Chi almeno una volta nella vita non ha preso parte ad una partita con il celebre gioco di società, Monopoly? È forse uno dei più popolari al mondo, il re dei giochi di società. E non dobbiamo pensare che sia solo un gioco da adolescenti o da bambini, perché il Monopoly probabilmente deve la sua enorme fama, proprio al fatto che sia molto apprezzato proprio da giocatori adulti.
Tutti si sono ritrovati attorno ad un tavolo a sfidarsi a colpi di dadi, fingendo di essere grandi imprenditori del settore immobiliare, intenti a comprare o vendere a suon di soldi colorati, case e hotel. Quel che, però, non tutti sanno è che il gioco del monopoli non si è sempre chiamato così, ma dietro alla scelta del nome c’è una lunga ed intricata vicenda che ha poi portato a dare il nome al gioco da tavolo più diffuso al mondo. Per capire come si è poi arrivati al nome che tutti conosciamo bisogna andare indietro nel tempo, senza fermarsi al 1935, anno della nascita.
- Perché il gioco del Monopoly si chiama così?
- 10 cose che (forse) non sai sul Monopoly
- Chi ha inventato e come è nato il Monopoly
Perché il gioco del Monopoly si chiama così?
Nel 1903 la scrittrice americana, Elizabeth Magie, ha ideato il primo prototipo del celebre gioco, in quanto sostenitrice della filosofia economica di Henry George, creò un passatempo con finalità didattiche proprio per divulgarne le teorie: il gioco prese il nome The Landlord’s Game, il gioco dei proprietari terrieri, strutturalmente simile al Monopoli: la plancia di gioco aveva 40 caselle, dadi da lanciare, imposte da pagare, ma a differenza del Monopoli, Landlord’s Game consentiva ai giocatori di cooperare per versare l’affitto in un fondo comune, trasmettendo un messaggio contrario al monopolio.
Dall’inglese Monopoly alla versione italiana Monopoli, che ha lo stesso significato ed una sola differenza la Y al posto della I. Ma perché venne fatta questa scelta? Leggendo il nome sulla scatola della versione italiana, si legge Monòpoli, con la “o” accentata che risalta e questo perché quando fu prodotto il gioco e poi commercializzato in Italia c’era il regime fascista e la legge proibiva di utilizzare termini non italiani. Così la parola fu italianizzate, introducendo l’accento sulla “o” con lo scopo di discostarsi dal concetto di monopolio. Solamente in epoca molto recente, il 2009, anche in Italia il nome commerciale è diventato Monopoly, come l’originale americano.
Scopri anche:– Come vincere a Monopoly, parola di campione
10 cose che (forse) non sai sul Monopoly
Della prima curiosità abbiamo già detto, cioè del nome dell’inventore ufficiale, l’ingegner Charles Darrow, la seconda curiosità riguarda il tabellone del gioco, che prende a modello Atlantic City, la città americana la cui passeggiata, il Boardwalk (titolo anche di una serie tv) lunga circa 5 km venne pavimentata con lunghi listoni di legno.
La terza cosa che forse non si sa è il nome originale, di cui abbiamo già detto, The Lansford’s Game, ispirato alle toerie dell’economista Henry George, il fondatore del georgismo, secondo cui ognuno ha il diritto di appropriarsi di ciò che realizza con il proprio lavoro, mentre tutto ciò che si trova in natura, principalmente la terra, appartiene alla comunità. L’obiettivo del gioco era dimostrare l’ingiustizia dei monopoli e non promuoverne la filosofia economica.
La prima città ad avere un’edizione locale del Monopoly è stata Londra, dove sono stati anche cambiati i nomi delle strade. Altra curiosità riguarda la celebre Parco della Vittoria, la proprietà più costosa del gioco che nell’originale si chiama Boardwalk, in Spagna, Paseo del Prado, come una strada a Madrid, e in Francia, Rue de la Paix, ma in Italia il Parco della Vittoria non esiste.
L’edizione italiana riporta toponimi ideati dal giornalista Emilio Ceretti, ispirati ai nomi delle strade di Milano, dove viveva e dove aveva fondato la Editrice Giochi, che distribuì Monopoly in Italia.
Sul tabellone si trovano disposte 40 caselle: 22 sono strade edificabili con 32 case e 12 alberghi. Ed ancora: ci sono state più di 300 versioni speciali del Monopoly, incluse, nel 1970, una edizione in Braille per i non vedenti, una versione da 2 milioni di dollari creata nel 1998, da un gioielliere di San Francisco e la versione per iPhone, nel 2008.
La partita più lunga è durata 70 giorni. Ma in media dovreste cavarvela in un’ora o un’ora e mezza di gioco. Infine l’ultima e decima curiosità, risale al 2005, quando ha fatto notizia un post del blog Critical Miss, in cui l’autore spiegava le vere regole del gioco del Monopoly che prevedono la possibilità di mettere strade e case all’asta, ma in pochi lo sanno, perché – è la teoria del blogger – “nessuno in fondo legge le regole del Monopoly”.
Chi ha inventato e come è nato il Monopoly
Il più venduto gioco da tavola al mondo, giocato in 111 Paesi e tradotto in 44 lingue, prende il nome proprio dal sistema economico del monopolio e ha come scopo finale quello di concentrare il controllo assoluto del mercato immobiliare nelle mani di un solo imprenditore, il supermonopolista.
Secondo la versione ufficiale data dalla Hasbro, fabbrica di giocattoli che ne detiene il brevetto a livello mondiale, il Monopoly è stato inventato nel 1933 da Charles Darrow, un tecnico dei termosifoni disoccupato che arrotondava facendo il dog walker, il quale adottò per il suo gioco sulla compravendita immobiliare i nomi delle strade di Atlantic City dove trascorreva l’estate da bambino. Il Monopoly fu quindi brevettato nel 1935 dallo stesso Darrow e dalla fabbrica di giocattoli Parker Brothers ed in soli due anni vendette 2 milioni di scatole facendo la fortuna dei suoi inventori.
Secondo quanto riportato dall’Harper’s Magazine, però, le vere origini del Monopoly risalirebbero già al 1903, quando un’attrice del Maryland di nome Lizzie Magie inventò una sorta di proto-Monopoly per insegnare il Georgismo, una filosofia economica ispirata a Henry George (1839-1897), un economista e filosofo, autore di Progesso e povertà, che sosteneva che tutto quel che si trova in natura appartiene a tutta l’umanità e che solo quel che viene creato con il lavoro appartiene agli individui. Il che si traduceva in una opposizione alla proprietà privata della terra e nella proposta della cosiddetta “single tax” sul suo valore.
Quando nel 1906 il gioco inventato da Magie fu divulgato con il nome di Landlord’s Game, si presentava in modo quasi analogo a come lo conosciamo noi oggi, tranne per il fatto che, contrariamente a quanto previsto dalle regole del moderno Monopoly, ammetteva la cooperazione tra i giocatori, che potevano decidere di versare l’affitto non al singolo proprietario ma in un “piatto” comune.
Il proto-Monopoly di Magie, concepito per insegnare la natura antisociale del monopolio, avrebbe dunque lentamente perso con il tempo il messaggio antimonopolistico che lo aveva ispirato, evolvendosi verso il regolamento attuale. Almeno fino a quando Charles Darrow e la Parker Brothers non se ne assunsero la paternità.