alpina è bene sapere che l’infiorescenza è di un bianco sporco con dei capolini gialli, di dimensioni contenute e tutta ricoperta di peluria. Si tratta di un fiore molto particolare che riesce a ridurre l’evaporazione e quindi lo spreco di acqua grazie al suo essere un fiore felpato, per così dire.
La stella alpina vive in alta quota, tra i 2000 ed i 3000 metri, si adatta a qualsiasi tipo di roccia, dalla sedimentaria alla granitica e su qualsiasi tipo di parete rocciosa fino alle praterie d’alta quota dove forma colonie nutrite. La peculiarità di questo fiore è protetto dalle leggi regionali, che punisce i trasgressori. «Le multe prevedono un fisso di 90 euro, più tre euro per ogni specie protetta recisa; 30 euro più tre per quelle che si possono recidere in un numero massimo di cinque esemplari al giorno – spiega Paolo Salsotto, comandante del Corpo forestale della provincia di Cuneo -.
Fiori di montagna protetti, le multe salate per chi li raccoglie
Come abbiamo detto, la situazione normativa cambia da regione a regione, senza contare il fatto che ogni provincia ha la sua flora protetta, ma il fenomeno è ormai nazionale: i fiori vanno lasciati dove stanno. Le sanzioni per i trasgressori possono essere davvero molto salate e raggiungere anche migliaia di euro per veri gioielli della natura, che sono molto rari e si trovano solo in parchi protetti. Per fare un esempio, a Cuneo, in Alta Val Maira in occasione delle fioriture delle genzianelle, i trasgressori sono stati fermati mentre caricavano sull’auto interi sacchi di fiori recisi, in un caso quasi 400 mentre nel secondo caso gli esemplari raccolti erano oltre 2000. In entrambi i casi sono state elevate rilevanti sanzioni amministrative, con importi che complessivamente raggiungono i 2500 euro”.