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I vampiri esistono davvero? Cosa è stato scoperto

Il mito del vampiro affascina e attrae ancora oggi. Ma cosa rende così affascinante questo immaginario? E, soprattutto, i vampiri esistono davvero?

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Il mito del vampiro ha affascinato e terrorizzato l’immaginazione umana per secoli. Le prime storie di vampiri risalgono all’antica Grecia, ma è solo con la letteratura gotica del XIX secolo che questo tipo di “mostro” è diventato popolare in Europa e poi nel resto nel mondo.

Il romanzo “Dracula” di Bram Stoker, pubblicato nel 1897, è forse la più celebre opera di fiction che abbia mai presentato un vampiro. Il libro ha ispirato numerose trasposizioni cinematografiche e televisive, e ha contribuito a rendere il vampiro un’icona della cultura popolare.

Ma cosa rende così affascinante il mito del vampiro? Perché ancora oggi, nonostante sappiamo che non esistono, continuiamo a essere attratti da questi esseri misteriosi e affascinanti? E soprattutto, i vampiri esistono davvero?

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Una delle ragioni di tanto successo potrebbe essere legata alla natura stessa del vampiro: un essere immortale che possiede poteri sovrannaturali come la capacità di trasformarsi in pipistrello o di ipnotizzare le sue vittime.

Questo personaggio rappresenta dunque l’incarnazione della potenza e della forza, ma anche dell’oscurità e della malvagità.

La verità sui vampiri

Le origini del mito del vampiro sono incerte e risalgono a tempi antichi. In molte culture del mondo, infatti, esistono leggende di creature che si nutrono del sangue umano.

Nel Medioevo, ad esempio, si credeva che le persone morte potessero tornare in vita per mordere i vivi e nutrirsi del loro sangue. Si pensava inoltre che le persone che morivano di morte violenta o che venivano sepolte in modo improprio potessero tornare in vita come vampiri.

Durante il periodo coloniale americano, ci sono stati diversi casi di persone che credevano di essere state morse dai vampiri o che credevano di essere state vittime di creature sovrannaturali che si nutrivano del loro sangue.

Alcune di queste persone sono state persino esumate dalle loro tombe e uccise per prevenire una possibile trasformazione in vampiri, in un episodio noto come “vampirismo new englandiano“. Questi eventi hanno lasciato un segno indelebile sulla cultura popolare americana.

In precedenza, tuttavia, prima che la scienza riuscisse a spiegare la diffusione di alcune malattie, in Europa la gente immaginava che i vampiri fossero la causa delle forze invisibili che lentamente devastavano le loro comunità.

Tentare di ucciderli, o impedir loro di nutrirsi, era un modo per le persone di sentirsi come se avessero un certo controllo sulla malattia. Questo spiega perché le paure dei vampiri tendessero a coincidere con le epidemie di peste.

Un esempio è quello di un teschio del XVI secolo ritrovato a Venezia, che è stato scoperto nel 2006 dagli archeologi. Era stato sepolto tra le vittime della peste con un mattone in bocca. Probabilmente il mattone era stato messo lì come tattica di sepoltura per impedire ai vampiri di uscire dalla tomba e attaccare le persone.

Riportata alla luce la tomba di una vampira

Nel 2019, un team di archeologi dell’Università “Nicolaus Copernicus” di Toruń, guidato dal professor Dariusz Poliński, ha effettuato scavi in un cimitero polacco del XVII secolo e ha scoperto i resti scheletrici di una presunta “vampira”. La scoperta ha fatto scalpore a livello internazionale e ha riacceso l’interesse verso il mito dei vampiri.

Il ritrovamento consiste nello scheletro di una donna inchiodata al suolo con una falce posizionata sul collo. Secondo gli esperti, nel XVII secolo i polacchi superstiziosi utilizzavano questo strumento agricolo per trattenere le persone morte, in modo da impedirgli di tornare dall’aldilà, talvolta decapitandole.

La posizione della falce sul corpo della “vampira” è stata studiata accuratamente e si è notato che era stata posizionata in modo tale che, nel caso in cui il cadavere avesse cercato di alzarsi, la testa sarebbe stata tagliata di netto o comunque ferita. Inoltre, il corpo della defunta era stato sepolto con un lucchetto attorno al dito di un piede, a simboleggiare la fine della vita e l’impossibilità di ritornare dal regno dei morti.

Degno di nota è anche il fatto che la donna fosse stata sepolta con un berretto di seta in testa, un bene di lusso nel XVII secolo. Questo suggerisce che la superstizione non avesse connotazioni sociali, poiché la defunta apparteneva chiaramente a una classe sociale agiata.

Inoltre, il ritrovamento non è isolato, poiché alcuni anni fa, nella città di Drawsko (a circa 200 chilometri di distanza) erano stati scoperti i resti di altri cinque presunti vampiri.

Il vampirismo in Italia

Ma se vi dicessimo che in Italia ci sono tra i cento e i duecento “vampiri”, ci credereste? Probabilmente no, ma la realtà è che esistono persone che percepiscono una “necessità fisica” di cibarsi di sostanza ematica.

Parliamo dei vampiri sanguinari, coloro che assumono sangue umano per limitare le proprie condizioni di spossatezza. In pratica perché ne hanno bisogno e non per altri fini, come ad esempio l’eccitazione che può dare la vista del sangue.

Tuttavia, a differenza di quello che si potrebbe immaginare, queste persone non vanno in giro a dare morsi sul collo alla Dracula, né fanno un’ampia assunzione di sangue. Il loro è invece un insieme di piccole quantità di sostanza ematica, simili per tutti i “real vampire”, che ristabiliscono il loro vigore. Queste quantità corrispondono a circa un cucchiaino di caffè, assunto ogni 15-21 giorni.

In genere, il “donatore” è un altro vampiro e l’operazione avviene tramite un semplice taglio effettuato sulla pelle del donatore con una normale lametta, dal quale il vampiro effettua una suzione.

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