Nella frenesia quotidiana, c’è un’enorme pressione per mantenere la perfezione in ogni aspetto della vita. L’idea di una casa impeccabilmente pulita e ordinata è stata a lungo associata al benessere e alla felicità. Tuttavia, uno studio psicologico sfida questa convinzione, suggerendo che dietro un ambiente troppo perfetto si possa celare una profonda infelicità.
Secondo Mario Sergio Cortella, esperto in educazione, psicologia e scrittura, la ricerca della perfezione può condurre non solo alla noia, ma anche alla depressione. In uno dei suoi discorsi più noti, ha spiegato che mantenere la casa in uno stato costantemente ineccepibile potrebbe essere sintomo di un’ossessione, una dipendenza che porta più tristezza che gioia.
La perfezione sui social che ci influenza nella vita quotidiana
Il culto dell’immagine nella società moderna sembra alimentare un senso costante di insicurezza e infelicità. I social media, carichi di selfie e foto filtrate, esemplificano questa cultura distorta. Le immagini postate non rappresentano la realtà ma piuttosto una versione rielaborata e perfezionata. Quel cibo perfettamente inquadrato o quell’aspetto impeccabile sono spesso il risultato di elaborati processi di preparazione per ottenere l’effetto visivo desiderato.
Questa tendenza all’illusione e alla falsità si estende anche alle videochiamate o agli incontri virtuali di lavoro, dove si cerca di presentare una realtà irrealistica e rifinita, sacrificando l’autenticità per l’apparenza. Questo modello comportamentale può essere trasmesso anche ai figli, influenzandoli negativamente e creando una prossima generazione costantemente insoddisfatta.
Perché “disordinato è bello”
La casa dovrebbe essere il rifugio dell’autenticità e dell’intimità, il luogo dove ci si sente liberi di essere se stessi. La vera vita quotidiana è fatta di imperfezioni e disordine, non di una perfezione patinata come in una rivista di design d’interni.
Vivere in un ambiente pulito e confortevole è una cosa, ma cercare di replicare l’ordine sterile di una rivista è un’altra. Nascondersi dietro a una maschera di perfezione significa anche nascondere le proprie emozioni, e forse è tempo di accettare che un po’ di disordine non sia un problema se porta serenità e benessere mentale.
In fondo, la bellezza sta anche nell’imperfezione e nell’autenticità del momento. Forse è ora di abbracciare il disordine come parte integrante della felicità, di lasciare che la casa rifletta la vera vita e non un’illusione perfetta che alla lunga priva di gioia e genuinità.
La mania dell’ordine può diventare una malattia?
Vi è mai capitato di entrare in una casa talmente pulita, ordinata e brillante da sentirvi a disagio anche solo sedendovi sul divano? Ci sono persone che possono essere considerate maniache dell’ordine e che nel vedere un po’ di polvere sul pavimento, la tovaglia del tavolo storta, una macchiolina impercettibile sulla moquette o un libro fuori posto in libreria, scattano subito per sistemare tutto.
Eppure la casa dovrebbe farci sentire accolti, a nostro agio, in un ambiente confortevole, dovrebbe essere un luogo di intimità: spesso, invece, si trasforma in un museo e anche chi la abita diventa un soprammobile da spolverare per colei o colui che è ossessionato dalle pulizie!
È vero che i più disordinati rischiano di ingrassare e che in genere gli uomini fanno fatica a trovare anche i calzini (non biasimateli troppo, non è colpa loro), tuttavia secondo gli esperti questo tipo di atteggiamento nei confronti di casa (sapete che una volta sposate, le donne puliscono 7 ore a settimana in più?) può sfociare in un vero e proprio DOC, disturbo ossessivo-compulsivo, che nasconde evidenti stati di ansia e agitazione interiore.
Una casa troppo pulita è sintomo di grande insicurezza e infelicità e deriva, nella maggior parte dei casi, dal bisogno di controllare ogni aspetto della propria vita e dal rincorrere uno standard di perfezione dietro cui si cela però insoddisfazione e frustrazione.
L’ansia della pulizia può nascondere altro
L’ansia acuta che assale i maniaci del pulito è un modo involontario e forse del tutto inconsapevole per tenere a freno le proprie emozioni, per non lavare “i panni sporchi” all’esterno, per sentirci a posto con la nostra coscienza: sistemare gli oggetti in casa significa anche sistemare il caos che abbiamo dentro, dare un ordine ai nostri sentimenti, provare un senso di pulizia interiore.
Le conseguenze sono più che evidenti: diventare schiavi della casa e dell’ordine significa rinunciare a vivere i propri stati d’animo nel modo giusto, spazzare via le emozioni (anche quelle negative) e avere paura di esse.
Posto che le persone disordinate sono considerate anche più intelligenti, vi consigliamo di lavare i piatti a mano invece che usare la lavastoviglie se volete mettere ordine nella vostra testa oppure di uscire per una passeggiata con il cane… Saprà sicuramente agire positivamente sulle vostre ansie e magari quando tornerete a casa, farete meno caso alla terra sparsa in giro da Fido!