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UFO, Einstein studiò 5 cadaveri di alieni: ecco come apparivano

Einstein, il viaggio segreto a Roswell dopo lo schianto dell’UFO nel 1947: ecco come descrisse i cadaveri di 5 extraterrestri tenuti nell'Area 51

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Redazione Supereva

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Appassionati di mondi alieni, ufo, navicelle spaziali e Area 51 sappiate che Albert Einstein avrebbe avuto la fortuna  di assistere all’autopsia di 5 cadaveri di extraterrestri. A svelare la storia è stata l’ex assistente del genio tedesco che in quell’occasione lo seguì in un viaggio top secret alla volta del New Mexico.

La confessione dell’assistente di Einstein

La dr.ssa Shirley Wright poco prima della sua morte nel 2015, all’età di 85 anni, ha accettato di essere intervistata dalla cacciatrice di UFO Sheila Franklin svelando il segreto che ha custodito per 60 anni circa. La donna, infatti, ricevette l’ordine di non rivelare mai a nessuno del viaggio effettuato insieme ad Einstein, né tantomeno di ciò che aveva visto e sentito.

Secondo i ricordi dell’allora dottoranda in Chimica e Fisica all’Università di Princeton, Einstein si trovò ad osservare e studiare la navicella che si schiantò nel 1947 nel deserto del New Mexico: rimase impressionato dal sistema di propulsione e dal tipo di materiale usato per la copertura esterna. Ancor più incredibili, poi, le parole sui corpi di cinque extraterrestri che il fisico – convinto sostenitore dell’esistenza di mondi alieni – poté ammirare.

La descrizione degli alieni

“A me sembravano tutti uguali tutti e cinque. Erano alti circa un metro e mezzo, senza capelli, con grandi teste ed enormi occhi scuri, e la loro pelle era grigia con una leggera sfumatura verdastra. Per la maggior parte i loro corpi non erano esposti, essendo vestiti con abiti attillati. Ma ho sentito che non avevano ombelico o genitali”.

Albert Einstein, famoso per la sua teoria della relatività, aveva affermato nel 1920: “Ci sono tutte le ragioni per credere che Marte e altri pianeti siano abitati. Perché la Terra dovrebbe essere l’unico pianeta che sostiene la vita umana? Non è singolare sotto nessun altro aspetto”.

Ad un secolo di distanza da queste parole, il mistero continua e il punto interrogativo posto dallo scienziato non è stato ancora risolto.

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